Politica

Pensioni e salari, aumenti nel 2023 con l'indicizzazione. Chi avrà più soldi

Di Alberto Maggi

Costo per lo Stato meno di un miliardo di euro

Per le aziende una sorta di "ricompense"


Ne ha parlato per primo Affaritaliani.it. Poi Claudio Borghi, capogruppo della Lega in Commissione Bilancio al Senato, non lo ha escluso in un'intervista sempre ad Affaritaliani.it. Il prossimo anno - in un provvedimento che esula dalla Legge di Bilancio appena arrivata in Parlamento - potrebbe essere introdotta per legge l'indicizzazione trimestrale di pensioni e stipendi all'inflazione. Una sorta di ritorno al passato, di ritorno alla scala mobile. L'ipotesi è al vaglio dei tecnici di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economia e delle Finanze laddove l'inflazione (esogeno, in quanto importata da fattori esterni e non endogena cioè interna) restasse per altri mesi sopra il 10%.

L'obiettivo è quello di difendere il potere d'acquisto di pensionati e lavoratori e il provvedimento - stando a quanto risulta ad Affaritaliani.it - verrebbe preferito ad altri bonus tipici dell'era Conte. Per le pensioni, che oggi vengono indicizzate all'inizio dell'anno, passare all'aggancio al costo della vita ogni tre mesi costerebbe allo Stato meno di un miliardo di euro. Anche se tecnicamente si deve parlare di mancato guadagno per l'Erario (Il Pil per lo Stato è incluso di inflazione. Se il debito non è indicizzato - e infatti non lo è - e pensioni e salari nemmeno per lo Stato è come se debito e spese si riducessero della stessa percentuale dell'inflazione. Infatti il rapporto debito-Pil scende).

L'ipotesi è quella di non far aumentare tutti gli assegni pensionistici, escludendo quelli più alti e con un sistema graduale e a scalare che premi maggiormente chi percepisce di meno. Ad esempio, intorno ai 2.000 euro lordi di pensione al mese l'indicizzazione potrebbe essere attorno all'8% ogni tre mesi. Ci sono poi gli stipendi e i salari dei lavoratori dipendenti (per quelli pubblici il costo sarebbe ovviamente a carico dello Stato) per i quali l'esborso arriverebbe dalle aziende private. Lo Stato avrebbe un piccolo, ma significativo, incremento di Irpef e per le imprese verrebbe studiato un meccanismo di compensazione per il maggiore esborso (ad esempio qualche forma di defiscalizzazione ulteriore per i giovani o di incentivo per chi investe). Anche per i lavoratori dipendenti l'aumento trimestrale legato al costo della vita e al caro-prezzi sarebbe graduale premiando i redditi più bassi.