Salvini rinasce con la linea pacata. L'opposizione interna non ha un leader

La Lega alla ricerca dell'unità risale nei sondaggi

di Vincenzo Caccioppoli
Politica

Il cambio di passo, che era già iniziato da qualche mese, dopo la negativa esperienza del governo Draghi, è proseguito con più forza e con maggior convinzione, adesso all'interno di un governo di centrodestra

 

E' certamente strano, con tutto quello che sta succedendo intorno alla Lega, vedere un Salvini così pacato, poco polemico, quasi zen, si potrebbe dire. Fin dai suoi esordi sulla scena politica italiana, il leader leghista si è sempre contraddistinto per la sua veemenza, veracità, sicumera è pure leggera supponenza che tanto piacevano al popolo leghista padano, dove il partito è nato ed è diventato grande, sotto la guida del senatur Umberto Bossi, alla fine degli anni 80. E come se Salvini avesse deciso di non preoccuparsi, in apparenza, di tutto quello che gli sta accadendo intorno.

Mentre in passato lo si vedeva sempre in prima linea, impegnatissimo ad occuparsi di partito di, campagne elettorali e governo e a fasi alterne opposizione (talvolta mischiando le due cose) le sue innumerevoli felpe e la sua immagine da leader sovranista e populista, diventando suo malgrado il bersaglio facile delle sinistra, riuscendo anche nella non facile impresa, almeno per una volta, di riunirle, sotto un'unica bandiera, ha indossato la grisaglia ministeriale. Il cambio di passo, che era già iniziato da qualche mese, dopo la negativa esperienza del governo Draghi, è proseguito con più forza e con maggior convinzione, adesso all'interno di un governo di centrodestra.

Adesso la fronda interna che cresce ma senza una vera leadership, si aggrappa alla vecchia icona del senatur, che con i suoi 81 anni e i tanti acciacchi, pare come catapultato sul proscenio, forse ben al di là di quella che potrebbe essere la sua stessa volontà, (il siparietto di tre giorni fa, al cospetto del governatore Fontana, ha ricordato per certi versi più un sketch di Crozza). Chissà forse è per questo che il leader si sente tranquillo, sa che all orizzonte, per ora, di leader pronti a subentragli non smenta estremi la fila (per differenti ragioni.



Ecco allora che i più nostalgici (ma forse anche i più deboli attualmente) sembrano volersi attaccare  al grande vecchio, in attesa del nuovo Godot. Certo gli ultimi sconquassi elettorali, che sono stati però preceduti da quell’incredibile exploit delle europee del 2019 con il 34,8% di voti (la Lega di Bossi non aveva mai superato la soglia del 11%), hanno certamente indebolito la forza del segretario e creato malumori e dissensi, che sono adesso esplosi con forza, soprattutto al nord, dove la Lega è nata e dove aumentano le spinte propulsive verso l’autonomia e il federalismo, argomenti che con il nuovo corso nazional popolare inaugurato da Sqlvini nel 2013,, erano stati un po accantonati.

Ma in realtà la situazione potrebbe essere assai differente da quello che si pensa e che porta a credere chepresto ci possa essre una sorta di rivolta dal basso contro Salvini e i vertici romani del partito.  E non è un caso che se si guarda agli ultimi sondaggi, si assiste, da settimane, ad un deciso assestamento del partito, che pare avere arrestato quella che pareva come una inesorabile discesa nei consensi. Questo vuol dire che il partito, come tutti i partiti travolti dal ciclone Meloni, (come nella passata legislatura era accaduto con l’exploit dei cinque stelle) inevitabilmente deve fare i conti con risultati elettorali certo non esaltanti.

Ma nello stesso tempo proprio la Lega sembra da qualche settimana aver invertito la rotta, al contrario di altri, come Pd e Forza Italia, tanto per fare un paio di esempi, che invece continuano nella loro discesa di consenso. Questo può probabilmente determinato anche da questo nuovo atteggiamento più responsabile e moderato da parte del segretario e del partito in generale nella sua azione di governo e non solo, se rapportato per esempio a quello del suo alleato Forza Italia, che sta creando più di un grattacapo all’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia. In campagna elettorale molti commentatori avevano invece previsto che il vero problema per il centrodestra, in caso di vittoria, sarebbe stata la innata irrequietezza del leader leghista e le sue grandi aspettative ed aspirazioni.



