Ue, Meloni: "Migranti? Vogliamo più fondi". L'Ue insiste: "Ratificare il Mes"
La premier: "12 mld in più annunciati per la migrazione sono un buon inizio". Il premier polacco Morawiecki: "Ottimi rapporti con Meloni"
"Sulla Bce ho detto che cosa penso, sui mutui siamo già intervenuti, è un tema sensibile"
"Per noi le conclusioni del Consiglio europeo sono un'ottima base di partenza. Su migrazione, Tunisia, flessibilità nell'utilizzo dei fondi per quello che riguarda le materie economiche, sui primi passi per un fondo sovrano europeo, ci sono le posizioni italiane." Lo ha dichiarato la premier Giorgia Meloni in un punto stampa a Bruxelles.
"I dodici miliardi" in più annunciati da Ursula von der Leyen per la migrazione nell'ambito della revisione di bilancio "sono un buon punto di partenza.
E' importante capire che per risolvere questo problema abbiamo bisogno di soldi che non devono essere spesi solo a livello di sicurezza. Abbiamo bisogno di cooperazione. La discussione è aperta anche per il bilancio dei prossimi anni. Vedremo cosa diranno gli altri Paesi, ma quello dei fondi per la migrazione e la cooperazione con i Paesi terzi è un punto strategico", ha aggiunto.
"Sul tema delle migrazioni - ha proseguito Meloni - quello che oggi c'è scritto nelle conclusioni del Consiglio europeo era probabilmente impensabile otto mesi fa. Siamo davvero riusciti a cambiare il punto di vista, anche col contributo di altre nazioni, dall'annosa divisione tra Paesi di primo approdo e Paesi di movimenti secondari a un approccio unico".
"L'Italia ha mandato un documento sulla revisione del bilancio pluriennale - ha detto- nel quale chiede in buona sostanza soprattutto due cose: di tenere conto dell'instabilità del Nord Africa e del Mediterraneo e di considerare, a fronte dell'innalzamento dei tassi, i debiti del Next Generation tenendo in considerazione il quadro mutato".
"Sulla Bce ho detto che cosa penso, sui mutui siamo già intervenuti, è un tema sensibile. Bisogna fare di più, soprattutto a fronte delle scelte che vengono portate avanti. Ne sto discutendo il ministro dell'Economia, l'impegno del governo deve essere quotidiano".
Una due giorni (29 e 30 giugno) dedicata alla guerra in Ucraina, con l’intenzione di rafforzare l’appoggio a Kiev, ma anche ad altri temi come migrazioni e Mes
Si apre a Bruxelles il vertice che vedrà tra i suoi temi principali l'appoggio a Kiev, con un intervento del presidente Zelensky in diretta web, le migrazioni e il Mes. Possibili tensioni sul patto sui migranti. Ieri approvazione di una risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del premier Giorgia Meloni, conferma la volontà di rinviare il dibattito sul meccanismo europeo di stabilità.
Il Consiglio europeo si riunisce oggi a Bruxelles. Una due giorni (29 e 30 giugno) dedicata alla guerra in Ucraina, con l’intenzione di rafforzare l’appoggio a Kiev, ma anche ad altri temi come migrazioni e Mes.
Nelle ultime bozze di conclusioni è comparso un capitolo in cui si dichiara che "l'Ue e i suoi Stati membri" sono "pronti a contribuire, insieme ai partner, ai futuri impegni di sicurezza nei confronti dell'Ucraina". Un passaggio delicato, che deve affrontare il giro di tavolo dei 27 leader e il relativo potere di veto. L'idea è quella di "aiutare l'Ucraina a difendersi a lungo termine, a scoraggiare gli atti di aggressione e a resistere agli sforzi di destabilizzazione". I 27 a questo punto dovrebbero infatti "prendere rapidamente in considerazione le modalità di tale contributo" garantendo che questi impegni "saranno assunti nel pieno rispetto della politica di sicurezza e di difesa di alcuni Stati membri e tenendo conto degli interessi di tutti". Non è un caso allora se il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg si unirà ai leader per una colazione di lavoro mentre, come ormai consueto, il leader ucraino Volodymyr Zelensky si collegherà ai lavori del vertice via web. Il coordinamento fra Ue e Alleanza Atlantica si fa sempre più stretto proprio perché le competenze sono diverse ma complementari. A Vilnius questo concetto sarà ribadito. E qui entra nel calcolo la "autonomia strategica".
Al Consiglio - si legge su tg24.sky.it - si esorteranno i co-legislatori a chiudere il più velocemente possibile il piano - appena approvato in linea di principio - per gli appalti comuni nell'industria della difesa (Edirpa). Sul piatto c'è un fondo da 300 milioni. Gli Stati membri che accetteranno di mettere in comune la loro domanda e di acquistare congiuntamente prodotti per la difesa in consorzi di almeno tre Paesi saranno "parzialmente rimborsati dal bilancio dell'Ue". Una serie di clausole prevede che i soldi vadano alle industrie basate in Europa e che si dotano di una filiera 'sovrana'. Insomma, da un lato le esigenze ucraine sul lungo periodo, anche in termini di equipaggiamenti, dall'altro quelle dell'Ue di assumersi le sue responsabilità, d'intesa con i suoi partner. I fatti russi del weekend hanno impresso un maggiore senso di urgenza al dibattito. Non è nelle conclusioni ma la mancata insurrezione di Prigozhin verrà discusso dai leader.
