Conservatori-Ppe, l'asse decolla. E Macron si schiera contro la sinistra

Stoppato il “Nature Restoration law”, uno dei capisaldi del corposo Green deal europeo

di Federica Rossi
Politica

Grande soddisfazione tra le file soprattutto di Fratelli d’Italia

All’ora di pranzo in commissione ambiente del parlamento di Bruxelles, un lungo applauso saluta il risultato di una votazione, attesa da tempo e i cui esiti apparivano assai incerti e che alla fine, sono stati, per certi versi,  sorprendenti.

Il famigerato “Nature Restoration law”, uno dei capisaldi del corposo Green deal europeo, è stato stoppato. grazie al voto congiunto di popolari, Ecr, Id e una parte di renew, gruppo di cui fanno parte il partito di Macron quello di Rutte oltre che Italia Viva ed Azione in Italia.

Per un solo voto il provvedimento non ha passato l’esame ed adesso sarà discusso e votato nella plenaria di Strasburgo del  prossimo 12 luglio. Grande soddisfazione tra le file soprattutto di Fratelli d’Italia, che sul contrasto alla eccessiva ideologia che sta pervadendo il progetto del commissario Timmermann, sta costruendo da tempo una sua personale battaglia politica.



“Tornare alle paludi, rimuovere argini e dighe dai fiumi, togliere la terra agli agricoltori e il mare ai pescatori. È la proposta di legge “green” votata ieri in Commissione Ambiente. Che non è passata per un voto” ha twittato Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr, e membro della commissione Agri al parlamento europeo, e responsabile del dipartimento ambiente per Fratelli d’Italia. Il fatto che i popolari europei e parte del gruppo di Macron e Renzi abbiano abbracciato le idee sostenute con coerenza e coraggio dagli esponenti di Fratelli d’Italia e dell’Ecr, mostra chiaramente come il dialogo incessante di questi mesi tra le forze di centrodestra europee, stia cominciando a dare qualche frutto.

Non è un mistero, infatti,  che da alcune settimane, a Bruxelles, le posizioni dei popolari su temi caldi, come quello dell'ambiente appunto, dell’energia e dei migranti, si stiano avvicinando molto a quelle dei conservatori dell’Ecr. E il voto di martedì ne è stata una plastica conferma, con l’aggiunta di alcuni deputati di Renew. D’altra parte la legge contiene alcune direttive che non è esagerato definire bizzarre, come quelle di tornare alle paludi, oppure di lasciare che i fiumi corrono liberi per chilometri ( basta guardare quello accaduto in Emilia per definire una simile idea folle) o ancora che milioni di ettari di terreni coltivabili vengano lasciati a riposo, o come quella di lasciare centinaia di ettari di boscaglia e foresta alla più totale incuria, notoriamente da tempo considerata come una delle principali cause del dissesto idrogeologico del nostro paese.



Ma a parte il merito della questione, quello che lascia perplessi è che due settimane fa colossi come Nestlé, Unilever ed Ikea, che certo non possono essere presi portatori di grandi sensibilità di rispetto ambientale ( al di là di qualche semplice azione di facciata, che può tranquillamente essere compresa più  nella nota pratica del greenwashing che nella real volontà di operare attivamente per salute della terra e rispetto ambiente) hanno scritto una lettera raccomandata veloce approvazione di questa legge. Una legge occorre dirlo, osteggiata da quasi tutte le associazioni di piccoli e medi agricoltori oltre che da quelle della pesca e della silvicoltura, che, già in grande crisi a causa del covid e degli alti costi di materie prime e carburanti,  probabilmente in gran parte sarebbero spazzate via da queste nuove norme.

Il voto di martedì mette ora tutto in discussione, rimettendo la questione in mano alla plenaria del 12 luglio, in cui ogni gruppo deciderà sul merito. Ma considerando che il voto in commissione ha determinato che il voto della plenaria tornerà il testo vecchio, senza emendamenti, e quindi assai più  drastico, difficile pensare che possa passare il vaglio del voto. Si vedrà. Ma quello che forse più conta ora è che il fronte della alleanza tra popolari, verdi socialisti e liberali, che ha retto le sorti del parlamento negli ultimi due decenni, sembra essersi irrimediabilmente incrinato, e questo in vista delle prossime elezioni del 2024 non può che essere musica per le orecchie dell’Ecr e della sua leader Giorgia Meloni.

Le trattative sono incessanti e certamente esiste già una convergenza tra ecr e popolari su molte questioni dirimenti, come appunto quelle legate al green deal, quella energetica e quella sulla gestione dei flussi migratori. La strada è certamente ancora lunga ed irta di ostacoli, ma l'autorevolezza della premier Meloni a livello internazionale non può che far pensare che alla fine un accordo si troverà. Un accordo che potrà davvero cambiare gli equilibri del parlamento e della Commissione. E allora tutte le delicate questioni che riguardano il nostro paese, a cominciare dal Pnnr, patto di stabilità e politiche migratorie, potrebbero avere un approccio assai differente da parte della commissione europea, in caso di maggioranza di centrodestra, con il partito dei conservatori come possibile terza forza del parlamento, rispetto a quello tenuto fino ad ora.

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