D’altra parte già nell’esecutivo Draghi, il leader della Lega, aveva assunto una posizione di lotta e di governo, come d’altra parte è sempre stato nel dna della lega, fin dalle sue origini. Invece già nelle convulse settimane che hanno preceduto la formazione del governo, Salvini ha sempre incarnato la figura del mediatore e del pacificatore. E questo è valso alla Lega sicuramente maggior peso nell’esecutivo, rispetto a quello di Forza Italia, malgrado numeri alle urne pressoché identici. Il segretario leghista è sembrato da subito entrare nelle vesti del suo nuovo incarico, e malgrado qualche uscita prematura ed azzardata nei primi giorni ( l’istinto non lo si può frenare del tutto, ma l’autorevolezza e il carattere della Meloni sono servite a smorzare sul nascere gli slanci dell’alleato ), il suo atteggiamento è rimasto improntato ad una cauta sobrietà ( sempre chiaramente rapportata al personaggio), che pare davvero inusuale per uno come il leader leghista.

Evidentemente, ma qui forse si entra più nel campo delle ipotesi, Salvini, ha capito che un atteggiamento troppo aggressivo, basato su una campagna dai toni caricati e forti, che tanto aveva pagato nel 2018 e nel 2019, adesso non funziona più ed anzi stava ritorcendosi contro. La sua grande generosità e la sua eccessiva impulsività lo hanno portato a commettere errori ed imprudenze, derivate anche forse da una eccessiva fiducia in sé stesso e nei suoi collaboratori più stretti, dopo il grande successo ottenuto alle europee. Ma come tutte le persone intelligenti, il leader della Lega ha capito i suoi errori, sempre da solo, visto la sua idiosincrasia ad ascoltare e soprattutto a seguire i consigli del prossimo. “Come i veri leader sta ad ascoltare tutti, ma poi decide e agisce di testa sua.



E questo è allo stesso tempo un suo pregio, ma anche un grande difetto. molte volte gli abbiamo cercato di far capire che la campagna comunicativa era troppo forte ed eccessiva sui social, e che rischiava di prendere una brutta piega, come poi purtroppo è accaduto. Ma non c’è stato verso di convincerlo..” dice un deputato della Lega, fedelissimo al segretario. Il cambio di passo, raccontano fonti vicine al segretario, è avvenuto a seguito di quello che è stato forse il più emblematico fallimento della leadership salviniana, la settimana che ha portato alla rielezione del presidente Mattarella. Lì qualcosa è cambiato e da quel indubbio fallimento, ha capito che occorreva cambiare strategia e non cercare di rincorrere a tutti i costi la Meloni e il suo larghissimo consenso, meglio stare per un po 'nell'ombra e lavorare sodo.

Troppo forte e con il vento in poppa la leader di Fratelli d’Italia per poter competere, come ha potuto constatare anche il vecchio Silvio, costretto ad andare a Canossa, con la coda tra le gambe, pochi giorni prima del giuramento del nuovo governo. Ecco allora che forse Salvini, che deve avere anche una buona memoria, ha pensato al fatto che il grande successo alle elezioni europee del 2019, è stato anche determinato dalla sua azione nel governo Conte 1, quando la Lega con lui alla guida del Viminale ottenne importanti successi. Ecco allora che ora a maggior ragione con un governo di centrodestra e con un leghista al ministero dell’economia, lui alla infrastrutture un suo fedelissimo Piantedosi agli Interni, il grande vecchio ed astutissimo Calderoli alle riforme istituzionali, l’occasione è troppo ghiotta per rischiare di rovinarla, per mere questioni di bottega e per inseguire quel sogno che chissà forse ormai pare essere definitivamente sfumato. Ed ecco perchè sta bene attento a non disturbare il manovratore ( Giorgia Meloni ), perché questo treno rischia di essere l’ultimo per lui e in ballo non c’è solo la sua carica di segretario, ma forse anche la sua stessa carriera politica

Tags:
lega salvini bossi unità