“Condotte anomale delle Ong”, informativa “fantasma”: Salvini: "Gravissimo"

Caso Open Arms, udienza a Palermo. L'ex ministro Toninelli: "Non firmai secondo decreto divieto"

Matteo Salvini 
Politica

Open Arms, Salvini, atti omessi o nascosti? Sarebbe gravissimo 

"Sarebbe gravissimo se qualcuno avesse nascosto, omesso o dimenticato documenti rilevanti da parte di organi dello Stato. Se ci sono pezzi di Stato che dimenticano o nascondono interventi di altri pezzi di Stato, per danneggiare oggi Salvini domani chissa', vuol dire che c'e' qualcosa che non funziona". A dirlo il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini, parlando con i giornalisti al temine dell'udienza del processo Open Arms nell'aula bunker dell'Ucciardone, a Palermo, in merito a una presunta informativa e ad alcuni nuovi documenti che potrebbe svelare scenari inediti sulla vicenda.

Open Arms: Bongiorno, vogliamo vedere informativa fantasma

"Sta emergendo un dato preoccupante. Esistono degli atti dai quali sembrerebbe che una serie di elementi portino a ipotizzare che in qualche modo ci furono delle condotte anomale da parte dalle ong, già documentati in una informativa. Quando ci sono dei sospetti di anomalie, questi devono entrare nel fascicolo in modo tale che i giudici possano farsi il proprio convincimento. Ebbene, nulla di tutto questo e' stato mai depositato, e questo significa che nel giudizio dei due protagonisti, da una parte ministero dell'Interno dall'altra le Ong, e' sempre mancata la valutazione di queste violazioni da parte delle Ong che sono contenute in una informativa che si sa che esiste ma che ancora non appare agli atti. Quindi una informativa fantasma che noi vogliamo vedere". Lo ha detto Giulia Bongiorno, legale di Matteo Salvini, parlando con i giornalisti al termine dell'udienza del processo Open Arms nell'aula bunker dell'Ucciardone, a Palermo.

Open Arms: Toninelli, non firmai secondo decreto divieto 

Anche l'ex ministro Danilo Toninelli, rispondendo alle domande dell'accusa nel corso del processo Open Arms, a Palermo, ha detto - cosi' come sostenuto dall'ex ministra della difesa Elisabetta Trenta - di "non avere firmato il secondo decreto di divieto di accesso di ingresso nei acque territoriali italiane (dopo la sospensione del primo da parte del Tar Lazio) perche' era identico al primo ed erano nel frattempo mutate le condizioni".

Open Arms: Trenta, firmai primo divieto, al secondo mi rifiutai

"Io firmai il primo decreto che prevedeva il divieto di ingresso in acque territoriali italiane per la nave Open Arms. Lo feci per competenza, in quanto ministro della Difesa, cosi' come il ministro alle Infrastrutture. Per quanto mi riguarda ha deciso il ministro dell'Interno. Mi rifiutai invece di firmare il secondo decreto emesso dal ministero dell'Interno dopo la sospensione del primo da parte del Tar Lazio, perche' la ritenevo una reiterazione di un provvedimento gia' sospeso e perche' erano trascorsi gia' diversi giorni e la situazione a bordo della Open Arms era peggiorata". Lo ha detto oggi l'ex ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, deponendo a Palermo al processo in corso all'aula bunker "Falcone e Borsellino", che vede l'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, imputato per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per i fatti relativi all'agosto del 2019, quando la nave dell'Ong Open Arms con 147 migranti a bordo attese per oltre 15 giorni prima di potere

"Non era per altro nelle mie conoscenze - ha aggiunto Trenta rispondendo alle domande dei pm Giorgia Righi e Calogero Ferrara - e non ho avuto informazioni su un eventuale rischio terrorismo. Ma seppur in presenza di eventuali terroristi a bordo, ritenevo bisognasse procedere al trasbordo dei migranti e procedere contestualmente a tutti gli accertamenti del caso. Era mia convinzione infatti, che di fronte a una battaglia giusta non poteva ricadere sui piu' deboli, ovvero i migranti". Secondo l'ex ministra, per contrastare la tratta di esseri umani "non era quella l'azione sufficiente per ottenere maggiore collaborazione da parte delle Ong per evitare che le loro imbarcazioni venissero utilizzate, inconsapevolmente, dalla tratta dei migranti. Non firmo in nome dell'umanita'. Le battaglie politiche non devono ricadere mai su nessuno ma in particolare sugli ultimi. Una battaglia giusta deve essere fatta rispettando i diritti umani, tutelando e proteggendo

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