Sul tema migrazioni e sull’accordo con la Tunisia, la Polonia e l'Ungheria sono pronte a rompere nuovamente l'unità sulla dimensione interna e sui fondi che Ursula von der Leyen ha promesso nell'ambito della revisione del bilancio comunitario. Il rischio è che sul dossier migranti si trovi una differenza di visioni. Il Patto sulla riforma della migrazione e asilo firmato in Lussemburgo, sebbene sia stato estradato verso l'adozione, continua ad essere a rischio attacco. E, nel frattempo, il nuovo fronte di 'sperimentazione politica' - nonché di attrito tra i 27 - si è spostato sulla dimensione esterna. Come facciamo, si domandano alla Commissione e in molti Paesi, a far calare i numeri degli arrivi?
La risposta: intervenire sulla filiera della migrazione, con la lotta ai trafficanti certo, ma anche con le partnership con i Paesi terzi. La Tunisia, nella strategia europea, dovrebbe fare da modello ad accordi di partenariato con altri Paesi terzi. Accordi ben diversi da quelli firmati in passato perché basati su un partenariato a tutto tondo. Eppure, anche l'intesa pilota, quella con Tunisi, stenta a decollare. L'intesa è stata posticipata a dopo il summit. Non tutti, infatti, si fidano di Tunisi, soprattutto sul fronte dei diritti. La piccola fronda è guidata dalla Germania che vorrebbe legare a doppio filo il Memorandum d'intesa Ue-Tunisia all'assistenza macro-finanziaria del Fmi, ancora in stallo. Nel frattempo, sulla dimensione interna della migrazione, rischia di esplodere un nuovo scontro. La Polonia insiste sul fatto che, sul capitolo migrazione, gli accordi debbano essere "all'unanimità" e non a maggioranza qualificata come accaduto lo scorso 8 giugno. E l'Ungheria ha già definito "insufficienti" i 15 miliardi che la Commissione vuole mettere sul dossier.
Migranti: Morawiecki, ottimi rapporti con Meloni
"Abbiamo ottimi rapporti con la premier italiana. Ci incontriamo oggi. Potremmo avere interessi diversi, ma elaboriamo soluzioni che servono a tutti". Lo ha dichiarato il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, al suo arrivo al Consiglio europeo rispondendo a una domanda sulle relazioni con l'Italia in materia di politiche Ue sulla migrazione. "Tuttavia, in questo caso, sottolineo con forza che difenderemo sicuramente il diritto della Polonia di garantire non solo del nostro sistema politico, ma soprattutto che la nostra sicurezza, tutti i parametri relativi alla sicurezza, sia nelle nostre mani", ha precisato. "Guardate cosa sta succedendo nei sobborghi di Malmo" o "Parigi, Marsiglia, Lille o anche in Italia. Il trasferimento forzato non sara' consentito finche' ci sara' un governo di Diritto e giustizia", ha concluso Morawiecki escludendo l'accoglienza in Polonia di Migranti arrivati in altri Paesi Ue.
Mes, Donohoe: "Con la ratifica Italia permette uso ad altri"
"Rispetto assolutamente e posso capire il punto di vista del governo italiano, quando dice che non vuole accedere a questi strumenti e non vuole usare questi dispositivi in futuro. Lo comprendo e lo rispetto. Ma la ratifica del Trattato consentira' che il maggior potere del Mes sia messo a disposizione di altri Paesi che potrebbero, invece, decidere di avvalersene in futuro. E mi auguro che questo possa essere tenuto in considerazione all'interno del dibattito in corso in Italia". Lo ha dichiarato il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, in audizione alla commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo.
"Sono in contatto molto regolare con il ministro Giorgetti per quanto riguarda la situazione in Italia della ratifica del Mes. Il Trattato e il suo stato in Italia sono stati oggetto di una grande discussione e concentrazione costruttiva alla riunione del Mes. Il tema e' stato discusso li' e anche all'Eurogruppo dove il ministro Giorgetti ha dato aggiornamenti. Quindi, ci sono molti contatti", ha ricordato Donohoe. "Si tratta di un Trattato che deve essere discusso nel Parlamento italiano a breve e formalmente. E' un Trattato che ha una grande visibilita' nella politica italiana. E io mi rendo conto quanto sia sensibile il tema e apprezzo il fatto che per il governo italiano questo Trattato sia un tema che abbia ampiamente commentato, perche' e' una questione spinosa nella politica italiana e apprezzo molto questo", ha evidenziato Donohoe. "Detto questo, pero', e' molto importante che, anche se un governo decide di non voler accedere alle disponibilita' del Mes che saranno disponibili in futuro, si possa dire che con la ratifica di questo Trattato questi stessi strumenti potranno essere disponibili per altri governi e membri dell'area euro", ha spiegato il presidente. "Il motivo dell'importanza della ratifica di quel Trattato e' che offre una maggiore rete di sicurezza alla nostra valuta comune, soprattutto in caso di future difficolta', e questo non puo' che andare a vantaggio di tutti", ha concluso Donohoe.