Europee, Borghi (IV): "Calenda? Lavoriamo per l'unità, stop polemiche"

Parla il capogruppo di Italia Viva al Senato Enrico Borghi

Di Alberto Maggi
Matteo Renzi Carlo Calenda
Politica

“Il nostro obiettivo è attuare in Italia il progetto politico tratteggiato nella dichiarazione di Vienna del 6 settembre di Renew Europe"

 

"Il segretario di Renew Europe, Stephane Sejourne’, ha lanciato un appello all’unità delle forze italiane che si riconoscono in Renew. Noi lavoriamo per l’unità, lasciando cadere polemiche meschine. Ma al tempo stesso serve chiarezza. E fermezza sulla linea politica". Così il capogruppo di Italia Viva al Senato Enrico Borghi, intervistato da Affaritaliani.it su un possibile riavvicinamento con Azione di Carlo Calenda in vista delle elezioni europee del 2024.

Capogruppo, Italia Viva si presenterà con il simbolo 'Il Centro' alle Europee del 2024? Pensate di raggiungere lo sbarramento del 4%?
“Il nostro obiettivo è attuare in Italia il progetto politico tratteggiato nella dichiarazione di Vienna del 6 settembre di Renew Europe.  Di fronte a partiti conservatori europei che  si stanno allontanando dal centro, tentati dall'illiberalismo, e ad una sinistra attratta dal populismo economico e istituzionale, serve forza politica che  si colloca al centro e propone una contro-narrazione per un'UE più efficace. Una forza politica al servizio degli europeisti, per colmare il divario tra i cittadini e le istituzioni, difendere la democrazia e rilanciare il processo di integrazione europea nella libertà. Su queste premesse, si comprende che il tema va ben oltre la soglia del 4%”

State pensando con Matteo Renzi di costruire alleanze e una sorta di coalizione? Chi sono i vostri interlocutori?
“Sono tutti coloro che condividono questa impostazione, e che credono ad un percorso in grado dare una prospettiva diversa per l’Italia e l’Europa. Unendo le culture del riformismo, e partendo dai territori, attraverso un’esperienza popolare dal basso, con un programma di giustizia sociale e di opportunità che parta dalla modernità e dalle riforme, e che non pensi alla spesa pubblica a debito come perno del futuro. Imprenditori, professionisti, persone della cultura, sindaci, giovani: stiamo incontrando tante persone in questi giorni. Si parte da lì, non dal risiko romano”.

E' possibile un riavvicinamento ad Azione di Carlo Calenda?
“Questo dipende da lui. Ieri il segretario di Renew Europe, Stephane Sejourne’, ha lanciato un appello all’unita’ delle forze italiane che si riconoscono in Renew. Noi lavoriamo per l’unità, lasciando cadere polemiche meschine. Ma al tempo stesso serve chiarezza. E fermezza sulla linea politica. Gli zig-zag provocano solo confusione“.

Con Forza Italia è possibile costruire un percorso comune?
“A giudicare dal nervosismo espresso da Forza Italia rispetto all’iniziativa politica lanciata da Matteo Renzi, sembra che siano preoccupati dal nostro progetto. Peraltro, sono ormai vittima di una sindrome di Stoccolma, innamorati del proprio carceriere che li incatena al populismo e al sovranismo facendo venire meno la funzione storica di quel  partito”.

I rapporti con il Pd di Elly Schlein sono chiusi per sempre? 
“In politica le parole “sempre” e “mai” non si devono usare. Ci si incontra o ci si divide sulle cose, sui progetti e sulle idee. È questo che qualifica un rapporto politico. Il punto è che i progetti del “nuovo Pd” sembrano essere distanti da quel riformismo che ha caratterizzato la storia migliore del centrosinistra italiano. Le posizioni massimaliste -uso questo termine anche a costo di farmi dare del goffo dal senatore Boccia, talvolta impegnato in un esercizio di autocontemplazione involontaria- sui temi della politica estera, del lavoro, della fiscalità, dell’ambiente, delle istituzioni, della bioetica, della difesa e della sicurezza stanno traghettando il Pd verso i lidi di un populismo di stampo sudamericano, sul quale naturalmente si ritrovano sotto il manto della Cgil di Landini e per il quale rincorrono spasmodicamente un Giuseppe  Conte che naturalmente gioca a rimpiattino per svuotarli. Continuando di questo passo, anziché ritroversi nella New York di Alexandra Ocasio-Cortez si ritroveranno nella Caracas già chavista e oggi di Maduro. Se a questo aggiungiamo anche un certo ostracismo mostrato in sede parlamentare e territoriale verso di noi, si comprende quale sia lo stato dell’arte. Quel che è certo è che noi non faremo il partito dei contadini polacchi per nessuno. Il Centro nasce per avere una propria soggettività, non per andare a rimorchio di chi è passato dalla vocazione maggioritaritaria a quella minoritaria”.

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