L’ex Msi Roberto Menia: “Io missino? Sono orgoglioso. Polemica sbagliata”
Il senatore Menia di FdI: "Basta con antifascismo 70 anni dopo, Fiamma legittimamente rappresentata in Parlamento". Parrini (Pd), da La Russa e Rauti falsità
CASO MSI: MENIA, "IO ORGOGLIOSAMENTE MISSINO, SU RAUTI-LA RUSSA POLEMICA INUTILE E SBAGLIATA"
''E' una polemica fuori luogo, totalmente sbagliata e inutile...''. Roberto Menia, classe '61 da Pieve di Cadore, ex finiano duro e puro, cresciuto durante gli anni Ottanta nel vecchio MSI, ora senatore di Fdi con Giorgia Meloni premier, non rinnega nulla del suo passato nella Fiamma. E respinge al mittente le critiche mosse dall'opposizione alla figlia di Pino Rauti, Isabella, e al presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ieri hanno celebrato i 76 anni dalla nascita del partito che ha raccolto l'eredità della destra fascista. ''Io -rivendica all'Adnkronos Menia, a Montecitorio '94 al 2013, prima con MSI-An poi con Pdl e Fli- sono entrato in Parlamento orgogliosamente da missino. Ricordo a lorsignori che l'MSI è stato per molti innanzitutto una palestra di vita, quasi di purezza: molti nel Movimento fondato da Almirante hanno imparato valori, condotto le battaglie più nobili, come quella per l'italianità. Io ho imparato tutto questo e, lo ripeto, sono orgoglioso di esserci stato...". '
'Il Movimento sociale italiano è ed ha una storia tutta parlamentare, ha avuto il merito di mantenere nel recinto democratico un'intera comunità, uomini e donne che uscivano da un'esperienza importante, che hanno combattuto per degli ideali in cui credevano. Non dimentichiamoci poi che l'MSI ha preso milioni di voti... E' un partito che ha sempre avuto legittimamente una rappresentanza alla Camera e al Senato. Ora non si può fare dell'antifascismo 70 anni dopo, altrimenti dovrei ricordare, per esempio, che l'ex capo dello Stato Napolitano benediceva i carri armati a Budapest... Dopo l'MSI c'è stata, naturalmente, come in tutta la tradizione politica italiana -sottolinea il senatore meloniano- una evoluzione. Ho vissuto tutta la stagione di An e oggi vivo felicemente la stagione di Fdi''.
Menia è un fiume in piena, non accetta etichette, né critiche, sulla storia missina e ricorda alla sinistra che oggi attacca La Russa e Rauti anche un episodio particolare, che ha sempre destato scalpore, ovvero, la collaborazione del leader missino con la rivista 'La Difesa della Razza' diretta da Telesio Interlandi: ''Almirante viene citato spesso perché scriveva su una certa rivista... Voglio ricordare, però, che sulla stessa materia scrissero tanti altri: Giorgio Bocca, Fanfani, Spadolini e Scalfari poi diventato fondatore del quotidiano 'La Repubblica'... Voglio ricordare inoltre che Almirante e l'MSI hanno sempre espresso parole chiare di condanna nei confronti delle leggi razziali e hanno sempre sostenuto Israele e una posizione atlantica''.
Caso Msi: Parrini (Pd), da La Russa e Rauti falsita' evidenti
"Non si spegne, giustamente, lo sdegno per le parole di Ignazio La Russa e Isabella Rauti sul Msi. I due rappresentanti di Fratelli d'Italia sostengono che il Msi fu una palestra di democrazia rispettosa della Costituzione. Una falsita' evidente".
Lo scrive sui social netowork il senatore dle Pd, Dario Parrini. "Tra tanti esempi che si possono fare basta citare un'intervista televisiva del 1971 in cui Pino Rauti della democrazia parlamentare diceva questo: 'Noi siamo contrari in linea di principio, per questioni ideologiche, perche' non crediamo all'eguaglianza degli uomini. Non crediamo al suffragio universale'. Questo era il Msi, queste le idee che lo attraversarono per decenni e che lungamente nutrirono la sua pericolosa contiguita' con i protagonisti di alcune delle vicende piu' torbide e terribili della storia repubblicana", sottolinea ancora Parrini.
"La Russa e Rauti celebrano una cosa dalla quale invece, specie in virtu' delle cariche istituzionali che adesso occupano, dovrebbero prendere totalmente le distanze. La decisione dello stato maggiore del partito di Giorgia Meloni di tornare molto indietro rispetto a dove era arrivato Fini a Fiuggi nel 1995 e' inquietante e riflette un desiderio revanscista di riscrittura deformante del passato contro il quale e' doveroso erigere un'invalicabile barriera culturale, morale e di serieta'".