I 5 Stelle esiliano il Pd dalla Rai. Ma la Tgr resta nelle mani della Lega
Che cosa c'è dietro la mossa di Conte. Inside
Il M5S ha voluto lanciare un segnale all'azienda e ai suoi dipendenti: "L'unico interlocutore di minoranza in Rai, alternativo al centrodestra, siamo noi"
E' bufera dopo l'inatteso asse tra M5S e FDI sul contratto di servizio in Rai. I Cinquestelle votano con la maggioranza, dopo aver piazzato alcune modifiche non sostanziali, e il PD va fuori di matto. Qualcuno ci vede la longa manus e l'abilità dell'amministratore delegato Roberto Sergio che, cercando l'ampia pace istituzionale, potrebbe anche staccare un biglietto da leader in vista del rinnovo dei vertici previsto per il 2024. Ma questa è fantapolitica.
La realtà, spiegano fonti ben informate, è che il M5S ha voluto lanciare un segnale all'azienda e ai suoi dipendenti: "L'unico interlocutore di minoranza in Rai, alternativo al centrodestra, siamo noi".
E così, dopo aver ottenuto la presidenza della Vigilanza con Barbara Floridia, i grillini hanno di fatto messo all'angolo il PD anche nella scrittura del piano editoriale, facendo infuriare il senatore Dem Antonio Nicita, ex commissario Agcom e relatore del provvedimento sul contratto di servizio.
Certo ora Conte potrebbe presentare il conto a Viale Mazzini, chiedendo qualche poltrona. A dispetto di alcune voci, però, nessuna velleità grillina sul Tgr dietro questa mossa. L'informazione regionale resta saldamente in mano alla Lega con l'asse Pacchetti-Casarin. Per il M5S filomeloniano, semmai, qualche trasmissione e qualche reddito di cittadinanza televisiva.