Calenda come “Alleanza democratica” di Ayala? "Piazze piene, ma urne vuote"

Per azzeccarci sulle prospettive elettorali di Azione, credo che si possa parafrasare lo slogan di Nenni: “Talk e piazze mediatiche piene, urne vuote"

L’opinione di Pietro Mancini
Politica
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Calenda, un capo molto "smart" presente nei talk, sui giornaloni, ma... 

Azione ricorda a molti “Alleanza democratica”, il movimento di Ayala, Bordon e Adornato fondato, nel 1993, sulle macerie di Tangentopoli, che imbarcò molti naufraghi dei vecchi partiti. Un sinedrio autoreferenziale di capi che, come oggi il movimento dell’ambizioso Carlo Calenda, 49 anni, figlio della regista Cristina Comencini, fu molto  “smart”, presente nei talk, sui giornaloni, nei salotti romani, in primis quelli dei Parioli e Vigna Clara, e all’ “Ultima spiaggia” di Capalbio.

Ma, prima delle elezioni del 1994, il folto gruppo dirigente di AD salutò le tutt’altro che oceaniche folle di seguaci. E decise di chiedere un passaggio fino a Montecitorio alla “macchina da guerra”, guidata dall’unfit Akel Occhetto, che venne doppiata da un debuttante e ambizioso pilota di Arcore, amico e finanziatore di Craxi,  Silvio Berlusconi. Quello-ricordate ?- dello slogan “l’Italia è il Paese che amo”, declamato, nelle sue tv, con la calza sul viso.

E il Cav. fu molto generoso con uno dei capi di “Ad”, il barbuto giornalista Adornato, assicurandogli una lunga e serena carriera alla Camera. Poi Ferdinando passò con Casini.

Calenda-reduce dai flop con “Italia futura” dì Montezemolo (che il futuro, alla Camera, lo ha assicurato solo ad Andrea Romano) e con il Pd dell’ex amico, Matteo Renzi-faccia pure tutti gli scongiuri e risponda, per le rime, agli astiosi attacchi, persino sulla sua pancia, dei grillini, che l’ex ministro considera “degli scappati di casa”.

Ma per azzeccarci sulle prospettive, nelle gabine elettorali, di “Azione”, credo che si possa parafrasare lo slogan del grande Pietro Nenni : “Talk e piazze mediatiche piene, urne vuote”. O no?

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