Caso Cospito, non solo mafiosi. Fa squadra anche con br e jihadisti. Le carte
Si complica la posizione dei parlamentari del Pd che hanno fatto visita al terrorista. La confessione all'onorevole dem Silvio Lai registrata svela il piano
Caso Cospito, la "risonanza mediatica" e il piano per il digiuno
Continua a far discutere il caso Cospito, il terrorista detenuto al 41 bis prosegue nel suo sciopero della fame. Il suo sarebbe un messaggio rivolto non solo agli anarchici ma anche alle vecchie Brigate rosse e agli jihadisti. Il 29 dicembre scorso - riporta La Verità - Cospito ha ricevuto una lettera di solidarietà in carcere e il mittente era Cesare Di Lenardo, l'irriducibile della colonna veneta delle Br condannato all'ergastolo per il sequestro del generale americano James Lee Dozier. In un colloquio registrato poi dagli uomini della polizia penitenziaria, Cospito avrebbe asserito che "alla protesta in corso aderiranno anche i detenuti mussulmani jihadisti". Una convinzione che il detenuto avrebbe condiviso senza tradire alcun fastidio per tale appoggio.
Stando alle carte della polizia penitenziaria - prosegue La Verità - Cospito avrebbe premeditato da tempo questo digiuno con la sua famiglia, preannunciandolo ai suoi cari nei colloqui di giugno, luglio e settembre: all'inizio della protesta pesava 115 Kg, attualmente il suo peso è sceso a 75. Stando a quanto dichiarato ai congiunti, il detenuto Cospito aveva iniziato a mangiare molto di più per rinforzare il suo fisico e prendere peso in vista della "dieta" che sarebbe iniziata nel mese di ottobre. "La sua iniziale paura - spiega il direttore della struttura in una lettera e lo riporta La Verità - era quella di non avere sufficiente seguito e risonanza mediatica. Una volta capito che il seguito c'era il suo atteggiamento è diventato più spavaldo, annunciando ai compagni di gruppo che non si fermerà fino a quando il regime differenziato non sarà abolito".