Capiscono "coglioni" al posto di "condoni", scoppia la rissa in Senato
In pochi secondi l’emiciclo diventa un ring e la seduta viene sospesa. Lo scontro tra esponenti di FdI e del Pd
Senato, scoppia la rissa: "Coglioni a chi? Ridimmelo in faccia". Ma aveva detto "condoni"
In Senato, nella seduta di ieri, è andata in scena l'ennesima pagina triste della nostra politica. Per una parola sentita male è scoppiata una vera e propria rissa e la seduta è stata addirittura sospesa dalla presidente di turno Anna Rossomando. Il più inferocito - si legge su La Stampa - era il senatore Giacomo La Pietra. Un omone di un metro e novanta, toscano, di Fratelli d’Italia. E poi il friulano Roberto Menia sceso nell’emiciclo, raccontano, con lo "sguardo indemoniato". Volevano suonarle a Filippo Sensi, senatore del Pd. Che, tra le urla di tanti colleghi, si è lanciato anche lui sulla moquette rossa di palazzo Madama, per nulla intimorito dalla stazza dell'avversario. I fuochi d’artificio esplodono durante le dichiarazioni di voto sugli emendamenti al decreto anticipi. Il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, con un po' di sarcasmo, spiega ai colleghi del Pd che l’emendamento Lotito non poteva essere definito "un condono". Diversa l’interpretazione dell'opposizione. "Condoni! Condoni!", grida allora dal suo banco Sensi.
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Il sottosegretario all’Agricoltura La Pietra, che siede tra i banchi del governo, scambia "condoni" per una parolaccia. Si rivolge allora alla presidente di turno, Anna Rossomando, che in un primo momento non capisce proprio il qui pro quo. La Pietra allora prova a spiegarsi. A modo suo: "Coglione a chi?", replica - prosegue La Stampa - rivolto verso i banchi del Pd. "Ao stai calmo", lo rimproverano loro. In pochi secondi l’aula diventa un ring. "Ridimmelo in faccia", "stai zitto e mettiti a sedere", e via così. Un po' stadio, un po’ wrestling. La presidente Rossomando sospende la seduta mentre si vedono i primi senatori scendere di corsa nell’arena. La questione viene poi chiusa e le parti si chiariscono, ma la pagina triste per la politica italiana resta.