Elezioni 2022, "La voce dei padroni": Marco Rizzo mette Ko Mentana. VIDEO

Elezioni politiche 2022, lite in tv su guerra e main stream tra il direttore del Tg La7 Enrico Mentana e il leader di Italia sovrana e popolare Marco Rizzo

l'opinione di Paolo Diodati
Il direttore del Tg La7 Enrico Mentana e il leader di Italia sovrana e popolare Marco Rizzo
Politica

Elezioni politiche 2022, Marco Rizzo-Enrico Mentana: lite in tv, guarda il video

Penso che l'intervista-match di Enrico Mentana a Marco Rizzo, ad appena due giorni dal voto, abbia fruttato tantissimi nuovi voti all'eccellente, sorprendente Marco Rizzo. Calmo, sorridente, educato e carico di tanta rabbia repressa nei confronti del sempre più sorpreso e spiazzato Mentana, per gli unici 10 minuti avuti dal giornalista per apparire in tv. Minuti che Mentana, pur frastornato perché messo ripetutamente KO, indispettito ma incapace di ribattere spiritosamente o efficacemente all'accusa d'essere "debole con i forti e forte con i deboli", manteneva la lucidità per fare il signore, concedendo come si fa in diversi sport, i minuti di recupero, ammettendo che almeno 5 fossero passati, in un alterco.

Come se non si dovesse procedere a un'intervista ma si fosse a incontro di pugilato o lotta libera: Rizzo a menare e lui a cercare di schivare e a tentare colpi di rimessa, che però andavano fuori bersaglio, come quando disse, a sproposito, "Lei è tanto potente, da brindare quando muore un potente." Rizzo non dava la minima importanza al ricordo della sua infelice dichiarazione e menava fendenti sempre più devastanti che culminavano nel definire l'incapace intervistatore "Lei è quella roba lì!", cioè il portavoce della "voce dei padroni", del mainstream che meriterebbe un premio come quello ricevuto da Draghi dagli americani.

Simpatica nota su un'ottima coincidenza: su affraritaliani del 19/9 scorso, in prima pagina c'era in grande, come notizia più importante, quella di Draghi nominato Statista dell'anno e, come editoriale, la notizia della sua nomina ad Asino d'oro 2021, avvenuta con una standing ovation della Commissione. Rizzo, nell'intervento finale di fronte ai simpatizzanti o attivisti del suo partito, ha così commentato la notizia del premio americano a Draghi. "Ci credo, è uno dei loro!". Esatto, cioè è uno "di quella roba là". E la Commissione che ha nominato Draghi Asino d'oro 2021 (con la sfumatura di Asino Pappagallo, che verrà evidenziata nell'immagine) ha mostrato d'essere "dei nostri"!

Il video della lite tra Enrico Mentana e Marco Rizzo

Tornando all'intervista, riportata da Facebook, Twitter e chissà in quanti altri siti social, con migliaia d'interventi che definiscono Rizzo epico, storico, leggendario e mitico, se ne trovano tanti in cui, ci si dichiara di destra, si afferma di "non volere la guerra e di non voler morire di fame" e di votare Italia sovrana e popolare, cioè, Rizzo. Leggevo il Corsera. Poi son passato dal primo numero a La Verità, conquistato da giornalisti come Maurizio Belpietro (un ottimo editoriale al giorno), Francesco Borgonovo, Marcello Veneziani (destra), Paolo Del Debbio e, ultimamente, dalla sorpresa Ermanno Bencivenga (sinistra).

Chi mi vede con La Verità, pensa che sia di destra. Ho già espresso tante volte, una posizione che ho scoperto essere identica a quella di Rizzo:  riproporre il solito scontro destra-sinistra, è un errore che potrebbe costarci molto caro, essendo fuorviante, poiché i due schieramenti sono profondamente divisi, nel loro interno, sul problema di gran lunga più importante: la posizione sulla guerra. E si dovrebbe votare per scoprire che gli italiani, ovviamente, non vogliono la guerra, d'inverno vogliono star caldi e non vogliono morire di fame. Altro che le domande infelici e cretine di Draghi: "Volete la pace o i termosifoni accesi?"

Allora, scherzando sull'esempio, ma non sulla sostanza, dico a chi mi considera di destra: io, come De Gaulle, non sto né a destra, né a sinistra: sto in alto. E, in alto, trovo gente che reputa sempre più assurde le affermazioni del sonnambulo Biden: non riconosceremo mai i risultati del referendum in Donbass. Bel proposito che verrebbe a bissare il comportamento americano dopo il referendum che vide vincitori con larghissima maggioranza i russi residenti nel Donbass! E questo comportamento, sarebbe progressista e di sinistra?

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