Calenda resta con il cerino in mano. Terzo Polo, una storia di fallimenti

Il Terzo Polo implode: l’alleanza strategica tra Calenda e Renzi sembra destinata a sfasciarsi. Tutti modesti i risultati elettorali

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Renzi si avvia a fare il direttore editoriale del Riformista e a rafforzare il suo partito, Italia Viva

Il Terzo Polo implode: l’alleanza strategica tra Calenda e Renzi sembra destinata a sfasciarsi ma pochi ricordano che “questo” Terzo Polo è solo l’ultimo degli avatar che lo hanno rappresentato.

Dalla fine della Balena Bianca, cioè la Democrazia Cristiana, c’è stata infatti una continua ricerca a ricostruire un’area centrista che potesse intercettare l’enorme bacino di voti che fu del partito di De Gasperi. Partitini di tutti i tipi sono comparsi sulla scena politica, spesso sedicenti eredi della Democrazia cristiana il cui simbolo era un ambito trofeo per molti, ma la consistenza elettorale fu scarsa.

Il 25 gennaio 2011 fu presentato un “Nuovo Polo per l’Italia” che era costituito da un coordinamento di gruppi parlamentari di Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli, Futuro e Libertà per l’Italia di Gianfranco Fini, Unione di Centro di Pier Ferdinando Casini con il supporto di Movimento per le Autonomie, di Raffaele Lombardo. Come formazioni minori ne fecero parte, anche se non strutturalmente, anche Verso Nord di Massimo Cacciari e il Partito liberale Italiano di Stefano De Luca.

Il 14 dicembre 2010 ci furono delle “prove generali” con il voto di una mozione di sfiducia al Governo Berlusconi presentata da Rutelli, Casini e Fini con 85 firme che si aggiunsero alle 232 della mozione di sfiducia presentata in contemporanea da Pd e Italia dei Valori. Alla fine ci furono però delle defezioni come Antonio Razzi e Domenico Scilipoti (Idv) oltre a tre deputati di FLI e alla fine la Camera respinse con una votazione sul filo di lana di 314 a 311.

Il vero banco di prova della coalizione che fu anche allora denominata “Terzo Polo” per segnalare proprio la sua equidistanza tra centro – destra e centro – sinistra furono però le amministrative del 2011 che videro in gioco grandi capoluoghi come Torino, Milano, Bologna e Napoli.

Tuttavia i risultati sono stati molto modesti. A Milano ci furono due liste che ottennero il 2,68% e l’1,89%, a Bologna il 4.74%, a Napoli andò un po’ meglio con UdC al 5,20%, FL al 3,36% e ApI all’1,46%. Ci fu anche un congresso a Roma che si tenne il 22 luglio 2011 all’Auditorium di via della Conciliazione che vide la partecipazione di Rutelli, Casini e Fini. Dopo le dimissioni di Berlusconi il Terzo Polo appoggiò il governo Monti che fu però puramente tecnico. Nel 2012 vi sono nuove amministrative con risultati assai negativi e così l’8 maggio di quell’anno Casini dichiara di uscire dal Polo, Alleanza per l’Italia si riavvicina al centro – sinistra e la confederazione può ritenersi sciolta.

Al momento dello scioglimento l’organizzazione poteva contare anche su 10 eurodeputati. Alla luce di tutto questo si può capire le difficoltà a cui sono andati incontro Calenda e Renzi che hanno collezionato, di fatto, tre sconfitte: alle politiche del 2022 e alle regionali del 2023 in Lombardia e Lazio. Sconfitte di tipo strategico cioè con clamorosi errori di valutazione fatti soprattutto da Calenda sulle regionali a cui Renzi ha lasciato inizialmente le briglie sciolte.

Calenda, come si ricorderà, aveva inizialmente aderito ad un’alleanza con il Pd proiettando Renzi nello sconforto per poi tornare indietro in diretta da Lucia Annunziata annunciando la rottura dell’accordo con Enrico Letta.

A conti fatti possiamo quindi dire che Renzi ha messo nel sacco Calenda sfruttandolo per le elezioni politiche del 2022 per poi cuocerlo a fuoco lento facendo il famoso “passo indietro” a cui abboccò uno stranamente stordito Calenda che si inebriava dell’incoronazione a leader del nuovo Terzo Polo. In realtà si trattava solo di una mossa tattica dell’ex premier che intendeva solo logorare il suo ex ministro mentre lui si dedicava a fare il super pagato conferenziere in giro per il mondo.

In questa trappola Calenda è caduto con tutte le scarpe, pensando veramente di aver ottenuto la guida del Terzo Polo che nel frattempo collezionava sconfitte e di tutto si può dire di Matteo Renzi ma che non sia una volpe politica e la classe non è acqua. Alla fine il nipote di Comencini è rimasto al palo con un palmo di naso – come Pinocchio, è il caso di dirlo - mentre Renzi si avvia a fare il direttore editoriale del Riformista e a rafforzare il suo partito, Italia Viva.

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