Forza Italia nel caos: guerra dei ministri azzurri a Berlusconi. Scissione?

Berlusconi dice addio al proporzionale in cambio della candidatura al Quirinale. E in Forza Italia è il caos

Di Alberto Maggi
Renato Brunetta Mara Carfagna Mariastella Gelmini 
Lapresse
Politica
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Do ut des. Nella nuova residenza di Silvio Berlusconi a Roma, Villa Grande (il vertice si è tenuto a casa dell'ex Cav per una questione di cortesia, vista l'età e i recenti problemi fisici, e anche per le maggiori disponibilità di spazi del leader azzurro), è andato in scena ieri lo scambio tra i sovranisti (o ex sovranisti) Matteo Salvini e Giorgia Meloni e l'ex presidente del Consiglio e leader azzurro. In cambio del sostegno compatto del Centrodestra alla candidatura di Berlusconi al Quirinale - quel sogno evocato già mesi fa per la prima volta proprio ad Affaritaliani.it da Antonio Tajani - il presidente di Forza Italia si è impegnato ufficialmente e formalmente a dire no a ogni tipo di riforma in senso proporzionale della legge elettorale. Ovvero il piano che stanno accarezzando, con qualche difficoltà, sia il Pd sia il Movimento 5 Stelle, oltre ovviamente ai centristi (renziani in testa). Il tema è assolutamente fondamentale e non è affatto una vera questione tecnica.

Il proporzionale, cioè il sistema con il quale votiamo ad esempio alle elezioni europee, consentirebbe a Forza Italia di sganciarsi dagli alleati di destra e con un ipotetico 7 o 8% di diventare nel prossimo Parlamento, probabilmente, l'ago della bilancia. Esattamente quello che non vogliono Salvini e Meloni, che temono una saldatura FI-Pd-M5S-cespugli centristi per continuare con Mario Draghi a Palazzo Chigi o con un altro premier se SuperMario dovesse andare al Quirinale - Per Lega e Fratelli d'Italia è decisivo inchiodare gli azzurri alla storica alleanza di Centrodestra. Perché proprio con il Rosatellum (che prevede i collegi elettorali e quindi lo scontro bipolare) quel 7 o 8% di FI può essere decisivo per far vincere il Cdx e portare a Palazzo Chigi Salvini o Meloni (o Giorgetti, come ha detto ad Affaritaliani.it Vittorio Sgarbi).

 

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Ma la scelta di Berlusconi di restare saldamente con Carroccio e FdI ha mandato su tutte le furie l'ala governativa di Forza Italia. La miccia che ha fatto esplodere il partito è stata l'elezione del nuovo capogruppo a Montecitorio, a seguito dell'elezione alla guida della Regione Calabria di Roberto Occhiuto. L'ex Cav ha scelto Paolo Barelli, uomo vicinissimo ad Antonio Tajani, mentre i ministri azzurri puntavano sul moderato Sestino Giacomoni. Una decisione, quella di Berlusconi, che ha scatenato l'ira in particolare di Mariastella Gelmini, ministra degli Affari regionali che ha parlato anche a nome di Mara Carfagna e Renato Brunetta. "Qualcuno racconta falsità a Berlusconi", ha affermato Gelmini nell'assemblea del gruppo alla Camera.

E nel mirino - spiegano fonti azzurre - sono finiti oltre a Tajani anche i più filo-Salvini e Meloni del partito capitanati da Licia Ronzulli. Sotto la cenere c'è il fuoco, recitano gli anziani. E la saggezza di chi è avanti con l'età spiega in modo plastico che cosa sta accadendo e che cosa potrebbe accadere presto in Forza Italia. E' evidente che i governativi azzurri, circa la metà dei gruppi parlamentari, puntavano proprio sul sistema proporzionale per sganciarsi dall'abbraccio con la destra e poter giocare dopo le elezioni una partita in piena autonomia, dialogando direttamente con Enrico Letta, Giuseppe Conte, Matteo Renzi e Carlo Calenda.

L'impegno di Berlusconi a rifiutare ogni tipo di riforma in senso proporzionale sega le gambe ai moderati azzurri, tanto che qualcuno ipotizza che a questo il motto sarà "mani libere". In sostanza, i governativi azzurri - un vero colpo di scena - potrebbero anche non votare Berlusconi al Quirinale, sempre che il partito non esploda prima di febbraio e non si arrivi a una clamorosa scissione con Gelmini, Carfagna e Brunetta pronti a fondare un nuovo movimento centrista che dialoghi con il Pd e che si stacchi da Lega e Fratelli d'Italia. D'altronde, in queste settimane di dura contrapposizione, dai ministri azzurri non è arrivata una parola di critica nei confronti della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese. E non è affatto un caso...

 

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