Calenda a scoppio ritardato su Renzi: non sapeva delle sue amicizie arabe?

Calenda non sapeva che Renzi era amico di Bin Salman quando ha fatto l’accordo con Italia Viva che gli ha permesso di non raccogliere le firme per Azione?

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Calenda ha detto sì a qualsiasi compromesso in cambio di trarre qualche vantaggio per il suo partito. Analisi 

Renzi ha amicizie pericolose. Come quella con Bin Salman figlio del re dell’Arabia Saudita e principe ereditario, implicato nel barbaro assassinio del giornalista Jamal Ahmad Khashoggi del Washington Post. Una vicenda incredibile e paradossale che vide Khashoggi recarsi al consolato arabo a Istanbul, in Turchia, per un documento matrimoniale e al cui interno fu fatto a pezzi ancora vivo, mentre la fidanzata turca aspettava di fuori. I sospetti sul principe sono notevoli ma questo non ha impedito all’ex premier di definirsi “suo amico” e di fare conferenze in quelle terre lontane e assolate.

Questi fatti tuttavia sono noti da tempo e soprattutto conosciuti da tutto il mondo tranne…che da Carlo Calenda. Come è noto l’habitat naturale di Calenda, come quello di tutti quelli che non vogliono contraddittori, è Twitter. E tutto ha avuto inizio da un’accusa che molti giornalisti gli rivolgono e cioè quella di aver fatto molte assenze in aula. L’accusa, questa volta, proveniva dal senatore renziano Francesco Bonifazi.

Calenda ha allora colto la palla al balzo ed ha replicato assai stizzito che "ero a fare iniziative sul territorio per azione e Iv. Non ero a Miami con il genero di Trump o in Arabia a prendere soldi dall'assassino di Khashoggi". Non contento del missile fatto partire su Renzi attacca anche la Bonino: "Gli Ego o la litigiosità non c'entrano nulla" perché "tutti i politici hanno un Ego. Per quello di Bonino consiglio di rileggersi Pannella. C'entra la volontà di fare politica in modo serio, onorevole e onesto. Buona giornata".

Ma evidentemente il rodimento del pariolino è tanto perché subito dopo non riesce a trattenersi e sgancia un altro Tweet al curaro: "Ho rotto con Letta quando ha trasformato l'agenda Draghi in quella Bonelli/Fratoianni/Di Maio. Non sono caduto nella fregatura di Renzi e Boschi sul finto partito unico". Dunque, si delinea la figura di un genio della politica che la sa lunga su uomini e cose. Ma il nipote di Comencini deve avere proprio delle Gran Rotazioni di Sfere perché non riesce ancora a trattenersi e torna sul bersaglio grosso, ancora il toscano: "Non ho preso finanziamenti per il partito da speculatori stranieri e intrallazzatori. Non ho mai incontrato un magistrato se non per ragioni di servizio. Mai sono entrato nelle lottizzazioni del CSM. Nella vita professionale non ho mai ricevuto avvisi di garanzia/rinvii a giudizio/condanne pur avendo ruoli di responsabilità. Non ho accettato soldi a titolo personale da nessuno, tanto meno da dittatori e autocrati stranieri".

Alla fine Renzi non ce l’ha fatta più ed ha replicato: "In queste ore Carlo Calenda sta continuando ad attaccarmi sul piano personale, con le stesse critiche che da mesi usano i giustizialisti. Sono post e tweet tipici dei grillini, non dei liberal democratici. Tuttavia io non replico. Se sono un mostro oggi, lo ero anche sei mesi fa quando c'era bisogno del simbolo di Italia Viva per presentare le liste. Se sono un mostro oggi, lo ero anche quando ho sostenuto Calenda come leader del Terzo Polo, come sindaco di Roma, come membro del Parlamento europeo. O addirittura quando l'ho nominato viceministro, ambasciatore, ministro. Sul mio essere considerato un mostro, ho scritto un libro".

Ed in effetti Renzi, questa volta, ha proprio tutte le ragioni. Ed è stato fin troppo “signore” a non replicare all’accusa più grave e cioè delle sue amicizie arabe. Forse –aggiungiamo noi- Calenda non sapeva che Renzi era amico di Bin Salman quando ha fatto l’accordo con Italia Viva che gli ha permesso di non raccogliere le firme per Azione? In realtà, il quadro che emerge è quello di un politico, Calenda, disposto a qualsiasi compromesso pur di lucrare qualche vantaggio per sé e per il suo partito. Oltretutto, la polemica ad orologeria è stantia e sa di strumentalizzazione lontano un miglio. Un po’ come in quelle coppie che si sono lasciate e lei recrimina sulle dimensioni del gingillo del partner, come se prima invece non lo sapesse.

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