Forza Italia, un partito che sta evaporando. Per fortuna che Pier Silvio c'è

E ora, il figlio del Cavaliere deve prendere in mano il partito in crisi "lasciatogli in eredità" prima che Forza Italia evapori...

Di Giuseppe Vatinno
Pier Silvio Berlusconi
Lapresse
Politica

Forza Italia in crisi senza Berlusconi, per fortuna che Pier Silvio c'è

Il futuro di Forza Italia è ormai nelle mani di Pier Silvio Berlusconi. L’attuale classe politica di quel partito è infatti evanescente, a cominciare dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che è un bravo e corretto funzionario, di scuola democristiana, ma niente di più. C’è poi il senatore Maurizio Gasparri, che dei colonnelli di Gianfranco Fini è quello che a suo tempo ha fatto la scelta più facile e meno coraggiosa e cioè restare in Forza Italia capitalizzando subito una posizione di potere, al contrario del Presidente del Senato Ignazio La Russa che seguì Giorgia Meloni in una avventura che allora pareva solo disperata.

In genere quando scompare il leader di un partito centrato sul fondatore, quel partito è destinato quasi inesorabilmente a evaporare più o meno velocemente. L’unica eccezione notevole a cui abbiamo assistito è stata quella della Lega di Umberto Bossi, con Matteo Salvini che non solo l’ha sostituito ma ha anche portato il partito a fasti mai raggiunti dal fondatore.

A questo punto dobbiamo riaccendere i riflettori su Pier Silvio, l’erede designato per una eventuale “discesa” in politica. Imprenditore, a capo ora di Mediaset, 54 anni, subito dopo la scomparsa del padre ha fatto capire chi comanda ad Arcore. Ha preso saldamente in mano l’azienda di famiglia e ha rivoluzionato i palinsesti affermando di volere “meno trash” nei suoi programmi. Per quanto riguarda la politica è stato “aperturista”, se ci si consente un termine sdoganato efficacemente da Andrea Giambruno, seppure in altro contesto.

E cioè ha detto che a lui interessa l’azienda a cui vuole dedicarsi al meglio ma… Ed è proprio quel “ma” che è rivelatore, perché qualche pensierino l’erede lo ha fatto e lo ha anche detto, facendo considerazioni sulla sua età, a breve uguale a quella del padre quando fondò Forza Italia. Tuttavia, data la situazione che si è creata nel centro-destra, forse dovrebbe accelerare un po’ perché i tempi sono maturati più velocemente del previsto.

La vicenda Giambruno, ad esempio, è abbastanza indicativa. Che Antonio Ricci abbia ordito da solo l’”uno-due” che ha mandato al tappeto l’ex compagno del premier è abbastanza arduo da credere. È vero che esiste una “Repubblica indipendente del Riccistan” ma che operi come una Wagner fuori dal controllo di Arcore è inverosimile. Lo dimostra che i due fuorionda erano stati girati mesi prima, addirittura a giugno, ed erano stati, come “buona pesca estiva”, messi in frigo dal geniale inventore del Tg satirico.

Ma il fatto che non siano stati mandati in onda contemporaneamente - ma separati da un breve intervallo temporale - sta a dimostrare che se avessero voluto i vertici di Forza Italia e di Mediaset sarebbero intervenuti con forza dopo la messa in onda del primo, cosa che non hanno fatto. Parimenti si è parlato di mesi di inutili contatti tra FdI e Mediaset per evitare la messa in onda malandrina. E dietro, come ha fatto capire Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di FdI, potrebbe esserci proprio il gotha aziendale. Considerazione, peraltro, non troppo difficile da fare.

Mossa in sintonia con lo stato di guerra fredda o a “bassa frequenza” (e il caso di dirlo) in atto da quando è scomparso il Cavaliere e che aveva visto la Meloni pungere Arcore con la legge sulle tasse sugli extraprofitti delle banche, che colpiva anche la Mediolanum, la banca della famiglia Berlusconi. Né i rapporti tra la Meloni e Silvio erano stati mai eccezionali, basti solo pensare al famoso “pizzino” che il Cavaliere scrisse allora sul premier e che fece in modo che tutti potessero vedere.

Quella volta c’era dietro la nomina di La Russa a Presidente del Senato, la seconda carica dello Stato. Alla luce di tutto questo le considerazioni sulla accelerazione della discesa in campo di Pier Silvio acquistano una coloritura forte che lo stigma della necessità. Agire prima che il partito gli evapori in mano. Per fortuna che Pier Silvio c’è.

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