Eugenio Scalfari e la sua scarsa gratitudine
Scalfari, Mancini, Rovelli, Ventriglia : storia, politica, giornalismo, banche e scarsa gratitudine
Scarsa gratitudine Scalfari la dimostrò pure nei confronti dell’allora segretario del Psi
Eugenio Scalfari, che ieri ha compiuto 98 anni, non ha mai raccontato che egli si rivolse a Giacomo Mancini (1916-2002) (domani il ventesimo anniversario della scomparsa), sollecitandone un intervento sull’allora Presidente del Banco di Napoli, Ferdinando Ventriglia (1927-1994), amico del leader socialista. E Ventriglia concesse il gruzzolone al quotidiano romano “La Repubblica”: “ci eravamo indebitati, avevamo l’acqua alla gola e il banchiere napoletano ci concesse un fido, senza garanzie”, raccontò il fondatore del quotidiano romano.
E da Mancini Scalfari, nato a Civitavecchia da genitori calabresi, andò, anche allo scopo di ottenere un finanziamento dal petroliere Nino Rovelli (1917-1990) per "La Repubblica", sempre in cattive acque.
Don Eugenio disse all'ex ministro calabrese di aver sognato, la notte precedente, suo padre, Pietro Mancini (1876-1968), primo deputato socialista della Calabria e membro, come senatore di diritto, dell'Assemblea costituente...
Scarsa gratitudine Scalfari la dimostrò pure nei confronti dell’allora segretario del Psi che, per garantire a Eugenio - finito sotto processo per gli articoli, stampati da "L'Espresso", sul presunto golpe del generale dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo (1907-1973)- l'immunità parlamentare lo inserì, alle elezioni del 1968, nelle liste del PSI alla Camera, a Milano, riuscendo a superare la fortissima contrarietà di Pietro Nenni (1891-1980) e di Bettino Craxi (1934-2000). A differenza del giornalista campano, Lino Jannuzzi, 94 anni, eletto senatore del PSI a Sapri, Scalfari non dimostrò, mai, alcuna riconoscenza a Mancini.
Quanto a Craxi, Eugenio gli riservò un odio eterno, non avendo dimenticato che, nella campagna del 1972, a Milano, Bettino contribuì alla mancata rielezione dell'ex direttore de "L'Espresso".
Non solo non scrisse neppure una riga in ricordo di Mancini. Ma, su "La Repubblica", venne stampato un velenoso "coccodrillo" della comunista, dura e pura, Miriam Mafai (1926-2012), compagna di Giancarlo Pajetta (1911-1990). E don Eugenio tacque pure dopo la pubblicazione, sul suo giornale-diretto da Ezio Mauro, 73 anni, chiamato "Topolino" da Giampaolo Pansa (1935-2020)-di una sgradevole vignetta, firmata da Massimo Bucchi, 81 anni, che Emanuele Macaluso (1924-2021)e tanti altri considerarono offensiva per la memoria del "Leone" socialista.
Quando dirigeva "L'Espresso", come critico gastronomico, Scalfari assunse un discusso Prefetto, don Federico Umberto D'Amato (1919-1996). Costui diresse, nel periodo della "strategia della tensione", l'Ufficio "Affari Riservati" del Viminale, di cui Mancini chiese al governo, ottenendolo, lo scioglimento. E nel film del 2012, "Romanzo di una strage", quella del 1969, in piazza Fontana, a Milano, il regista Marco Tullio Giordana, 71 anni, presentò D'Amato come uno dei personaggi più inquietanti in quelle torbide vicende...