Intercettazioni, Meloni: "Sbagliati gli usi. Sciopero benzinai? Non mi fermo"

La premier Giorgia Meloni è ad Algeri risponde sulle questioni più calde di politica interna

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Politica

Giorgia Meloni in Algeria 

La premier Giorgia Meloni è ad Algeri per la sua prima missione ufficiale nel paese nord africano. Un appuntamento focalizzato soprattutto sul dossier energia. La visita coincide con il trentennale del trattato di amicizia fra i due Paesi, firmato il 27 gennaio 2003. 

Meloni ha precisato che il governo italiano ha voluto questa visita per dimostrare quanto l'Algeria sia per l'Italia un partner affidabile e di assoluto valore strategico, e ha aggiunto che lei e il suo omonimo algerino, Abdelmadjid Tebboune, hanno firmato una dichiarazione congiunta che sottolinea la volontà di sperimentare nuovi campi di collaborazione in campo energetico, economicomo, politico e culturale.

Il rapporto tra la premier e il Guardiasigilli Carlo Nordio

In un punto stampa con i cronisti la presidente del Consiglio ha chiarito il motivo per cui ha chiesto a tutti i ministri del suo governo un cronoprogramma: "Mi piacerebbe lavorare su una calendarizzazione dei lavori del governo nel 2023. Sto organizzando un giro con i diversi ministri. Ci tengo a dire che oggi mi alzo e vedo che secondo i giornali ho tanti problemi con tanti ministri, anche con Nordio. Con lui ho un rapporto ottimo. Le due cose non sono collegate".

Ha parlato anche delle intercettazioni, interrogata dai giornalisti: " É necessario mettere mano alle cose che non funzionano, e quello che non funziona è un certo uso che si fa delle intercettazioni. Dobbiamo cercare le soluzioni più efficaci per capire quali punti che riguardano lo stato di diritto non funzionano, senza la necessità di polemiche o scontri".

Che cosa sono le intercettazioni

Per la procedura penale l'azione dell'intercettare è un "mezzo di ricerca della prova": ispezionare, perquisire, eseguire sequestri sono strumenti che servono "per acquisire tracce o dichiarazioni dotate di attitudine probatoria". 

Si differenziano dai "mezzi di prova": testimonianze, esame delle parti, confronti, ricognizioni, esperimenti giudiziali, perizie, consulenze di parte, documenti, che servono per acquisire al processo l’elemento di prova su cui fondare la decisione.

In pratica, funziona così: se nel contenuto dell’intercettazione c'è la confessione di un omicidio che trova riscontri e, portato nel processo, sottoposto al contraddittorio delle parti in dibattimento, è idoneo a rendere chiaro al giudice quanto accaduto  riguardo ai fatti, diventa prova a tutti gli effetti.

L’intercettazione, più o meno sofisticata, telefonica o ambientale, è un atto invasivo che si scontra con l’articolo 15 della Costituzione che tutela la segretezza delle comunicazioni e della corrispondenza e stabilisce che: "La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge".

Queste garanzie stabiliscono che uno strumento così invasivo sia ammissibile solo se è assolutamente indispensabile a proseguire le indagini, in presenza di gravi indizi e per reati al di sopra di una certa gravità, limitato nel tempo e autorizzato, su richiesta del Pm, anche più volte dal giudice. 

Il caso caro benzina

La stampa chiede spiegazioni anche sul fallimento del tavolo di mediazione con i benzinai e, di conseguenza, sullo sciopero: "Li abbiamo convocati già due volte, il governo non ha mai immaginato provvedimenti per additare la categoria dei benzinai ma per riconoscere il valore dei tanti onesti. Poi la media del prezzo non diceva che erano alle stelle. Sono state molto poche le speculazioni. Ma non potevamo tornare indietro su provvedimento che è giusto, pubblicare il prezzo medio è di buon senso. Su altro siamo andati incontro. Nessuno vuole colpire la categoria", ha dichiarato la premier al riguardo.

La questione dei balneari

I giornalisti hanno chiesto delucidazioni anche in merito alla questione dei balneari. Contrariamente alle promesse, infatti, il governo Meloni non ha segnalato fra gli emendamenti del Milleproroghe da votare quelli che avrebbero allungato le concessioni demaniali marittime ai balneari oltre il 31 dicembre 2023, quando scadranno tutte per decisione del Consiglio di Stato.

Rinnegato anche l’emendamento Fratelli d’Italia a prima firma Lavinia Mennuni (vicinissima alla premier Meloni) che proponeva un rinvio della scadenza al 31 dicembre 2026 o in alternativa almeno al 31 dicembre 2024. Dei 1.200 emendamenti depositati sono stati segnalati per il voto solo 15, e fra questi ha sorpreso appunto la scomparsa della proroga delle concessioni ai balneari.

Ha detto la premier: "La questione è complessa, non ho cambiato sul tema della difesa dei balneari da una direttiva che non andava applicata, quello che ora si tratta di capire è quale sia la soluzione più efficace a livello strutturale. Io immagino una soluzione non temporanea, convocheremo le associazioni dei balneari prima del voto degli emendamenti per capire se è più efficace la proroga o altre soluzioni, il mio obiettivo è mettere in sicurezza quegli imprenditori".

 

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