Dallo scontro sui migranti ai "piazzisti di guerra": tutte le grane di Meloni
Lo scontro francese sui migranti, le parole di Andrea Romano e il fisico Rovelli sul primo maggio, fino a Re Carlo III: cosa non torna nella narrazione attuale
Dalla polemica dei francesi sui migranti all'incoronazione di Re Carlo III: il commento
Prima di tornare al comportamento di Andrea Romano nei confronti di Carlo Rovelli, una considerazione banalissima sul grave affronto che il ministro degli Interni Darmanin del governo Macron, avrebbe fatto alla Meloni. Sarà pur fondata l'ipotesi che gran parte della stampa italiana adduce come causa della grave offesa (dare al governo Meloni dell'incapace nella gestione dell'immigrazione per la paura di Macron che il melonismo possa favorire la Le Pen alle prossime elezioni).
Ma, se questa spiegazione è un'ipotesi, anche plausibile, il confronto numerico tra gli sbarchi nell'era Meloni e quelli degli anni in cui lei accusava il governo d'irresponsabilità e proponeva il famoso blocco navale, è un dato numerico catastroficamente vero che inesorabilmente, dà ragione ai francesi. Non difendiamo l'indifendibile, per un nazionalismo fuori luogo. Gli Italiani pretendono le scuse? Quelli tirano fuori i numeri e, ovviamente, non si scusano. Conclusione: la Piaciona, con Macron... ha fatto flop. E lui, anche se in malo modo, ha fatto dire la verità.
Andrea Romano: Incivilis Romanus sum. Le mascherine, fino al 30 aprile scorso, continuavano a essere obbligatorie negli ospedali e nelle RSA, nonostante che tanti studi avessero dimostrato la loro inutilità e, ultimamente, addirittura la loro pericolosità. Il Don Abbondio che ha preso il posto del mai sufficientemente biasimato Asino d'oro 2020 (Speranza) s'è inventato, dice Belpietro, "l'anarchia dei bavagli", a partire dal 1° maggio scorso, data d'inizio del liberi tutti: ogni Regione farà come vuole anzi, se ho ben capito, ognuno farà quello che crede. Come a carnevale: chi si vuol mascherare si maschera, cioè usi la mascherina.
Quindi, finalmente, tutti gli italiani possono gettar via la mascherina. Anche Andrea Romano ha gettato via la sua mascherina e, con due interventi, abbiamo scoperto che, tolte le mascherine, vuol passare al bavaglio, oppure al pappagallaggio, anche se riconosce, bontà sua, che in Italia c'è diritto di parola e quindi di esprimere il proprio pensiero, anche per chi dissente, da quello del gregge.
Per il 25 aprile voleva che La Russa, che penso sia, come tanti, parzialmente antifascista, pronunciasse l'ABRACADABRA, parolina magica per avere, essendo antifascista anche solo a parole, la legittimazione a far parte del governo. Sentite le idee del fisico Rovelli, ha dato una nuova, inequivocabile più grave dimostrazione di intolleranza e anche di grave ignoranza e contraddittorietà. Più chiaramente: s'è tirato la zappa sui piedi, tirando in ballo, a sproposito, George Orwell. La cosa non è sfuggita, ovviamente, a chi conosce La fattoria degli animali, come Francesco Borgonovo, l'eccellente giornalista, vicedirettore de La Verità.
Scandalizzato, Borgonovo, titola "Manipolano Orwell, per metterlo al servizio di ciò che combatteva." Infatti Romano credendo di dare una lezione culturale al fascistoide e putiniano Rovelli, ha tirato in ballo Orwell che anche con l'altro celebre romanzo 1984, aveva condannato nazifascismo e altri regimi dittatoriali, in particolare e chiaramente, anche quello comunista della Russia. Ed è questo il suo cortocircuito: non accorgersi che Rovelli, torto o ragione che abbia, combatte contro il pensiero unico dominante che Romano pretenderebbe fosse prima di La Russa e ora di Rovelli.
