Giacomo Mancini, il 25 aprile a Cosenza l'inaugurazione della statua
Da segretario Psi, ha seguito una linea di autonomia dalla DC e dal PCI. La statua dello “statista del fare” verrà inaugurata a Cosenza il 25 aprile
Il ricordo di Giacomo Mancini, anniversario della nascita
È ormai nella storia del Paese solo per aver salvato, con il vaccino di Sabin, milioni di bambini dalla poliomielite. Da segretario Psi, ha seguito una linea di autonomia dalla DC e dal PCI. La statua dello “statista del fare” verrà inaugurata a Cosenza il 25 aprile, anniversario della Liberazione.
Giacomo Mancini (1916-2002), di cui il 21 aprile è ricorso l’anniversario della nascita, non gradiva rivendicare particolari benemerenze partigiane. Preferì mantenersi, su quelle drammatiche giornate, a Roma, occupata dai nazifascisti, riservato e modesto. Di tanto in tanto, di quegli avvenimenti, parlò a me e a suo nipote, che porta il suo nome.
“L’incontro, a Roma, con Giuliano Vassalli-ci disse- fu decisivo per me. Ero arrivato, con il mio caro amico e concittadino, poi illustre avvocato, Mauro Leporace, da Novi Ligure, dove avevo svolto il servizio militare. Quello con il futuro Guardasigilli fu l’incontro con il partito socialista.
Fu organizzato dall’onorevole Olindo Vernocchi, un socialista massimalista, grande amico di mio padre, Pietro, primo deputato socialista della Calabria. In quel periodo, dal 25 luglio all’8 settembre del 1943, a Roma, si erano svolte numerose riunioni per la ricostruzione del partito socialista.
Giuliano Vassalli diventò il mio capo, io dipendevo da lui, che era l’organizzatore clandestino di un’area molto vasta della capitale. A me fu affidata la zona dal Trionfale ai Prati. Furono mesi duri. Abbiamo fatto la nostra parte nell’attività clandestina.
Giuliano fu arrestato nell’aprile del 1944. Dopo il suo arresto, fino a giugno, restai io a dirigere i partigiani socialisti a Roma. Vassalli, nel carcere nazista di via Tasso, fu sottoposto a pesanti torture da parte delle SS.
Fu liberato, per intercessione di papa Pio XII, alla vigilia dell'arrivo, a Roma, delle Forze Armate angloamericane, il 4 giugno 1944. Io e il mio gruppo occupammo la casa del musicista Pietro Mascagni, che era fuggito al Nord, e vi fondammo la prima sezione socialista di Roma.
Giuliano, quindi, evitò la tragica fine di Bruno Buozzi, segretario generale della Fiom-Cgil, e degli altri 14 antifascisti, trucidati a La Storta, proprio il 4 giugno, dagli spietati nazisti in fuga. Tra loro, c’era un giovane polacco, un mio caro amico, Frejdrik Borian.
È un ricordo incancellabile. Toccò a me riconoscerlo, in ospedale, assassinato, come gli altri, con un colpo alla nuca, esploso dai nazisti. Mentre, all’ospedale “Santo Spirito”, dovetti riconoscere il cadavere di Buozzi. Dalla radio, seppi che mio padre, Pietro Mancini, era diventato prefetto di Cosenza, dopo che la città era stata liberata dagli alleati. Nella storia, non compare il mio nome, sebbene io fossi presente. Ricordo lo splendido sole del 25 aprile”.
Queste le parole, con le quali il segretario del Psi, autonomo e inviso ai “poteri forti”, il ministro, concreto e non narratore, della Sanità-che introdusse il vaccino di Albert Sabin per sconfiggere la poliomelite-rievocava la Resistenza dei socialisti, a Roma, culminata con la liberazione, il 25 aprile dai nazifascisti.
Anche per onorare la Resistenza e quelle pagine eroiche, gloriose e tragiche, abbiamo pensato di svelare la statua, realizzata dal maestro Domenico Sepe, raffigurante lo statista calabrese, il 25 aprile, nel giorno, che celebra la festa fondativa del nostro Paese, restituito alla democrazia e alla libertà.
Lo facciamo a Cosenza a cui, da Sindaco, il “Leone” dedicò gli ultimi anni della sua attività, caratterizzata dalla realizzazione di numerosi “documenti di pietra”, opere importanti, decise con l’obiettivo di liberare il Mezzogiorno e la Calabria dai tanti ostacoli e freni, che continuano a impedirne lo sviluppo e il collegamento con le regioni più avanzate e con l’Europa.
*Presidente “Fondazione Giacomo Mancini”