Fini nega il golpe contro Berlusconi: se è falso quereli chi lo sostiene

Fini smentisce Laboccetta sulla ricostruzione del supposto “golpe” con Napolitano contro Berlusconi

Di Giuseppe Vatinno
Bossi e Fini con Berlusconi nel 2006
Politica

Fini e le accuse di golpe bianco architettato insieme a Napolitano contro Berlusconi

Dopo le esternazioni dell’ex Deputato Amedeo Laboccetta che ha ricostruito in un suo libro del 2015 le fasi di un supposto “golpe” di Napolitano e Fini contro Berlusconi, c’è stata la smentita di Fini in una intervista al “Corriere della Sera”.

Riguardo alla vicenda si legge: «La teoria secondo cui l'allora capo dello Stato fosse il regista di un complotto per far cadere Berlusconi con la mia complicità non solo è infondata ma anche offensiva. Con falsi racconti degni della spazzatura che continuano a circolare”.

Poi ha ancora ulteriormente precisato che il Presidente Napolitano è stato “attento oltre ogni scrupolo al rigorosissimo rispetto delle sue prerogative, alla necessità di non travalicarle in nessun caso… Mai, neanche una volta ho sentito fare al presidente Napolitano considerazioni o anche solo accenni al dibattito politico-partitico in corso allora”.

Ma Laboccetta, Presidente di Polo Sud, ha prontamente contro-replicato: “No, la storia del “golpe bianco" nel 2011 non è un’invenzione, una fake, e non nasce dalla sindrome del complotto, come ripetono da giorni i grandi giornali. Lo dico da testimone, e l’ho anche scritto, senza essere smentito. Oggi Gianfranco Fini continua a fare il pesce in barile. A fare l'anima bella”.

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Laboccetta –che è stato un tempo intimo amico di Fini- ha poi continuato: “Furono giorni drammatici. E Giorgia Meloni lo sa bene. Così come La Russa, Gasparri, Landolfi e tanti altri protagonisti di quella tormentata legislatura. Berlusconi nel 2014 mi invitò a raccontare tutta la verità su quel che all'epoca vivemmo all'interno della Destra Italiana. All'interno di un mondo che poi andò in frantumi. Ed io l'ho fatto. La verità di un testimone sta in quel libro. Ma potrei scriverne un altro. E forse lo farò”.

Queste dichiarazioni fanno seguito a delle ricostruzioni basate sul libro, fatte da “Il Giornale” e poi riprese da “Libero”. La vicenda ebbe inizio il 22 aprile del 2010, quando Gianfranco Fini pronunciò il famoso “Che fai, mi cacci?” rivolto a Silvio Berlusconi, che determinò una crisi dapprima politica nel Popolo della Libertà che poco tempo dopo diede luogo alla scissione di Fini stesso e dei parlamentari a lui fedeli che costituirono in seguito un gruppo, Futuro e Libertà (con 34 deputati e 10 senatori), che poi avrebbe costituito il “Terzo Polo” con Francesco Rutelli e Pierferdinando Casini. La ricostruzione si basa su un allora parlamentare finiano, Amedeo Laboccetta, che in quel tempo era il braccio destro di Fini.

La storia è narrata nel suo libro “Almirante, Berlusconi, Fini, Tremonti, Napolitano. La vita è un incontro”. Si legge: "Berlusconi va politicamente eliminato. E Napolitano è della partita. Il presidente della Repubblica condivide, sostiene e avalla tutta l’operazione". Queste le parole che Fini gli avrebbe rivolto proprio dopo quella famosa direzione nazionale del PdL. Per dare forza a quanto stava riferendo, il leader di Alleanza Nazionale avrebbe chiamato in vivavoce proprio il Presidente della Repubblica Napolitano.

Fini: «Caro Presidente, come avrai visto abbiamo vissuto una giornata campale». Napolitano: «Più che campale, direi una giornata storica» Fini: «Ovviamente caro Giorgio, continuo ad andare avanti senza tentennamenti» Napolitano: «Certamente, fai bene. Ma fallo sempre con la tua ben nota scaltrezza».

Dunque, secondo Laboccetta, lui avrebbe assistito in diretta “all’organizzazione di un golpe bianco orchestrato dalla prima e dalla terza carica dello Stato”. Berlusconi fu poi informato di questo colloquio telefonico che si sarebbe tenuto alla presenza di ben dodici testimoni, come lo stesso Cavaliere raccontò poi da Vespa. “Libero” riporta anche l’intervento di un ascoltatore de “la Zanzara”, il programma di Giuseppe Cruciani e David Parenzo che disse in diretta: "Fini mise in vivavoce il telefono, perché doveva convincere una parte del partito ad allontanarsi da Berlusconi e a fare cadere il governo nel voto di fiducia. Napolitano chiese la disponibilità a Gianfranco Fini di formare un nuovo governo. Gli chiese se se la sentiva".

Dunque i fatti sono abbastanza acclarati. Tuttavia, come visto, Fini definisce quanto riportato da Laboccetta “falsi racconti degni della spazzatura che continuano a circolare”. Ma se si tratta di falsi perché Fini non li smentisce puntualmente nel merito e soprattutto perché non adisce ad una via giudiziaria in cui avrebbe il modo di chiarire le sue posizioni?

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