Europee 2024, Cdx in guerra: l'asse Meloni-Tajani avvicina Salvini a Mosca

In Europa il Cdx è ribaltato: Forza Italia è in posizione dominante e FdI e Lega subalterna. Ora il leghista potrebbe mettersi di traverso sulla guerra

Di Giuseppe Vatinno
Rottura Meloni Tajani Salvini
Politica

Europee 2024, l'asse Arcore - Mostacciano contro la Lega destabilizza gli equilibri del Cdx. Analisi 

Alla fine tutto si muove secondo la logica ed i nodi vengono al pettine. Ed i nodi riguardano le differenti sensibilità del centro – destra italiano che è indubbiamente un unicum mondiale, forse con la sola eccezione della Germania. Infatti in Italia il partito di maggioranza Fratelli d’Italia è l’erede più o meno diretto di Alleanza Nazionale che lo è stato del Movimento Sociale Italiano, a sua volta erede del Partito Nazionale Fascista.

Poi c’è la Lega che dismessa la denominazione “Lega Nord per l’indipendenza della Padania” –che ancora esiste legalmente con presidente Umberto Bossi- è diventata “Lega per Salvini Premier” che ha assunto posizioni di destra a volte estrema ma non disdegnando quella flessibilità politica che gli ha permesso poi di governare anche con il centro – sinistra. Infine c’è Forza Italia con Antonio Tajani erede di Silvio Berlusconi che rappresenta la componente liberale del centro – destra.

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Se a livello italiano le dinamiche hanno permesso un sostanziale funzionamento del complesso meccanismo a livello europeo non è così facile. Vediamo perché. FdI afferisce al “Partito dei Conservatori e Riformisti europei” di cui la Meloni è leader ed ha attualmente 57 seggi su 705 al Parlamento UE.

La Lega afferisce al partito “Identità e Democrazia” di cui è presidente Marco Zanni della Lega stessa ed ha 52 seggi. Entrambi sono classificati come partiti conservatori di “destra –estrema destra”. Infine FI afferisce ai Popolari Europei, liberal – conservatori, con leader Manfred Weber con 168 seggi.

In Europa quindi la situazione è invertita rispetto a quella italiana, con Forza Italia in posizione dominante e FdI e Lega subalterna. Detto questo per le Europee 2024 le tensioni irrisolte stanno venendo fuori e la scomparsa di Berlusconi accelera il processo. Tajani e la Meloni hanno composto un asse Arcore – Mostacciano contro Salvini. Del resto, Salvini si sta spostando a destra e la Meloni al centro per inevitabili processi di osmosi politica.

Infatti la premier romana ha conquistato il potere sull’onda populista mentre Salvini stava in un governo con la sinistra ma poi, una volta entrata a Palazzo Chigi, si è dovuta necessariamente “normalizzare” e diventare atlantista e anti - putiniana. Anzi, della coalizione internazionale la Meloni è garante della tenuta NATO nella guerra tra Russia ed Ucraina quindi un elemento strategico. Ieri Salvini ha incontrato in video-conferenza Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ritornando agli esordi pre 2018 quando frequentava anche Casa Pound.

Nel frattempo Salvini ha chiesto agli alleati di firmare un patto scritto. Tajani ha democristianamente fatto notare che: "Con Salvini siamo pronti a fare alleanze in Italia e fuori. Il problema non è mai stato e non sarà mai Matteo Salvini e la Lega" ma tuttavia: "Il problema sono Alternative für Deutschland e il partito della signora Le Pen. Loro sono anti-europeisti. Come si fa a governare l’Europa con chi è contro l’Europa?".

E poi ancora: "C’è una incompatibilità non solo con Forza Italia ma con la famiglia del Partito popolare europeo. Quindi né FI né il Ppe possono fare accordi con loro". Salvini, terminato il colloquio con la Le Pen, risponde in prima persona a Tajani: "Mai la Lega andrà con la sinistra e i socialisti e non accetto veti sui nostri alleati". Per il segretario leghista "l’unica speranza di cambiare l’Europa è tenere unito tutto quello che è alternativo alla sinistra. Chi si comporta diversamente, fa un favore ai socialisti», dimenticando però che la Lega con i “socialisti” e il Pd ha governato in Italia mentre la Meloni stava in esilio a guardare.

Salvini è quindi stretto nella morsa tra Tajani e la Meloni e non ha altra via di fuga che lo spostamento a destra. Ma il leader leghista non può sperare che gli elettori italiani non ricordino i governi con il centro – sinistra a cui partecipò anche Forza Italia.

Alla fine Giorgia Meloni esce rafforzata da queste dinamiche perché il suo spostamento al centro appare meno rischioso di quello di Salvini verso destra, anche se dovrà fare i conti con i suoi elettori più estremisti. Ed è per questo che ha bloccato –ad esempio- la ratifica della riforma del Mes mentre ieri –riguardo ai migranti e strizzando l’occhio ai populisti- ha dichiarato: “non sono delusa da Polonia e Ungheria, difendono i loro interessi”. Un colpo alla botte ed uno al cerchio. La “guerra” interna nel centro –destra può però costituire un problema per La Nato, per Joe Biden e gli Alleati.

Infatti uno dei miracoli della Meloni è stato finora quello di tenere insieme una coalizione di governo in cui Matteo Salvini andava fino a poco tempo fa in giro sulla piazza Rossa con la maglietta di Putin e Silvio Berlusconi prestava il lettone di Arcore all’amico russo. Un vero miracolo di equilibrismo che Giorgia Meloni ha abilmente sfruttato a proprio vantaggio proprio con gli atlantisti che l’appoggiano indefessamente.

Ora il leghista potrebbe mettersi di traverso sulla guerra ucraina e rivendicare l’antico amore per Mosca, refrain del resto comune a tutta la destra europea compresa madame Le Pen. A quel punto l’alleato atlantico potrebbe chiedere il conto proprio alla leader di Fratelli d’Italia. La cristalleria la rompe Salvini e la Meloni paga il conto.

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