Governo, solo l'invasione militare di Putin evita la crisi

Non solo il catasto, si prepara un Vietnam parlamentare su tutti gli altri dossier caldi

di Paola Alagia
Politica
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Governo, solo la guerra lo tiene in piedi

La guerra in Ucraina è sempre più l’unico vero argine che tiene in vita l’esecutivo. Senza l’invasione di Putin, la crisi sarebbe già aperta. E’ questa la convinzione che si rafforza ora dopo ora in Parlamento. E che ha preso maggiore forza dopo quanto accaduto ieri in commissione Finanze della Camera sulla riforma del catasto, con il Governo salvo per un solo voto. “Il problema vero, infatti, è che l’incidente sfiorato sulla legge delega fiscale è solo un antipasto di quanto può accadere su tutti gli altri dossier caldi da affrontare”, si sfoga con Affaritaliani.it una fonte parlamentare dem. Del resto, il segretario del Pd Enrico Letta ieri a caldo in un tweet si era detto “senza parole”: "Il centrodestra - ha scritto - ha appena tentato di far cadere il governo Draghi sul riordino del catasto. Non vi e' riuscito per un soffio”.

Rimane però il timore di un vero Vietnam parlamentare da adesso in poi. Lo ammette col nostro giornale un’autorevole fonte di centrosinistra: “E’ inutile negarlo. Ci sono però due tipi di paure. Da un lato c’è chi, soprattutto gli eletti alla prima legislatura, teme di non arrivare alla pensione. E dall’altro c’è chi è seriamente preoccupato che l’Italia possa perdere Draghi al timone in questo momento”.

Non si nasconde dietro un dito il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari:  “Se si va avanti in questo modo - ha detto oggi a Radio24 -, c'è il rischio che la maggioranza si spacchi. Se continua a spaccarsi, prima o poi qualche cambiamento nel governo potrebbe esserci, perché o ne prende coscienza Draghi o qualche partito della maggioranza si stufa”.

Governo, l’incidente sul catasto brucia ancora. Alberto Gusmeroli (Lega): “Non c’è stata la volontà di ascoltare metà della maggioranza”

Quanto accaduto sulla delega fiscale e in particolare sulla norma del catasto ancora brucia parecchio. Il vicepresidente della commissione Finanze e deputato della Lega Alberto Gusmeroli, per esempio, tira le somme con Affari: “Il risultato 23 a 22 certifica che non c’è stata la volontà del Governo di ascoltare metà della maggioranza. Che peraltro aveva presentato un emendamento sugli immobili fantasma. Col risultato che, senza cambiamenti, se nel 2023 vincesse il centrosinistra ci sarebbero più tasse sulla casa per tutti e meno assistenza su asili nido, mense e scuola per le famiglie”.

Tra le fila di FI e della Lega c’è chi parla col nostro giornale di una vera e propria forzatura: “La questione del catasto è stata volutamente forzata, approfittando del fatto che la gente fosse distratta dalla guerra”.
Non mancano poi i parlamentari che puntano l’indice contro il presidente di Commissione Luigi Marattin: “Non è stato arbitro. Un arbitro non deve giocare la partita”. E non sono teneri neppure nei confronti del ministro per i Rapporti col Parlamento: “Federico D’incà? Un arbitro che è andato a giocare un’altra partita”.

Di diverso avviso, invece, Fratelli d’Italia. Per il capogruppo FdI alla Camera Francesco Lollobrigida, infatti, Marattin e lo stesso D’Incà “fanno la loro parte. Lavorano – dice ad Affari - perché possa prevalere l’idea che sia la sinistra a dare le carte”. Ha trovato invece “imbarazzante” il cdx: in Commissione ieri “c’è stato un timido tentativo di resistenza con il vero terrore di vincere la battaglia. Il centrodestra di governo - osserva Lollobrigida - si certifica ancora una volta ininfluente rispetto alle scelte dell'esecutivo perché l’atteggiamento che assume sembra più che altro un bluff”. Secondo il capogruppo di FdI, comunque, sarà in Aula che si scopriranno le carte: “Tra poco vedremo se terrà sul catasto, che è una vera patrimoniale mascherata. C’è la possibilità che quella parte venga stralciata, ma se ciò non dovesse accadere quello che noi auspichiamo è che tutto il centrodestra non voti il provvedimento proprio perché non si tratta di un passaggio marginale. Parliamo di uno dei presupposti su cui si è costruita la coalizione e cioè la lotta alla tassazione e all’aggressione al patrimonio privato”.

Governo, il precedente del catasto e il rischio Vietnam parlamentare sugli altri dossier

Fonti di maggioranza di centrodestra che sostengono il governo, intanto, dicono ad Affari che si preparano alla battaglia nell'emiciclo: “Ci sono 460 emendamenti. Sarà senza dubbio lotta su ognuno di essi”. E sugli altri dossier, a cominciare dal ddl Concorrenza e fino all’annosa questione del Mes? “Una cosa è sicura: con il catasto si è creato un grosso precedente”. Se insomma si tratti di una slavina che diventerà una valanga “si vedrà”.  “Per ora - aggiunge una fonte leghista - dobbiamo rimanere uniti per affrontare la questione della guerra. Dopo, chissà”.
La gravità del conflitto, appunto. E’ questo l’unico collante che può tenere accese le luci a Palazzo Chigi: “Sarebbe da irresponsabili provocare una crisi in questa fase così delicata – ragiona un deputato dem -. Certo è che molto dipenderà da Salvini e da quanto sarà in grado di resistere, visto il pressing continuo di Giorgia Meloni, che dall’opposizione ha gioco facile”.

Governo, Francesco Lollobrigida (FdI): “Questa esperienza imploderà”

L’ennesimo alibi, invece, per Fratelli d’Italia: “Dopo quanto accaduto sul catasto, in una situazione normale già si sarebbe ricorso alle elezioni, prendendo atto che questo esecutivo è privo di strategie per la nazione e in particolare manca di coesione sulle scelte di fondo - attacca Lollobrigida -. Il Covid, lo spread, il Pnrr e ora la guerra: qualcosa per tenere insieme l'attuale accozzaglia chiamata governo le forze politiche la trovano sempre”. Anche se il presidente dei deputati di FdI è convinto che “questa esperienza imploderà”: “Dico di più, credo anche che Draghi si stia rendendo conto del percorso complesso e che non a caso stia cercando di indirizzarlo verso le scelte di cui lui è convinto, provando a uscire in un modo o nell’altro dalla palude. Ma, a un certo punto, si renderà conto che per farlo l’unica strada sarà quella di lasciare al loro destino le forze politiche".

 

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