Governo, "bomba" autonomia. Leghisti del Sud, FdI e FI frenano. Inside-choc

Governo, rischio implosione. Altro che testo Calderoli approvato entro la fine del 2023...

Di Alberto Maggi
Politica

Caos nel governo e nella maggioranza sulle riforme. Il dietro le quinte
 

Le parole di Domenico Forgiuele, nato a Lamezia Terme (non proprio in Padania), solo eloquenti. Di professione fa il vicecapogruppo della Lega Salvini Premier a Montecitorio. In un'intervista a un quotidiano calabrese ha candidamente dichiarato: "Non credo che l'autonomia si farà entro il 2023". Smentendo così in modo clamoroso il segretario del suo partito, Matteo Salvini, che poco prima di Natale parlava dell'approvazione dell'autonomia regionale differenziata entro la fine dell'anno. Perfino nella Lega, con i suoi (pochi ma rilevanti) eletti al Centro-Sud, frenano sul federalismo.

Figuriamoci che cosa possono pensare Fratelli d'Italia, partito storicamente centralista che vorrebbe abolire le regioni, e Forza Italia. Ieri il moderato Maurizio Lupi parlava di "coinvolgimento delle opposizione e di nessuna fretta". Tiriamo le somme: il testo del ministro Roberto Calderoli resterà carta. Probabilmente carta straccia. Da Palazzo Chigi così come da Fdi, dal partito di Silvio Berlusconi e perfino dal Carroccio del Centro-Sud non c'è alcuna intenzione di correre sull'autonomia.

D'altronde il vertice di qualche giorno fa a Palazzo Chigi sulle riforme aveva prodotto un comunicato blando, senza date, senza impegni, generico e sostanzialmente insignificante. Correva l'anno 2018, governo Conte I, quello giallo-verde, è un leghista doc affermava a microfono spento nella sala fumatori della Camera che "sarebbe stato più difficile ottenere l'autonomia con Meloni che con i 5 Stelle".

E infatti i nodi vengono al pettine. Con il M5S si bloccò tutto, anche per il Papeete salviniano, ora con la destra nazionalista e centralista l'autonomia resta un sogno di Luca Zaia e di qualche leghista che ancora si presenta in televisone con il fazzoletto verde Padania e che rimpiange l'ampolla con l'acqua del fiume Po. Altro che fine 2023, forse, non c'è nulla di certo, solo quando sarà stato approvato il presidenzialismo meloniano e berlusconiano Fratelli d'Italia, partito egemone che pretende di comandare e di decidere tutto nel governo, e Forza Italia potrebbe dare il via libera all'autonomia. Ma con un testo decisamente diverso da quello di Calderoli, molto più blando e ridimensionato.

Basta parlare con qualsiasi deputato o senatore di FdI o FI e la risposta è sempre la stessa. "Vedremo, andiamoci piano. C'è tempo, Nessun afretta". Il problema per Salvini, impegnatissimo nel suo ruolo di ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture ma pur sempre segretario della Lega erede della Lega Nord di Umberto Bossi (quella della Padania libera e indipendente e sovrana), è che con questi alleati centralista gli scoppierà la minoranza interna.

Sia in Lombardia con il Comitato Nord bossiano di Grimoldi e Cioccia sia (e soprattutto) con la furia veneta che Zaia faticosamente sta cercando di tenere a bada la rabbia che potrebbe sfociare nell'indipendentismo alla catalana o alla scozzese. Grossi guaia, insomma, sulle riforme. E se nella Lega prevarrà la vecchia linea, quella federalista, il governo rischia davvero.

 

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