Consiglio e Commissione con l'Italia. Migranti, il nodo è il Parlamento Ue

Ecco perché per Meloni non è stato un fallimento. Inside

Di Alberto Maggi
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Politica

Divergenza di vedute creatasi ultimamente tra Consiglio, Commissione e Parlamento

Molti media hanno criticato Giorgia Meloni per essere uscita dal Consiglio europeo con un pugno di mosche sul fronte immigrazione, facendo notare come i passi avanti siano stati posticipati al vertice di giugno. Ma a fornire un'interpretazione totalmente diversa da quello che è stato commentato come flop ci ha pensato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Vincenzo Sofo che questa mattina intervistato da Tg1 Mattina ha spiegato come questo posticipo sia da inquadrare nell'ambito di ciò che sta accadendo a Strasburgo.

Sofo ha rivendicato il cambio di atteggiamento registrato dal Consiglio europeo e dalla Commissione in seguito al caso Ocean Viking, novità di approccio effettivamente confermata dalla nuova strategia operativa per il Mediterraneo centrale e dal nuovo piano per i rimpatri presentati dalla Commissione europea, che riprendono molte delle posizioni rivendicate dal governo italiano.

Ma, ha sottolineato Sofo, c'è la terza gamba dell'Unione Europea - il Parlamento guidato dalla cosiddetta maggioranza Ursula - che è nelle fasi conclusive dell'iter legislativo sulla famigerata riforma del Trattato di Dublino, riforma che per via dell'influenza delle sinistre stava prendendo una strada molto diversa da quella che negli ultimi mesi hanno deciso di intraprendere Consiglio e Commissione, motivo per il quale bisogna attendere di capire verrà uscirà dal lavoro nelle commissioni parlamentari.

In sintesi la chiave di lettura di questa presa di tempo, sosteiene Sofo, sta nella divergenza di vedute creatasi ultimamente tra Consiglio, Commissione e Parlamento, con e prime due che hanno iniziato ad accogliere le richieste dell'Italia mentre il terzo continua a essere sotto forte influenza delle forze politiche di sinistra.

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