Il pensiero unico s'impadronisce anche dell'Uomo Ragno: ecco perchè

Boom dell'ideologia "woke": ognuno si fa il suo supereroe

Di Giuseppe Vatinno
Politica

La peste del politically correct contagia anche la Marvel

E così anche l’Uomo Ragno è diventato woke. Per chi non lo sapesse l’ideologia woke è una delle ultime pesti provenienti dagli Stati Uniti e ingloba il “politicamente corretto” e la “cancel culture”. Il termine, nello slang dell’inglese- americano dei neri Usa, sta a indicare lo stato di “accortezza” e di “vigilanza” sui diritti civili.

Quindi si tratta un termine inizialmente positivo se non si fosse –come al solito- esagerato. Dalla giusta attenzione si è passati rapidamente al parossismo e alla caccia alle streghe.

Il politicamente corretto ormai tutti lo conoscono e consiste nell’usare al massimo grado l’ipocrisia per chiamare -ad esempio- quello che una volta si chiamava “spazzino” “operatore ecologico” pensando così di trattarlo meglio. Ma è vero il contrario, perché il soggetto si cui si opera la trasformazione semantica la percepisce spesso come l’ennesima presa in giro.

Ho sentito parlare di “diversamente alti” per indicare i nani, “diversamente intelligenti” per indicare chi ha problemi a capire le cose e poi di “diversamente belli” per indicare le persone brutte. Poi c’è la nefasta cancel culture che consiste nel volere riscrivere a tutti i costi la storia. Esempi eclatanti sono gli abbattimenti delle statue di Cristoforo Colombo negli Usa o la rivisitazione continua di classici letterari a caccia di segnali di razzismo.

Anche i fumetti non ne sono immuni. Un esempio eclatante è stato il noto fumetto di Tintin, creato dal genio del belga Hergé nel secolo scorso. Ebbene neppure il ciuffuto giornalista investigativo è stato risparmiato. Uno studente congolese, Welcome Mbutu Mondondo (sic), presentò nel 2007 una denuncia in Belgio contro l’albo “Tintin in Congo”, perché a suo dire il protagonista avrebbe trattato male dei lavoratori africani.

Tutto nacque perché la “Commissione per l’uguaglianza razziale” inglese affermò che il fumetto aveva un “pregiudizio razziale orribile” e invitò le librerie inglesi a ritiralo dal commercio.

In primo grado lo studente perse e il giudice scrisse nella motivazione che: “Dato il contesto dell’epoca, Hergé non poteva essere motivato da un desiderio razzista". Ovvio e banale, solo una persona in malafede poteva pensare il contrario. In secondo grado, cioè in appello, Mondondo riperse con la seguente motivazione: "Hergé ha unicamente creato un lavoro di finzione per il solo scopo di intrattenere i suoi lettori. Si tratta di un umorismo candido e gentile." Così “Welcome Mondondo” –dal nome così suggestivo e in realtà “poco benvenuto” - se ne tornò in Africa con le pive nel sacco. Ma veniamo alla attualità, sempre fumettistica ed ora anche cinematografica.

Il nuovo film di animazione “Spider-Man: Across the Spider-Verse” c’è una “Spider-Society” in cui tutti gli “Uomini Ragno” degli universi alternativi sono presenti contemporaneamente in un solo mondo. E così abbiamo “Spider-Man 2099”, Spider-Monkey, uno Spider-Uomo Lupo, uno Spider Vampiro, uno Spider - Astronauta e chi più ne ha più ne metta.

Dove vivono questi Uomini Ragno? Ovunque naturalmente. C’è l’Uomo-Ragno indiano che sta a Mumbai, un altro irlandese di Dublino. Poi ci sta ancora un altro di “Nueva York ( (sic), un altro sulla Luna , un altro su Marte. Immaginiamo che nell’edizione italiana ci sia un Uomo Ragno di Velletri, un altro di Zagarolo, un altro ancora della Sgurgola. Kem Powers, uno dei tre registi ,così descrive il minestrone che ha creato:

"Spider-Man è uno dei supereroi più popolari del mondo, e una delle cose più entusiasmanti di questo mezzo di comunicazione e della possibilità di raccontare questa particolare storia di salto dimensionale è poter far sì che chiunque nel mondo esca dal cinema e senta che l'Uomo Ragno potrebbe esistere nel proprio quartiere, sia esso Mumbai o Dublino".

Ora non c’è solo il noto Peter Parker americano che vive a New York, creato dal genio di Stan Lee. Ci sono milioni di Peter Parker, ma anche di Mario Rossi, o di Joe Smith di Pinco Pallo che popolano il film. Insomma, il messaggio che i tre furbacchioni di Hollywood vogliono inviare e che la realtà non esiste e ognuno c’ha la sua e tu puoi fare come ti pare o meglio ti aggrada e in definitiva che “l’Uomo Ragno sei tu”.

C’è un uomo ragno nano, uno gigante, uno all’amarena, uno alla menta, uno vestito da Bianca Neve, uno vestito da Re Carlo, uno vestito dal barista sotto casa. Dietro c’è appunto l’ideologia woke che spadroneggia in California con il suo carico di insopportabile politically correct.

Il film ci dice che tutti possono tutto perché sono tutti uguali. Presto ai semafori, oltre agli usuali cretini che si esibiscono bloccando il traffico, compariranno sicuramente Uomini – Ragno che saltano sui cofani. Il messaggio è: liberi tutti! Potete fare quello che volete.

Un attacco pericoloso perché utilizza l’arma più potente il cinema, che però ha già tracimato ovunque sulla Rete. I giornali progressisti Usa non sanno più come pavoneggiarsi e il casereccio Wired è eccitato come una salamandra uzbeka per questo Uomo Ragno che può essere anche la vecchietta vicina di casa. Finalmente tutti sono uguali. Segno del degrado e della pazzia dei tempi e di quel “mondo alla rovescia” che ci stanno imponendo e in cui tutto è rovesciato e sovvertito in nome del politically correct.

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