Cgil, compagni coltelli
La sinistra e il la CGIL non si smentiscono mai. Fanno l’esatto contrario di quello che predicano. Ecco che cosa è successo
Gibelli: Landini blatera sui “padroni” e poi licenzia, la solita vecchia storia. Purga rossa in CGIL
La sinistra e il la CGIL non si smentiscono mai. Fanno l’esatto contrario di quello che predicano. E così è nuovamente successo. Aveva iniziato Fausto Bertinotti ai tempi di Liberazione. Lavoratori di qua, lavoratori di là e poi li aveva spediti in cassa integrazione ed infine licenziati con un insolente marameo ideologico. Maurizio Landini ha invece licenziato il suo portavoce ufficiale del sindacato, Massimo Gibelli, grazie proprio al Jobs Act, la legge fatta da Matteo Renzi e che è sempre stata il pallino fisso da attaccare di Landini e della CGIL stessa (Il Pd non può farlo perché la legge l’hanno fatta incredibilmente loro).
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Landini ha definito il Jobs Act “una follia”, un attacco patronale che va “cancellato” immediatamente, anzi ha annunciato pure un referendum per abrogarlo. Tuttavia, appena gli è servito, non si è fatto scrupolo di utilizzarlo contro il portavoce storico del suo sindacato, nella migliore tradizione delle purghe staliniste. Dopo tutto la legge fatta dal Partito democratico era passata senza colpo ferire della CGIL stessa.
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Che il gatto si sia mangiato il topo e che abbia la coscienza sporca anzi sporchissima lo dimostra in maniera inequivocabile un fatto e cioè che Landini non ha risposto sul tema alle domande dei giornalisti. Gli inviati di “Quarta Repubblica” (Rete 4) lo inseguono, lo braccano, lo raggiungono ed infine lo stoppano: "Segretario, a quanto ci risulta il 4 luglio la Cgil ha licenziato lo storico portavoce del sindacato, Massimo Gibelli. Ne è a conoscenza?".
Landini, fa una smorfia, come quando lo beccano con le mani nel sacco, guarda il cielo, fischietta. Il caldo implacabile non aiuta: suda copiosamente e si vede che a disagio si somma disagio. Si gira dall’altra parte, affretta il passo e prova a svicolare. Più che un tentativo di chiarimento pare una partita di rugby con Landini abilissimo a fuggire nei vicoli e disperdersi nei labirinti ztllati del centro storico, il regno della sinistra al caviale, dei radical – chic tartinati che hanno la loro ipostasi nel segretario del Pd Elly Schlein ma anche quello della CGIL non scherza.
Dicevamo dei “compagni serpenti”. Massimo Gibelli (64) era entrato nel sindacato, nel lontanissimo 1983 ed ha lavorato con Lama Del Turco, Trentin, Cofferati e Camusso ma a nulla è servito. Che si tratti di una storia di purghe rosse lo dimostra il fatto che il suo posto era stato soppresso dalla segreteria della CGIL perché il povero Gibelli parlava troppo con i media: «Avendo il segretario l’abitudine e propensione a intrattenere direttamente i rapporti con i media». Questo significa che Landini le sue sollecitazione vuole farsele da solo perché l’immagine è sua e se la gestisce lui. Naturalmente il segretario si è difeso dicendo che non hanno usato il job act e che la figura annullata era un “lusso” producendo tante graziose nuvolette di aria fritta.
Resta il fatto che un lavoratore storico è stato fatto fuori da chi deve difendere da licenziamenti proprio i lavoratori, come Gibelli. Gibelli ha impugnato il licenziamento ma con i tempi italiani fa prima ad andare comunque in pensione. Una considerazione: mentre CGIL e sinistra licenziano a go go Silvio Berlusconi non ha mai licenziato nessuno. Ah dimenticavamo: Mediaset e tutte le aziende devono pubblicare i bilanci ed anche i sindacati lo devono, secondo il dettato costituzionale però non l’hanno mai fatto.