Intercettazioni, Palamara: “Tra giornalisti e magistrati c’è perversione”
Il ministro della Giustizia Nordio riapre il caso Csm. Palamara su Affari: "Diffusione delle intercettazioni? Prassi italiana. Sul Qatar-gate non è uscita una"
Giustizia, l'ex membro del Csm Luca Palamara: “Ci sono delle cordate di potere in Italia che si reggono su un rapporto molto stretto...”
“Questa porcheria è continuata... ed è continuata anche dopo la Legge Orlando. Basta vedere il sistema Palamara, cosa non è uscito in quelle intercettazioni… di cose che non avevano niente a che fare con le indagini. Ma aggiungo: cosa non è uscito... Ma voi credete veramente che tutte le intercettazioni del trojan di Palamara siano state trascritte nella forma della perizia e siano state date... tutte? Sono state selezionate, pilotate, diffuse secondo gli interessi di chi le diffondeva… e non sono ancora state tutte rese pubbliche o ascoltate dai difensori… o individuate … almeno a quel che risulta fino a ieri perché quel processo sta andando a rilento, non si sa perché, o forse si sa perché sta andando a rilento...”.
Sono le parole durissime pronunciate dal Guardasigilli, Carlo Nordio, questa mattina in audizione alla commissione Giustizia sulle linee programmatiche del dicastero e sullo strumento investigativo delle intercettazioni. A margine di questa dura reprimenda, Affaritaliani.it ha interpellato l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, nonchè ex membro del Consiglio superiore della magistratura Luca Palamara, coinvolto nella vicenda dell'Hotel Champagne e del "sistema" correntizio all'interno del Csm e radiato dalla magistratura proprio dopo alcune intercettazioni rilevate con il "Trojan", un "programma-virus" che penetra i dispositivi telefonici e registra tutte le attività.
Come reagisce a queste parole?
“Usare le intercettazioni per eliminare questo o quel nemico politico è un modo per distruggere la giustizia penale. Le parole del ministro Nordio sono un segnale di speranza per tutti coloro i quali ci credono ancora e si vogliono battere per una giustizia giusta”.
E sulle parole del ministro in merito alle intercettazioni che dice?
“Per via legale stiamo documentando tutto quello che è accaduto dall'8 maggio 2019 e che ha fatto sì che in qualche modo il Consiglio Superiore la Magistratura venisse terremotato e si facesse saltare la nomina del procuratore di Roma. Ciò che è accaduto era assolutamente inconferente con l'indagine penale in corso”.
Della prassi di diffondere le intercettazioni che pensa?
“E’ una prassi sicuramente italiana. Basti vedere cosa sta accadendo sul cosiddetto Qatar gate in Europa: non è uscita un’intercettazione. Fosse accaduto in Italia avremo avuto paginate intere sui quotidiani. Quello che ho raccontato nei miei libri è quello che ho vissuto direttamente anche nei rapporti con i giornali”.
Ma perché accade?
“Perché si tende a portare la giustizia sul terreno della contrapposizione politica. E poi c'è un rapporto perverso tra una parte della magistratura e una parte del mondo dell'informazione. L'una si serve dell’altra per alimentare le carriere. Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale nel corso delle indagini. Purtroppo si pensa di dover schiaffare quelle parole sui giornali e che il processo serva ad altri fini. Oggi forse tutto questo comincia a non essere considerato più accettabile da parte dei cittadini”.
Lei ha guidato una corrente della magistratura e ne determinava i rapporti con le altre correnti. E’ stato il più giovane presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati. Ha partecipato a un sistema che oggi sta criticando. Che riflessione fa sul quel periodo? Pensa di aver sbagliato?
“La riflessione che faccio è quella del libro ‘Il Sistema’. Ci sono delle cordate di potere in Italia che si reggono su un rapporto molto stretto... alcuni uffici della procura della Repubblica e determinati organi di informazione o la polizia giudiziaria di riferimento e anche di alcuni giudici che in qualche modo accolgono le istanze dell’accusa. Questo crea un'alterazione del sistema, quel sistema di cui ho fatto parte e che ho raccontato. Sicuramente dalle esperienze negative bisogna avere la forza di ripartire, mettere le questioni sul tavolo e fare in modo che siano oggetto di riflessione affinché queste cose non accadano”.
Ma vista la forza delle correnti, ha ancora senso che dei magistrati giudichino altri magistrati? Si è parlato di farli giudicare da enti indipendenti fatti da giuristi non coinvolti nelle dinamiche interne della magistratura?
“Appena si parla di queste vicende si adombra una minaccia all’autonomia e all’indipendenza della magistratura. Ma non c’entra nulla. Si tratta di ovviare a una patologia. Al di là delle vicende personali il tema è esploso e venuto fuori. Affrontarlo con un pannicello caldo, come con la riforma Cartabia, non serve a nulla. Su creare una sezione esterna... è una tesi questa... sostenuta anche in ambito del Partito Democratico, sostenuta dall'ex ministro Orlando o da Violante. Nel sistema attuale mettere ‘la disciplinare’ in mano a organismi che hanno in prevalenza magistrati significa in qualche modo impedire che alcuni comportamenti sbagliati possano essere efficacemente giudicati”.
La maggioranza della popolazione non mi sembra consapevole dei pericoli insiti in queste distorsioni della giustizia che lei racconta. La maggioranza delle persone non sono toccate direttamente da questi fenomeni
“Che ci sia un problema rispetto ai rapporti tra magistratura e politica, il tema delle correnti, il rapporto tra magistratura e informazione, è un fatto comunque emerso. Anziché invocare l'immodificabilità della Costituzione bisognerebbe ricordare che il tema della magistratura non appartiene ai cosiddetti principi immodificabili e bisognerebbe intervenire. Non ho mai fatto un discorso contro la magistratura ma in favore e non in un’ottica punitiva. Sono due anni che giro l’Italia e io registro una forte sensibilità su questi argomenti. Che la giustizia funzioni credo sia interesse di tutti. La politica dovrebbe spiegare ai cittadini che esiste un problema perché nessun cittadino vuole che un magistrato sia politicizzato o sia parte di storture”.