Draghi premier fino al 2028. Il piano che piace (molto) a Europa e mercati
Con la destra al governo spread a 500 e il Pd ha il "problema" M5S
Governo, avanza lo scenario di Draghi a Palazzo Chigi per altri 5 anni, dopo le elezioni politiche
La recente nota di Goldman Sachs ("I mercati punirebbero l'Italia con la destra al governo"), che ha scatenato l'ira di Giorgia Meloni, è solo il primo tassello di un puzzle ben più ampio. Fonti di diversi partiti, non solo di maggioranza, disegnano da giorni uno scenario dai contorni abbastanza chiari. E gli altri tasselli del puzzle sono altrettanto evidenti: la guerra in Ucraina che non si sa quando terminerà e potrebbe durare mesi e mesi, le sanzioni che penalizzano fortemente l'economia europea e soprattutto italiana, una legge elettorale che non dà la certezza di una maggioranza, le divisioni nel Centrodestra e nel Centrosinistra.
Sono tutti elementi che, se composti e messi insieme, portano a un unico punto di arrivo, come spiega un parlamentare centrista di lungo corso: "Nessun vincitore alle prossime elezioni politiche". E, con il benestare del Quirinale, nuovo governo di larghe intese guidato con tutta probabilità di nuovo da Mario Draghi (sembra infatti sfumare il suo approdo ai vertici della Nato) che potrebbe restare a Palazzo Chigi addirittura fino al 2028.
D'altronde quel report di Goldman Sachs, al quale sicuramente ne seguiranno altri da qui al voto politico di altri istituti finanziari, si può facilmente leggere come un balzo dello spread, modello governo Berlusconi nel 2011 prima delle dimissioni e dell'arrivo di Mario Monti, che potrebbe arrivare a livelli elevatissimi (400 o anche 500) in caso di vittoria del Centrodestra (comunque risicata) e di Meloni (o Salvini) premier. Ovviamente da Fratelli d'Italia e dalla Lega assicurano che ce la metteranno tutta per evitare questo scenario "abbastanza evidente".
Ma se la destra spaventa Europa e mercati, anche i giallo-rossi non rassicurano, a causa delle posizioni sempre più pacifiste e poco atlantiste di Conte e del Movimento 5 Stelle. Ed è così che nelle forze politiche si fa sempre più forte l'impressione che si stia componendo lentamente un quadro che porterà probabilmente al pareggio alle prossime elezioni, modello 2018, con la necessità - vista la situazione internazionale e, non si sa mai, pure una ripresa del Covid in autunno-inverno - di rilanciare le larghe intese.
E chi meglio di Draghi che già conosce i dossier ed è apprezzato e ascoltato a Bruxelles? Avanti dunque con SuperMario a Palazzo Chigi, con l'avallo del Colle, e con il benestare di Casa Bianca e Bruxelles. E così lo spread potrà restare sotto controllo, sempre ovviamente - come ha detto qualche giorno fa il vicepresidente della Commissione europea Gentiloni - che l'Italia faccia le riforme. Ma dopo aver trovato l'intesa su concorrenza e catasto, su input Ue, certamente anche sulle pensioni nel 2023 si raggiungerà l'accordo. Garante Draghi (e Mattarella) per la gioia dell'Europa (e dei mercati).
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