Economia
Cgil, Landini licenzia il portavoce con il Jobs Act: la legge che tanto odia
Il segretario della Cgil pizzicato sul caso Gibelli è fuggito dai giornalisti. Ora dovrà spiegarlo ad un giudice. Renzi: "Questa è incredibile"
Cgil, Landini smentisce se stesso. Licenziato lo storico portavoce del sindacato con la legge di Renzi tanto criticata
Maurizio Landini ha licenziato il suo portavoce alla Cgil utilizzando il Jobs Act, la notizia ha dell'incredibile. Proprio lui, l'acerrimo nemico della precarietà - si legge su Il Giornale - che definiva la leggi voluta da Renzi una follia. Quarta Repubblica (Rete 4) lo ha incalzato sull'argomento: "Segretario, a quanto ci risulta il 4 luglio la Cgil ha licenziato lo storico portavoce del sindacato, Massimo Gibelli. Ne è a conoscenza?". Landini gira la testa, affretta il passo, non risponde. "Segretario, è stato licenziato con una formula che si ritrova proprio nel Jobs Act, quello che la Cgil vuole eliminare. E lo utilizzate per licenziare i vostri dipendenti?" Landini serra le labbra, non risponde, scappa. I fatti risalgono all'inizio dell'estate: "Oggi, 4 luglio 2023, è da considerarsi il suo ultimo giorno di lavoro", così è stato comunicato dal segretario organizzativo Luigi Giove a Gibelli l'interruzione del rapporto di lavoro.
Licenziamento per "giustificato motivo oggettivo". Già nel 2021, racconta su HuffPost Gibelli, la segreteria Cgil aveva "deliberato la soppressione della posizione di portavoce del segretario" che lui ricopriva. Motivazione surreale, ma nero su bianco: "Avendo il segretario l’abitudine e propensione a intrattenere direttamente i rapporti con i media". Ora - prosegue Il Giornale - la questione è finita in tribunale, Landini dovrà dimostrare che lo storico portavoce non poteva essere ricollocato altrove.