L’ex ministro dell’Ambiente Costa smantellò una struttura dedicata e condonò
La tragedia di Ischia era ampiamente annunciata, nonostante sia stato dato l'allarme meteo quattro giorni prima
Dissesto idrogeologico i soldi sono nel PNRR. L’ex ministro dell’Ambiente (M5S) Costa smantellò una struttura dedicata e il suo governo “condonò”
Ischia, una tragedia ampiamente annunciata, tanto che un omonimo dell’ex presidente del Consiglio, l’ingegner Giuseppe Conte ed ex sindaco proprio di Casamicciola, dopo aver letto le previsioni meteo, aveva dato l’allarme quattro giorni prima, purtroppo inascoltato. Quello che invece non si sa è che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha al primo posto proprio l’Ambiente.
Riportiamo la suddivisione originaria, totale investimenti: 221,5 miliardi di euro di cui Fondi UE del Recovery: 191,5 miliardi di euro e Fondo europeo complementare nazionale: 30 miliardi di euro. Così ripartiti:
Rivoluzione verde e transizione ecologica: 57 miliardi di euro (30%)
Digitalizzazione: 42,5 miliardi di euro (22%)
Istruzione e ricerca: 31,9 miliardi di euro (17%)
Infrastrutture 25,3 miliardi di euro (13%)
Inclusione e coesione: 19,1 miliardi di euro (10%)
Salute: 15, 6 miliardi di euro (8%)
Come si può vedere al primo posto c’è proprio la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” che la fa da padrona con ben il 30% delle risorse totali. E non è che comunque i soldi mancassero anche prima. Effettivamente Matteo Renzi volle nel 2014 addirittura una struttura dedicata al dissesto idrogeologico, “Italia Sicura”, che però fu inopinatamente smantellata nel 2018 dall’allora ministro pentastellato dell’Ambiente Sergio Costa.
A suo tempo, intervistato da Il fatto Quotidiano, Erasmo D’Angelis il coordinatore così spiegò le sue competenze: “Italia sicura svolgeva un lavoro di integrazione di competenze e di coordinamento dei ministeri dell’Ambiente, delle Infrastrutture, dell’Agricoltura, dei Beni culturali, dell’Economia, e poi anche delle Regioni e di altri 3.600 enti sparsi sul territorio sul tema delle opere di contrasto al dissesto idrogeologico”.
Guarda caso però Costa, oltretutto napoletano che conosceva bene i rischi proprio della sua area geografica di provenienza, cancellò una delle poche strutture funzionanti in Italia e in un’audizione al Senato ebbe a dire: “una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, in particolare, riportando in capo al ministero dell’Ambiente la diretta competenza sul tema (…) evitando gli ulteriori costi per la finanza pubblica richiesti dalle strutture create ad hoc dai precedenti governi presso la presidenza del Consiglio”.
Insomma il succo del discorso era che il ministero si doveva riprendere la competenza totale sul dissesto idrogeologico ed infatti si è visto come è andata a finire. E meno male che Costa, ora deputato, era stato messo al dicastero proprio dall’ “ecologista” Beppe Grillo, su consiglio di Luigi Di Maio, una delle tante contraddizioni irrisolte del comico genovese. Tra l’altro Costa faceva parte proprio dell’esecutivo che ha prodotto il criticato articolo 25 del “decreto Genova” che interveniva sui condoni edilizi a cui, riporta Domani, aveva lavorato pure l’avvocato che li difendeva.
Ad una domanda specifica su quotidiano.net Costa risponde in maniera funambolica ed abbastanza irritante: "Non fu affatto un condono. È vero che la parola condono sta nel titolo dell’articolo, ma è come se io dovessi giudicare un film dal titolo. Il titolo è sbagliato, il film no”. Quindi a suo dire, il governo aveva sbagliato il “titolo” (sic!) chiamandolo “condono”, ma il “film” invece era da Oscar.
Ma torniamo al PNRR. Ha fatto bene il nuovo ministro Pichetto Fratin ad accendere un riflettore sulle competenze, anche se ha usato un linguaggio “robusto”, perché se non si interviene subito e definitivamente il problema si ripresenterà ciclicamente con il suo carico di orrore e distruzione. Il problema è organizzativo e visto che Giorgia Meloni sta compiendo un lavoro strategico e cioè quello di individuare cosa si è guastato da decenni nel “Sistema Italia” –ad esempio nella filiera industriale-è auspicabile che possa mettere mano a questo problema strutturale del nostro Paese visto che la particolare orografia dell’Italia ci consegna il primato del 70% delle frane in Europa.
Il PNRR deve essere ben utilizzato ed occorre disegnare una “mappa delle priorità” e non disperdere il denaro –come al solito- a pioggia. Parimenti è opportuno che chi ha sbagliato in passato si prenda le sue responsabilità ed eviti gli equilibrismi politici fatti sulla pelle delle persone.