Politica
Congresso del Pd, Sx ormai smarrita. Letta "iperattivo" andrà veramente via?
Il Congresso del Pd di febbraio si avvicina e c’è grande fermento nel partito: che fine farà il segretario dem Letta? Il commento
Letta e il Congresso del Pd, la sua riconferma è ipotesi improbabile però nulla è scontato: analisi
Il Congresso del Pd di febbraio si avvicina e c’è grande fermento nel partito: candidati che vengono, candidati che vanno, candidati virtuali, candidati reali, conti con la Storia e conti con la pagnotta, sempre necessaria. Grandi pensieri e pensieri piccini si contrappongono sull’agone congressuale. Che la situazione sia incandescente lo dimostra anche il fatto che sia ricomparso il refrain del cambio del nome, ora va Partito democratico del Lavoro, il cui acronimo PdL non depone bene quando si va alle urne.
Sembra che si sia tornati al post Bolognina quando si sentiva di tutto di più, dai “Club” di giacobina memoria lanciati dalla rivista MicroMega diretta da Paolo Flores d’ Arcais, alla successiva “cosa rossa” di Nanni Moretti e dei Girotondi. Nel Pd riemerge ciclicamente il “partito dei sindaci” a scapito del “partito dei governatori”. Il primo vide in prima fila Francesco Rutelli e Massimo Cacciari, rispettivamente sindaco di Roma e Venezia.
Inoltre si agita il perenne spettro della sinistra e cioè quello della “scissione continua” che non può che fare la gioia degli avversari, cioè il centro – destra, che ha comprato i popcorn e assiste divertito alla scena, anche se pure lì qualche pericolosa crepa carsica c’è e la vicenda Calenda – Meloni sta a dimostrarlo. Insomma grande è la confusione sotto il cielo propizio è il momento, come diceva Mao. L’immagine del Pd che emerge è quella di un grande corpaccione in cerca di una identità. E che ci debba essere una opposizione forte e strutturata è un balsamo per la democrazia e questo lo sa anche il centro – destra, perché se non c’è un sistema di pesi e bilanciamenti a rischio è il Sistema Italia nel suo complesso.