Pur cercando di sforzarsi a usare toni gentili, Andrea Romano, dovrebbe dire Incivilis Romanus sum. Giustifico l'affermazione su La Russa che sarebbe, come tanti altri italiani, parzialmente antifascista, con il celeberrimo esempio di Winston Churchill. Nel 1927 dichiarò "Se fossi italiano, sarei stato con lui (Mussolini) dall'inizio. Ora voterei per lui. Il vostro movimento ha reso un servigio al mondo intero." E anche "Mussolini è il più grande legislatore vivente".
Ma nel 1941 ecco cosa disse ai Comuni, dopo che i tedeschi erano entrati ad Atene: «Con uno speciale proclama il dittatore italiano si è congratulato con l’esercito in Albania per gli allori gloriosi che ha conquistato con la sua vittoria sui greci. Questo è senz’altro il record mondiale nel campo del ridicolo e dello spregevole. Questo sciacallo frustrato, Mussolini, che per salvare la sua pelle ha reso l’Italia uno Stato vassallo dell’Impero di Hitler, viene a far capriole al fianco della tigre tedesca con latrati non solo di appetito — il che si potrebbe comprendere — ma anche di trionfo...(omissis)... quando giungeremo alla resa dei conti finale, questo assurdo impostore sarà abbandonato alla giustizia pubblica e al disprezzo universale».
La Russa non può essere come Churchill, fascista per l'inizio del fascismo, come quasi tutti gli italiani e antifascista per il seguito, quindi esattamente, parzialmente antifascista? Ma Andrea Romano preferisce l'antifascista senza puntualizzazioni, ovvero la pericolosa cultura della cancellazione (la sempre più invadente cancel culture). Come diceva Pietro Nenni "A fare i puri, trovi sempre uno che è più puro di te". A fare il Rinoceronte, trovi sempre uno che è più rinoceronte di te. Cosi a fare i democratici, si può arrivare alla Tirannia della democrazia. Tocqueville, impareggiabile e inascoltata Cassandra, nota così che quando ti avvicinerai ai tuoi simili essi ti additeranno come impuro e anche chi crede nella tua innocenza ti abbandonerà.
Nel capolavoro tocquevilliano è già preconizzata la possibilità non solo della dittatura della maggioranza, ma anche quella opposta ma con essa intercambiabile della dittatura della minoranza, di una minoranza che invece di volere semplicemente la sacrosanta tutela del proprio pensiero e dei propri costumi, pretende invece di imporre la propria alterità alla maggioranza.
È il nucleo della cancel culture, dell'estremizzazione del politicamente corretto, del finto fair play applicato alla vita politica e civile, del galateo ipocrita di chi finge di rispettarti e in realtà ti pugnala (vedi Romano con Rovelli).
Il relativismo culturale in essi prospettato è in realtà il vero assolutismo dei tempi moderni in quanto fondato sull' imposizione di un pensiero unico, unidirezionale. Dove ci portano i Romano e le Schlein? Uno, conformista del pensiero unico, senza accorgersene, diventato un Rinoceronte alla Ionesco, che dice di combattere contro i totalitarismi del pensiero unico. L'altra che chiede il voto per imporre alla maggioranza le esigenze di sparute minoranze. il discorso si farebbe lungo e per tanti, noioso.
Riassumo: conducono, tramite una scorrevolissima autostrada, al relativismo, alla woke culture, a quanto su esposto, quindi alla perdita dell'originalità, dell'unicità dell'individuo, del senso e della gioia di appartenenza familiare, della comunità nazionale con la propria storia e le proprie tradizioni.
L'incoronazione di Re Carlo III, costituisce, nel rituale, ma anche nella sostanza, un esempio estremo di scelta opposta al relativismo. Il 70% degli inglesi dichiara di ritenere il loro sistema monarchico, il migliore possibile e che quindi vorrebbero tenerlo per sempre. L'ultimo censimento (del 2021) mostra che i cristiani in Inghilterra sono meno del 50%. C'è quindi più del 20% della popolazione che non condivide il cerimoniale cristiano dell'incoronazione. Però preferisce un rituale storico consolidato, al relativismo e alla perdita della loro identità nazionale. Questa posizione, a mio avviso, dimostra una grande saggezza anche pensando al futuro, a figli e nipoti.