Meloni accelera sul presidenzialismo. Zagrebelsky: "Esalta l'odio sociale"

Il governo avvia il calendario delle riforme costituzionali. Si alzano voci critiche contro il presidenzialismo

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Politica

Presidenzialismo, Meloni accelera

Il presidente del Consiglio Meloni apre il cantiere delle riforme e convoca le opposizioni per il primo giro di confronto sul modello da adottare riguardo al presidenzialismo e lo strumento da scegliere per realizzarlo. Martedì l'appuntamento è alla Biblioteca del presidente alla Camera. Sarà l'occasione per il primo faccia a faccia con la segretaria del Pd Schlein e con gli altri leader del partito dell'opposizione. Andranno insieme all'appuntamento Italia viva e Azione. Il calendario prevede un programma fitto dalle 12,30 alle 18,30. Una riunione con +Europa, le Autonomie e componente minoranze linguistiche, il ruppo Alleanza Verdi e Sinistra, quello di Renzi e Calenda. Il tavolo si concluderà con M5s e, infine, il Pd.     

Parteciperanno i vicepremier Salvini e Tajani, la ministra delle Riforme Casellati, il responsabile per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Mantovano e Fazzolari e il costituzionalista Saverio Marini. La mossa della premier arriva dopo il dialogo portato avanti dall'ex presidente del Senato Casellati con le forze politiche che non sostengono l'esecutivo. Al momento l'esecutivo sembra orientato sull'elezione diretta del premier come possibile elemento di convergenza, in particolar modo con Italia viva e Azione. Il tema del presidenzialismo si intreccia con quello dell'autonomia (il ddl Calderoli è in Commissione Affari costituzionali al Senato, al momento sono previste circa 50 audizioni) con la Lega che punta ad accelerare. Fdi mira pure ad inserire il dossier su Roma capitale (potrebbe esserci un intervento del governo).    

Già da martedì si comincerà a capire se verrà abbandonata la strada della Bicamerale (opzione che la ministra Casellati ha già fatto sapere di non ritenere prioritaria) o si andrà, come più possibile, su una 'Bicameralina' che potrebbe essere presieduta dall'ex presidente di palazzo Madama e senatore Fdi Pera. Sullo sfondo c'è anche la questione del 'ritorno' delle province. Dialogo in corso tra maggioranza e Pd - anche se sul modello elettorale non c'è accordo - mentre il Movimento 5 stelle è contrario. Ma il focus di martedì sarà sulle riforme. "La riforma delle istituzioni si fa in Parlamento ma non si fa con un'imposizione della maggioranza. La maggioranza vuole confrontarsi con le opposizioni per vedere cosa si puo' cambiare, scrivendo un testo insieme. Certamente noi ci auguriamo che le opposizioni abbiano un atteggiamento costruttivo ma non possiamo accettare veti. Mi auguro che diano un contributo costruttivo per migliorare la nostra Costituzione e garantire stabilita' politica al nostro Paese", ha sottolineato il ministro degli Esteri Tajani. Qualche giorno fa il presidente del Consiglio aveva annunciato l'intenzione di accelerare. "Io ho in testa un calendario di riforme chiaro e abbastanza serrato, e credo che sia un lavoro su cui vanno coinvolti tutti quanti e mi prendo io la responsabilità di farlo", aveva affermato.

Zagrebelsky: "Il presidenzialismo esalta l'aspetto distruttivo del corpo elettorale"

Intanto l'ipotesi presidenzialismo fa discutere. Tra i critici più netti c'è Gustavo Zagrebelsky, che in un'intervista a Repubblica afferma: "A me pare che i presidenzialismi stiano dando pessima prova anche in Francia e negli Stati Uniti. E non è certo una soluzione per il nostro paese. Ci lamentiamo dell’odio sociale che pervade la società italiana. Il presidenzialismo, fondato sulla spaccatura del corpo elettorale in due fronti avversi, sembra fatto apposta per esaltare l’aspetto distruttivo. Una riforma costituzionale in questa direzione potrebbe alimentare un humus pericoloso".

Sempre Zagrebelsky dice: "Mi inquieta un tratto culturale di questa fase politica: l’idea di unità concepita non secondo l’accezione della democrazia liberale — unità nel libero confronto — ma unità che espunge le differenze come attentati alla comunità e le qualifica come dissidenze. L’enfasi sulla parola nazione, l’uso martellante del termine italiani al posto di cittadini, l’obbligo della “memoria condivisa” che è un’espressione non saprei dire se più sciocca o più vuota. Il compito della politica non è annullare le distinzioni, ma far convivere cose diverse. Oggi non c’è la violenza d’un tempo, ma non sottovalutiamo un altro tipo di violenza, il silenziatore. Tocqueville lo chiamava “il cerchio feroce delle opinioni”: se ne sei messo fuori, la tua voce non conterà più niente".

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