Forza Italia, scissione. Chi sta con Berlusconi e chi con Meloni. I nomi
Forza Italia, scissione se Berlusconi non indica Meloni per Palazzo Chigi
Lapresse
Forza Italia, scissione? Tutti i nomi del Senato, dove la maggioranza per Meloni sarebbe risicatissima
Uno scenario che fonti ai massimi livelli di Fratelli d'Italia, vicinissime a Giorgia Meloni, reputano "impossibile", perché "Forza Italia non può tradire così il mandato elettorale" per quelli che alla fine sono dei "capricci". Ma se l'impossibile diventasse possibile - e cioè se Silvio Berlusconi decidesse di non indicare Giorgia Meloni presidente del Consiglio durante le consultazioni dal Capo dello Stato Sergio Mattarella - si aprirebbero due scenari.
Il primo, giudicato in FdI "meno probabile", è che tutti i parlamentari azzurri seguano la scelta "suicida" dell'ex Cavaliere e a quel punto per il partito di maggioranza relativa (d'accordo anche Matteo Salvini e lo stato maggiore della Lega) l'unica soluzione sarebbe tornare immediatamente alle urne, già a gennaio 2023 e ovviamente senza Forza Italia nella coalizione di Centrodestra. Il piano B, giudicato "più verosimile", in caso di rottura Berlusconi-Meloni, è quello di una scissione nei gruppi parlamentari di Forza Italia.
I berlusconiani insieme alla sua fedelissima Licia Ronzulli, estromessa dal governo prima ancora che sia nato (dicono che la leader di Fratelli d'Italia sia stata categorica nel no) da una parte e chi intende proseguire l'esperienza del Centrodestra con Meloni premier dall'altra. Alla Camera, i ronzulliani non sono moltissimi e su 48 deputati azzurri almeno una trentina - spiegano fonti qualificate - resterebbero con la coalizione e la premier. E quindi la maggioranza avrebbe comunque 217-218 deputati (rispetto ai 235 usciti dalle urne), sufficienti per poter governare.
Qualche problema, "almeno all'inizio" - spiegano da FdI, ci potrebbe essere al Senato, dove la maggioranza attuale è di 115 seggi e Forza Italia ne ha 18. Sicuramente contro Meloni premier ci sarebbero, ovviamente Silvio Berlusconi e Licia Ronzulli, Alberto Barachini, Dario Damiani, Roberto Rosso e Paolo Zangrillo. Punto di domanda su Mario Occhiuto, fratello di Roberto Occhiuto, presidente della regione Calabria ed ex capogruppo a Montecitorio. Giovanni Miccichè, spiegano sempre le fonti, è un caso a parte, sicuramente non sta con Ronzulli ma difficilmente appoggerebbe Meloni premier dopo una scissione.
Con la leader di Fratelli d'Italia - pattuglia azzurra guidata da Antonio Tajani sicuro ministro degli Esteri che infatti preme per ricucire - sicuramente ci sarebbero Maria Elisabetta Alberti Casellati, Anna Maria Bernini (probabile ministro dell'Istruzione), Stefania Craxi, Maurizio Gasparri, Francesco Silvestro e Paolo Francesco Sisto. Per Casellati e Sisto probabili due ruoli importanti al governo come viceministri. Punto di domanda infine su Adriano Paroli. Numeri alla mano, quindi, la maggioranza post (eventuale) scissione azzurra sarebbe al massimo di 105 senatori, estremamente risicata (soprattutto per il lavoro nelle commissioni). Il governo Meloni potrebbe dunque nascere ma a Palazzo Madama avrebbe vita difficile.