Di Maio nel Golfo Persico fa discutere, chi al suo posto? Intervenga Meloni
La nomina dell'ex Ministro degli Esteri a rappresentante speciale nel Golfo Persico continua a sollevare critiche, ma l'ultima parola spetta a Meloni
Inviato Golfo Persico, Cingolani smentisce i rumors: "Io al posto di Di Maio? Una fake news"
La vicenda della nomina da parte della Ue di Luigi Di Maio a Rappresentante speciale nel Golfo Persico si complica. Dopo la levata di scudi nazionale sono seguiti infatti anche i dubbi di Bruxelles relativi al CV dell’ex capo politico dei Cinque Stelle. Le Figarò, un po’ sadicamente, qualche giorno fa ha fatto notare in un editoriale che l’inglese di Di Maio è da principianti e che per quel ruolo ci vuole un inglese avanzato e fluente che lui non possiede. Della serie: se lo nominate fate l’ennesima figuraccia all’ “italiana”.
A questo punto a Tajani, suo successore al ministero degli Esteri, non è rimasto che scendere in trincea e chiarire che Di Maio è la proposta del governo precedente, cioè quello di Draghi, e non dell’attuale. Fatto peraltro noto. Il coordinatore di Forza Italia ha chiarito che non sussiste “nulla di personale”, ma i fatti restano.
C’è da sperare che Giorgia Meloni, a cui spetta la decisione finale, almeno per quello che riguarda l’Italia, non ceda a suggestioni da Realpolitik e pensi che si tratterebbe pur sempre di un uomo italiano messo in un luogo strategico per l’Energia e che il suo posto andrebbe a qualcun altro. Ma non è detto che questo “altro” debba essere per forza straniero e il governo potrebbe presentare un’altra candidatura italiana autorevole, ad esempio quella dell’ex ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani (anche se si dice non interessato a ricoprire la carica di inviato nel Golfo Persico) e riaprire la shortlist, già presentata. Siamo certi che l’UE, che di norme e codicilli è esperta, troverebbe sicuramente il modo di rimediare alla frittata.
Anche perché pure Dubai ha protestato dichiarando: “Ha creato tensioni diplomatiche, scelta ridicola”. Cingolani possiede un inglese perfetto, una laurea in Fisica, un profondo background proprio sulle tematiche energetiche e, soprattutto, è una persona che godrebbe del rispetto della comunità internazionale. Oltretutto, come noto, i rapporti tra lui e la Meloni sono stati costanti proprio nel passaggio di consegne e si sa che il Primo ministro ha un’alta considerazione di lui.
Inoltre, una nomina di Di Maio provocherebbe di nuovo sollevazioni popolari anche per lo stratosferico stipendio che verrebbe a prendere, e in un certo senso avvererebbe la previsione che fece quando i Cinque Stelle ottennero il reddito di cittadinanza e cioè “la fine della povertà” che però qualche burlone potrebbe considerarla una frase autoreferenziale. E poi c’è da considerare che sembra proprio che ogni volta che si fa il nome di Di Maio scoppino automaticamente delle grane.
Nicola Porro, qualche giorno fa sul suo seguito blog, ha riportato un articolo di Salvatore Di Bortolo che citando il leghista Edoardo Rixi faceva intendere come Di Maio avesse fatto pressioni per far approvare il famoso emendamento sul condono a Ischia nel cosiddetto “Decreto Genova”. La vicenda di Ischia si intreccia anche con quella dell’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa che fu voluto al dicastero proprio da Di Maio e che è stato molto esposto su Ischia per i motivi esplicitati da Rixi ed in più per aver abolito l’unità del ministero, Italia Sicura, che si occupava proprio di prevenzione idrogeologica e fu voluta dall’ex premier Matteo Renzi.
Non proprio una bella mossa dopo quello che è successo. Dunque una patata bollente per Giorgia Meloni che si trova tra due fuochi: comunque un ruolo per l’Italia versus la ripresentazione di un personaggio divisivo e controverso, oltretutto al centro da mesi di continui sfottò sui social in cui il suo precedente lavoro di venditore di bibite al San Paolo viene declinato in tutti i modi possibili.