Il turpiloquio di Sgarbi al Maxxi: tutti incaprettati dal politically correct

Dal sottosegretario potrebbe venire la proposta di un circo trasversale e variopinto di cervelli liberi per salvare il Paese dal perbenismo e dall’ignoranza

di Monica Macchioni
Vittorio Sgarbi
Politica

Maxxi, le polemiche su Sgarbi e Morgan? Manca l'abc della politica

Mala tempora currunt. La politica senza contenuti partorisce dibattiti sterili e grotteschi che avvelenano l’intelligenza collettiva. Che una intera classe dirigente a scoppio ritardato - forse perché non si informa in tempo reale? O perché non legge più i giornali? Non partecipa ai dibattiti perché intenta a parlarsi addosso incurante di ciò che le accade attorno, come in una rivisitazione moderna della celebre gaffe, forse mai pronunciata, di Maria Antonietta (“non c’è più pane? Date loro le brioches!”) -  si prenda la briga di commentare ben 10 giorni dopo (in politica oggi 10 giorni sono un abisso di tempo) - quanto avvenuto al Maxxi fra Sgarbi e Morgan, beh la dice lunga sulla crisi di contenuti e sulla incapacità di creare consenso di questa presunta e sedicente classe dirigente.

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Altro che svolta di Salerno, partito togliattiano con le antenne sui territori e sui bisogni reali delle persone: dal marciapiede rotto al semaforo storto, al lampione con la lampadina bruciata, alla strada sterrata da asfaltare. Qui siamo a Ciaula che scopre la luna. O forse anche peggio. Altro che mancanza di scuole di partito. Qui proprio c’è mancanza delle regole base, manca l’ABC della politica. Addirittura qualcuno chiede le dimissioni di Sgarbi. Per turpiloquio. Dicendo che cultura e volgarità non vanno a braccetto. Peccato che la storia del volgo cioè del popolo abbia dimostrato il contrario per secoli.

E poi: quanta ipocrisia c’è nel puntare il dito contro Vittorio Sgarbi per distrarre l’attenzione da altri casi bipartisan di palesi conflitti di interesse. Siamo il Paese dei Montante, degli Amara, della politica che si tramanda per tribù, per cordate, per circoli chiusi, per cooptazione e non per voto democratico. Spesso a totale scapito del merito, oggi viviamo il tempo delle nomine fatte secondo logiche non professionali e nemmeno di consenso, abbiamo assistito silenti, muti, conniventi alle nomine fatte in palese conflitto di interessi, privilegiando addirittura parenti amici cognati mamme fratelli sorelle  mogli amanti figli e fidanzate dei figli, tutti con un posticino al sole, a volte addirittura contro ogni logica di competenza e a volte anche contro il vettore indicato dallo scacchiere geopolitico internazionale.

E oggi, dopo avere avvallato consapevoli, inermi e inerti tutto questo, abbiamo la faccia di bronzo di occuparci delle domande che Morgan fa a Sgarbi e di scandalizzarci per come Sgarbi gli risponda? Sapendo che Morgan è un artista e Sgarbi è marinettianamente oltre D’Annunzio? Signori, francamente, ma di che parliamo? E poi ci meravigliamo se la gente non va più a votare? E perché dovrebbe? La legge elettorale è penosa. Costruita a tavolino da chi di lobby e di altri circoli chiusi se ne intende. Elegge nominati dalle segreterie dei partiti. Senza vaglio democratico. Senza che il popolo possa dire la propria. Non è volgare insultare così l’intelligenza degli italiani? Che opzione avrebbero? Quale sarebbe la loro scelta se già si sa prima delle elezioni chi verrà eletto e chi no? Tutti incaprettati dal politically correct? È urgente che la filosofia torni a sposarsi con la politica. È necessario ripristinare la democrazia in questo Paese, una democrazia sospesa dal 2010 con sciagurate forzature istituzionali finalizzate a sovvertite il voto del popolo. C’è necessità che cervelli liberi provino a salvare l’Italia. Servono riforme vere per ridare forza alla politica e libertà di pensiero per ridare speranza ai giovani che il loro futuro non è predestinato ma che possono scrivere il copione della propria esistenza e del miglioramento sociale collettivo. Fatti. 

Non pensierini preconfezionati ad uso e consumo dei perbenisti. Ecco se Sgarbi non si farà imbrigliare, potrebbe avere la forza di farcerla. Per tutti noi. Potrebbe per esempio lanciare una associazione culturale trasversale, la AITCL (Associazione Internazionale Trasversale dei Cervelli Liberi). Chissà magari creerebbe un laboratorio, un punto di riferimento fondamentale e infungibile, un think tank, un grande e variopinto circo - come era attorno alle riviste culturali del Novecento -  da cui trarre linfa vitale per guardare il mondo con occhi nuovi, fuori dal recinto piccolo borghese, uno sguardo aperto sull’infinito rivolto anche all’Olimpo della letteratura, della cultura, dell’arte. Che per definizione è del popolo, e quindi popolare. E si sa che quando una idea nasce è come la pallina di neve che incomincia a rotolare dalla cima della montagna. Trasformala in valanga è un attimo. Fra un anno ci sono le elezioni europee.

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