Meloni-Berlusconi accordo, nodo Giustizia. Ministeri, cosa cambia. I nomi
Governo, Ronzulli fuori (ma era tutto previsto). Il piano di Berlusconi
Per la Lega confermato Giancarlo Giorgetti al Mef
L'accordo è vicino. Vicinissimo. Anzi, secondo alcune fonti qualificate, l'incontro di oggi tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi servirà a mettere nero su bianco l'intesa e la pace ritrovata tra Fratelli d'Italia e Forza Italia dopo i voti azzurri mancati a Ignazio La Russa presidente del Senato. E tutte le polemiche che sono seguite. Il segnale della svolta sono le parole di Licia Ronzulli, fedelissima dell'ex Cavaliere che si è tirata fuori dalla corsa per diventare ministro: "Il mio caso non esiste più. A Mattarella faremo il nome Meloni". E ancora: "Avremo un ruolo importante nella squadra di governo".
Una lettura maligna dei fatti degli ultimi giorni porta a pensare alcuni osservatori che Berlusconi di proposito abbia fatto in modo che i fotografi inquadrassero i foglietti con le accuse a Meloni scatenando così la reazione della premier in pectore ("Mancava non ricattabile"). E qui il ruolo della Ronzulli appare centrale. Berlusconi ha chiesto un dicastero per la fedelissima, pur sapendo benissimo che la leader di FdI era contraria, alzando poi la tensione con il caso La Russa-foglietti. Il tutto per arrivare alla pace sacrificando, come era ovvio fin dall'inizio Ronzulli, ma ottenendo ciò che voleva.
E infatti, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, l'accordo FdI-Forza Italia dovrebbe prevedere il ministero della Giustizia a un esponente azzurro, con l'ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati favorita su Francesco Paolo Sisto (anche se in serata è tornata l'ipotesi Carlo Nordio che riaprirebbe i giochi). In questo modo, con Antonio Tajani confermato agli Esteri, Berlusconi avrà due ministeri di peso nell'esecutivo e soprattutto Via Arenula a cui teneva moltissimo. Unica concessione, pare, la parziale retrocessione di Anna Maria Bernini da ministro dell'Istruzione a quello dell'Università. Resta sul tavolo l'ipotesi Alessandro Cattaneo alla Transizione ecologica o degli Affari Regionali, mentre Maurizio Gasparri potrebbe andare alla Pubblica amministrazione.
Per la Lega confermato Giancarlo Giorgetti al Mef e quasi sicuramente Matteo Salvini alle Infrastrutture e ai Trasporti. Per il Viminale in pole position c'è sempre il prefetto di Roma Matteo Piantedosi, anche se il Carroccio spera ancora nel colpaccio Giulia Bongiorno (più difficile Nicola Molteni). Alle Riforme e autonomia regionale il mancato presidente del Senato Roberto Calderoli e in più la Lega dovrebbe anche avere il dicastero della Disabilità con Alessandra Locatelli.
Per Fratelli d'Italia confermato il Mise (che diventa super-Mise "rubando" le deleghe sull'energia all'Ambiente) quasi certamente con Guido Crosetto e la Difesa con Adolfo Urso. In squadra anche Raffaele Fitto agli Affari europei e Giovanbattista Fazzolari nel delicato ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Per il dicastero della Salute resta in pole position il tecnico Francesco Rocca, presidente della Croce rossa internazionale.