Meloni si affida Ursula (scelta obbligata e rischiosa). La Lega "irrita" Chigi
Strategia del “doppio forno” della premier con Berlino e Parigi
I meloniani per ora preferiscono non entrare in polemica diretta con i salviniani, come quell’Andrea Crippa che ha accusato il governo tedesco di tramare per far cadere il centrodestra italiano
Storie tesissime con la Germania, ramoscelli d’ulivo con la Francia. Sembra essere questa la strategia del “doppio forno” di Giorgia Meloni per provare a smuovere l’Unione europea sui dossier più caldi a partire dall’immigrazione. L’occasione della presenza di Emmanuel Macron a Roma per i funerali di Giorgio Napolitano ha dato l’opportunità a Meloni di riprendere con il presidente francese il filo di un dialogo sempre faticoso e ricco di insidie. Meloni è parsa sollevata dopo l’incontro con il leader francese perché, con la sinistra europea all’opera per sabotare l’accordo Ue-Tunisia e la manovra tedesca pro-Ong, il rischio di ritrovarsi isolata e con l’alleata del momento, Ursula Von der Leyen, sempre più pressata dall’ala sinistra della sua maggioranza, stava diventando sempre più concreto. E la mano tesa di Macron viene considerata dall’inner circle meloniano ancora più significativa se si pensa che soltanto qualche giorno fa Salvini aveva ospitato a Pontida la leader del Rassemblement National Marine Le Pen, acerrima nemica dei macroniani.
Già, perché se di notte Giorgia tesse la tela con le capitali europee, con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani pronto a partire per ricucire prontamente ogni slabbratura, di giorno Salvini sembra volerla smontare quella tela. O almeno questo è quello che pensano nei corridoi di Palazzo Chigi dove aumenta il sempre più malcelato fastidio per le uscite del Capitano e le sparate di qualche suo luogotenente. I meloniani per ora preferiscono non entrare in polemica diretta con i salviniani, come quell’Andrea Crippa che ha accusato il governo tedesco di tramare per far cadere il centrodestra italiano. Non è dato sapere se Salvini condivida tempi, modi e toni di queste uscite, ciò che è certo è che lascia fare e questo non può che aumentare l’irritazione in via della Scrofa.
Meloni sa che affidarsi a Von der Leyen rimane una scelta rischiosa, forse l’unica possibile in questo momento. Metteva in conto gli attacchi della sinistra, ma si augurava che gli alleati (soprattutto leghisti) la sostenessero senza riserve. Reagisce con freddezza di fronte a chi nella Lega a più riprese ha evocato il ritorno ai “decreti Salvini” come soluzione al problema degli sbarchi, così come ai governatori e sindaci padani che contestano l’accoglienza diffusa. “Il Ministro Piantedosi è stato indicato da Salvini, ha scritto lui quei decreti, nessuno più di lui sa che oggi non si possono riproporre. E a lui spetta fare meglio della Lamorgese sull’accoglienza, a partire dall’apertura dei nuovi CPR. Il resto è propaganda”, ragionano i colonnelli della fiamma, anche perché “gli amici della Lega devono farsene una ragione: o questi flussi riusciamo a fermarli presto e insieme, o il malcontento del nostro elettorato non risparmierà nessuno”.