Elezioni, sondaggi choc dopo le Regionali. Vola la Lega, crollano due partiti
Elezioni, proiezione dei dati delle Regionali in Lazio e Lombardia sulle Politiche. I dati (clamorosi)
Se il voto regionale fosse stato politico. I dati
L'analisi di Alessandro Amadori, sondaggista e politologo
L’importante turno elettorale di febbraio si è appena concluso e l’esito del voto è chiaro: si è infatti affermato nettamente il centrodestra, con la riconferma del governatore Attilio Fontana in Lombardia e la conquista della Regione Lazio da parte del neoeletto Francesco Rocca.
Come sappiamo, è sempre un po’ azzardato estrapolare i risultati di un voto locale (per quanto macro-locale come nel caso di due grandi regioni) per ipotizzare un possibile risultato nazionale; ma se, accettando i limiti di una simile operazione, provassimo a farlo, che risultati (ipotetici) otterremmo? In altre parole, sulla base di come si sono espressi gli elettori il 12 e 13 febbraio, se si fosse votato (o si votasse domani) su base nazionale, che percentuali avrebbero oggi i principali partiti? Con la collaborazione di Virginia Tomassini, una brillante laureanda in scienze politiche, che ha preparato l’elaborazione dei dati, ho provato a fare l’esercizio in questione, e i risultati che se ricavano sono i seguenti.
Sulla scorta del voto regionale 2023, oggi Fratelli d’Italia confermerebbe il 26 per cento ottenuto a settembre 2022. La Lega invece salirebbe dal 9% delle politiche al 12% circa. Forza Italia registrerebbe un leggero consolidamento, dall’8% all’8,4%. Il centrodestra nel suo complesso si attesterebbe (in crescita) al 46,4%.
A centrosinistra, anche il Pd si rafforzerebbe, passando dal 19% al 21%. Sinistra e Verdi rimarrebbero stabili fra il 3% e il 4%, mentre si avrebbe un indebolimento di +Europa. Nel suo complesso, il centrosinistra otterrebbe il 26% circa dei consensi, confermando la sua macro-nicchia.
Per quanto concerne il Movimento Cinque Stelle, se il voto regionale fosse proiettato su scala nazionale il partito di Giuseppe Conte scenderebbe dal 15,4% al 9% circa (ma il M5S risente di forti sbalzi passando da un livello elettorale all’altro, per cui questo dato va preso con estrema cautela). Un significativo ridimensionamento si avrebbe infine anche per il “terzo polo” di Matteo Renzi e Carlo Calenda, che non andrebbe oltre il 5% circa.
In definitiva, il voto regionale interpretato in chiave nazionale (con tutte le cautele del caso) fa pensare a un consolidamento dell’alleanza di centrodestra, al cui interno è avvenuto un moderato ribilanciamento fra il partito principale (FdI) e gli altri due partiti, la Lega (in ripresa) e FI (che mantiene le posizioni). A centrosinistra (schieramento che non cresce) si rafforza il Pd, a scapito degli alleati minori. Gli altri due “poli”, M5S e l’alleanza Renzi-Calenda, arretrano per via di una maggiore polarizzazione del voto che penalizza per definizione le formazioni centriste. Si tratta solo di un’interpretazione azzardata, oppure dell’anticipazione di una nuova realtà fattuale? Lo scopriremo seguendo le prossime tornate elettorali.