Governo, Draghi pronto a dimettersi. Elezioni a giugno o settembre
Governo, Draghi non ne può più di fare il premier e cerca l'incidente parlamentare
Governo, Draghi deluso per la mancata elezione al Quirinale e non vuole, assolutamente, gestire la Legge di Bilancio per il 2023
Non ne può più. Semplice, facile da capire per tutti, chiaro, lapalissiano. Mario Draghi è stanco, stanchissimo della sua maggioranza perennemente litigiosa, come è accaduto ancora una volta ieri in Commissione Finanze della Camera sulla riforma del catasto. Il presidente del Consiglio, spiegano fonti parlamentari sia di Centrosinistra sia di Centrodestra, sta cercando l'incidente parlamentare per salutare tutti. E' ovvio che la situazione internazionale e la guerra di Vladimir Putin contro il popolo ucraino spinge alla stabilità, ma la maggioranza che sostiene l'esecutivo di larghe intese voluto da Sergio Mattarella è una pentola a pressione pronta a esplodere.
Ma l'attenzione delle chiacchiere in Transatlantico si sofferma in particolare sul ruolo del premier. Prima di tutto Draghi è deluso e amareggiato per il mancato sostegno da parte dei partiti del suo governo alla sua volontà di trasferirsi al Quirinale e diventare presidente della Repubblica. Un ferita che brucia, ancora aperta, per il "nonno a disposizione dell'Italia". E poi c'è la convinzione di Palazzo Chigi che così non si può assolutamente andare avanti. La grande preoccupazione di Draghi è quella per la Legge di Bilancio per il prossimo anno.
"Con le elezioni alle porte sarà praticamente impossibile scrivere e soprattutto far approvare la manovra per il 2023", sottolinea un deputato del Pd di lungo corso. Il timore del presidente del Consiglio è quello che più resta alla guida di questo esecutivo litigioso e diviso su tutto e più la sua immagine, sia tra gli italiani sia sul piano europeo e internazionale, viene scalfita. Meglio, quindi, cercare al più presto un incidente parlamentare e mandare tutti a casa. E' per questo che, assicurano fonti di maggioranza, Palazzo Chigi alzerà il livello dello scontro su ogni provvedimento (come ha fatto sul catasto frenando il compromesso) proprio per avere a una clamorosa frattura tra i partiti di governo.
Se si arrivasse alla crisi, spiegano molti parlamentari, l'unico sbocco sarebbero le elezioni politiche anticipate, o già a giugno, se la situazione precipita nonostante la guerra in Ucraina, o dopo l'estate (probabilmente a fine settembre). E Draghi? Nessun problema. "Un lavoro me lo trovo da solo", ha detto il premier qualche settimana fa rispondendo stizzito ai parlamentari che già lo candidano nuovamente come premier dopo le prossime elezioni. SuperMario potrebbe stare anche sei mesi in panchina aspettando l'evoluzione degli eventi.
Se le urne consegnassero un nuovo parcheggio, i partiti, escluse le ali estreme, potrebbero tornare con il cappello in mano a supplicare Draghi di fare il premier per cinque anni. Oppure c'è anche l'ipotesi di attendere che si liberino la poltrona della Banca Mondiale o della Commissione europea. E comunque, come spiegano in Transatlantico, se volesse il premier dovrebbe solo alzare il telefono per trovare un lavoro di primissimo piano in una grande banca d'affari americana.
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