Conte fa asse con Landini, la mossa avvolgente del M5S per accerchiare il Pd
Al leader dei Cinque Stelle serve la CGIL per incunearsi nel ventre mollo di un partito, il Pd, che non rappresenta più i lavoratori da molto tempo
Asse Conte-Landini, l'ennesima trasformazione politica dei 5 Stelle
Giuseppe Conte sta conducendo i Cinque Stelle all’ennesima trasformazione politica. Questa volta l’obiettivo è conquistare la sinistra, dopo essere stati nella fase del governo giallo – verde con Salvini, a destra. Non c’è da meravigliarsi di questo perché i movimenti peronisti come i Cinque Stelle sono caratterizzati da un’alta dose endemica di populismo e hanno un’identità politica poco chiara, sono soggetti a raepentini cambi di rotta di tipo “situazionista” che disorientano gli elettori.
Ricordate quando Grillo chiamava il Pd “Pdl – l” oppure quando Gianroberto Casaleggio alla domanda su cosa avrebbe fatto se il Movimento si fosse alleato con il Partito democratico rispose che se ne sarebbe andato? In ogni caso Conte è un avvocato civilista, “avvocato del popolo” nella fase giacobina ed ora più semplicemente “avvocato” che rivuole indietro il Tfr non versato dagli ex e sa benissimo quello che deve fare, da consumato giocatore di scacchi.
Conte ha una visione strategica, anche se malleabilissima ed appunto situazionista. Ed ora quella che gli conviene e che conviene al Movimento è proprio quella di prendere il posto del Pd e per fare questo deve stringere rapporti con i sindacati a cominciare dal più grande, la CGIL di Maurizio Landini con cui si trova in perfetta sintonia sulla sua battaglia fondamentale e cioè il reddito di cittadinanza che la sinistra vede come una misura contro la povertà e la destra invece la vede come lo scivolo al “divanismo” più bieco.
Landini che è sì segretario della CGIL ma è anche di sinistra estrema è naturalmente attratto da misure coatte di redistribuzione forzata del reddito come è il rdc. Si tratta, e non viene detto, anche di una guerra generazionale perché si toglie agli anziani (pensioni) –che non possono lavorare- per dare ai giovani (rdc) che invece possono.
Per questo agli inizi di dicembre c’è stato l’incontro tra Conte e Landini nella sede del Movimento e questo è un punto importante quasi a segnare chi ora “comanda”. La CGIL è disposta a spostarsi, cosa che raramente avveniva in passato, anche ai tempi del Partito comunista italiano e attualmente nel rapporto con il Partito democratico che è sempre stato l’interlocutore “naturale” del più grande sindacato italiano.
A Conte serve la CGIL per incunearsi nel ventre mollo di un partito, il Pd, che non rappresenta più i lavoratori da molto tempo. Si parla infatti di “partito della Ztl”, di “partito dei radical - chic” e le battaglie per i diritti civili Lgbt lo fanno sempre più assomigliare ad una sorta di Partito radicale di massa che a un partito ex comunista. Ed a maggior ragione questo sarebbe vero se vincesse Elly Schlein che cerca da tempo un contatto con i Cinque Stelle per battere i candidati tradizionali come Bonaccini in vista del Congresso.
Conte ha buon gioco in questo perché da peronista convinto può cambiare molto rapidamente pelle perché dentro il Movimento è rappresentato di tutto, anche la componente sensibile ai diritti civili che può usare, volendo, anche contro l’accordo con Landini, per fini tattici. Infatti Conte possiede una sorta di blob malleabile che lo rende particolarmente pericoloso per i suoi avversari politici molto più legati alla rigidità delle impostazioni ideologiche o post ideologiche.