Lombardia 2023, con Moratti presidente Renzi prepara l'Opa sul Pd
Il leader di Italia viva Matteo Renzi ha accolto le dimissioni di Letizia Moratti in Lombardia come "un fatto di grandissimo rilievo"
Regionali Lombardia 2023, Letizia Moratti in corsa: per Renzi un'occasione da non perdere
Matteo Renzi è indubbiamente un politico abile che nel bene e nel male ha segnato un’epoca della storia italiana ma soprattutto del suo precedente partito, il Pd di cui è stato segretario e dalla cui carica ha potuto poi spiccare il salto verso Palazzo Chigi ai tempi del famoso “stai sereno” rivolto a Enrico Letta. Quando ha abbandonato il Partito democratico è stato previdente ed ha lasciato una “quinta colonna” di amici al Nazareno, in modo che non solo potesse avere notizie fresche dall’interno ma che potesse anche, in un certo senso, condizionare in qualche modo il partito stesso.
Si consideri poi che anche da Italia Viva, che obiettivamente conta poco elettoralmente (insieme a Calenda hanno preso il 7,7% alle ultime elezioni), è stato capace di far cadere il governo Conte e anche ora è molto attivo per ottenere la presidenza del Copasir e/o della Commissione di Vigilanza Rai. Che d’altra parte il segretario dimissionario del Partito democratico Enrico Letta sia un’anatra non zoppa ma zoppissima è del tutto evidente. Letta pensa solo a tornare ad insegnare in Francia e il partito attualmente è praticamente una navicella senza guida in un procelloso mare.
La sconfitta del 25 settembre ha provocato però non solo la fine del segretario ma anche lo scatenarsi di “bande” che si contendono il potere e in cui nessuno comanda. E quindi Matteo Renzi, che ripetiamo, è sicuramente abile tatticamente, un po’ meno strategicamente, ha visto l’occasione di far sentire la sua voce nella vicenda delle dimissioni di Letizia Moratti dalla Regione Lombardia.
Il Presidente della Lombardia Attilio Fontana ha detto chiaramente che “il fatto che abbia fatto delle scelte che andavano contro le decisioni del governo mi sembrano tutte indicazioni del fatto che lei stia guardando altrove", e cioè l’ipotesi è proprio un avvicinamento a sinistra della Moratti che, ricordiamo, ha avuto un padre partigiano “bianco” e che più volte nella sua storia politica ha espresso considerazione per il centro – sinistra sfilando ad esempio il 25 aprile quando ancora questa cosa era difficile farla nel centro – destra di cui faceva parte.
In tutto questo ieri è piombato Matteo Renzi che ha dichiarato sulla vicenda Moratti: «un fatto di grandissimo rilievo, politicamente parlando. Cosa farà il Terzo polo, lo deciderà la federazione Azione-Italia viva. Quella di Moratti è una operazione culturale interessante. Se io fossi il segretario del Pd chiamerei Moratti e le direi andiamo insieme. Questo se il Pd avesse voglia di vincere, ma il Pd di Letta voglia di vincere non ce l’ha».
La frase “se fossi il segretario del Pd chiamerei la Moratti e direi andiamo insieme” ha però messo in allarme il Pd stesso che sta già preparando le elezioni lombarde e non sembra volerne sapere di una “papessa nera” e scusate il gioco di parole. La bocciatura è venuta poco dopo da Simona Malpezzi capogruppo dem al Senato:
«Letizia Moratti è una donna di centrodestra e noi lavoriamo per un candidato che sia espressione di chi ha contrastato quel modello politico. Dobbiamo lavorare per costruire una coalizione ampia di centrosinistra e in Lombardia lo stiamo facendo da tempo. Letizia Moratti è stata espressione del governo che abbiamo contrastato con forza» ma anche Marco Richetti, presidente di Azione, non sembra averla presa bene:
«Non è la nostra candidata. Noi salutiamo con favore ogni volta che qualcuno lascia una amministrazione» della quale non condividiamo l’azione ma non è la candidata, la candidatura la decideremo insieme come federazione nelle prossime settimane». Più possibilista Calenda: «Noi siamo il centro, il Pd deve decidere se guardare verso il centro o verso il M5S. Io parlo con Enrico Letta, mi pare che il Pd non abbia un’esclusione sulla Moratti. Se si raggiunge un accordo si raggiunge, altrimenti no. Voglio vedere che succede nel complesso delle amministrative». In ogni modo, Renzi ha segnato un punto a suo favore perché nell’opinione pubblica lo si è percepito quasi come fosse il vero segretario del Pd, e questo potrebbe anche avere un significato strategico e non solo tattico, in vista del futuro.