Governo, Draghi nega ma arrivano conferme. Lascia in agosto, voto in ottobre
Esclusivo: Legge di Bilancio per il 2023 da 15 miliardi di euro anticipata a luglio
Pesa anche il nodo pensioni, tema super-divisivo. Meglio che la riforma la faccia il governo post-elezioni
"Non ho alcuna intenzione di lasciare prima del tempo. Voglio completare il mio lavoro fino alla fine". Con queste parole il presidente Mario Draghi, nel corso del vertice con il Centrodestra di governo dell'altro giorno sul nodo della delega fiscale, ha negato categoricamente le dimissioni e la crisi in estate. Ma fonti autorevoli di diversi partiti della maggioranza confermano questa mattina ad Affaritaliani.it che da Palazzo Chigi è arrivato l'input al ministero dell'Economia di iniziare a preparare la Legge di Bilancio che quasi certamente verrà anticipata a luglio con l'obiettivo che venga approvata dal Parlamento prima della pausa estiva di agosto.
Le primissime indiscrezioni parlano di una manovra per il 2023 da circa 15 miliardi di euro. Le forze politiche che sostengono l'esecutivo di unità nazionale si interrogano su quali siano le reali intenzioni di Draghi. Se davvero non ha alcuna intenzione di lasciare qualche mese prima della scadenza naturale della legislatura, perché anticipare la Finanziaria da dicembre all'estate? L'ipotesi resta quella di sciogliere le Camere attorno a Ferragosto, in modo da consentire a tutti i deputati e senatori di maturare il diritto all'agognata pensione, per poi votare nella seconda metà di ottobre.
Anche perché - spiegano fonti della maggioranza - "una volta fatta la manovra, con la pandemia ormai sotto controllo e il Pnrr instradato, il compito di Draghi è sostanzialmente finito". E, come scrivono in molti, il premier ha altre ambizioni internazionali, dalla guida della Nato a quella della Banca Mondiale alla poltrona di Ursula von der Leyen di presidente della Commissione europea. C'è anche un altro elemento che spinge verso questa soluzione. Entro la fine dell'anno va fatta la riforma delle pensioni, dopo la transizione del 2022 post Quota 100.
E il tema è esplosivo per la variegata maggioranza di emergenza nazionale, perfino di più del Fisco e della riforma del catasto. Anticipando la Legge di Bilancio a luglio-agosto, il premier potrebbe stralciare il tema della previdenza dalla manovra per lasciare l'incombenza al prossimo esecutivo che uscirà dalle urne. In questo schema, definito "più che verosimile da diverse fonti politiche", non ci sarebbe alcuna riforma della legge elettorale e si andrebbe quindi alle urne con il Rosatellum, sistema misto proporzionale-maggioritario che obbliga i partiti a stringere alleanze prima del voto.
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