Migranti, dalla strage al caso Piantedosi: Meloni a Cutro compatta il Cdx

Al di là delle colpe su un vicenda che ha certamente alcuni punti oscuri, il governo sembra andare avanti compatto

L’opinione di Vincenzo Caccioppoli
Politica

Strage migranti Cutro,  in realtà i veri colpevoli di queste sempre più frequenti tragedia sono gli scafisti. Il commento 

La questione dei migranti, problema che si trascina da decenni senza che nessuno, nè a livello europeo che di singole nazioni sia riuscito mai a trovare il bandolo della matassa, nel nostro paese viene spesso utilizzata in maniera strumentale a fini politici, con accuse reciproche di eccessivo lassismo da una parte e di eccessiva durezza dall’altro. La tragedia di Cutro ha, purtroppo, seguito tristemente questo fil rouge.

La sinistra si e improvvisamente ricompattata, lanciandosi in accuse durissime il ministro dell’Interno e tutto l’esecutivo, per il suo presunto lassismo, che avrebbe indirettamente determinato la morte in mare di decine di persone (che arrivavano dalla Turchia, dopo giorni di dura navigazione su un relitto che più volte ha avuto problemi al motore, e che nessuno aveva accolto ), senza aver provveduto un piano di salvataggio adeguato.

Ma al di là delle colpe su un vicenda che ha certamente alcuni punti oscuri, che saranno oggetto di chiarimento da parte della magistratura, che ha aperto una inchiesta, ieri si è tenuto il Cdm a Cutro, luogo della tragedia, in cui il governo ha varato un decreto durissimo, contro quelli che occorre dirlo con chiarezza sono i veri colpevoli di queste sempre più frequenti tragedia (anche se spesso qualcuno, soprattutto a sinistra lo dimentica non si sa quanto volontariamente o meno): gli scafisti, delinquenti organizzati, che non non hanno il minimo scrupolo di sottoporre a lunghi viaggi in mare, in cambio di denaro (migliaia di euro ad ogni viaggio) povere famiglie di disperati, con bambini anche piccolissimi al seguito, caricandole su bagnarole improbabili e con situazioni di mare difficoltose, anche con natanti di ben altra portata e caratura.

Il governo Meloni ha voluto dare un segnale forte in questo senso, anche se molti hanno voluto sottolineare una presunta spaccatura all'interno dell’esecutivo tra i rigoristi come Salvini e i più morbidi, come per esempio il ministro Lollobrigida. Il decreto segue quello varato contro le Ong, che al di là di come la si pensi, se da un lato hanno sicuramente un ruolo meritorio è altrettanto innegabile e dimostrato che in altri casi abbiano rapporti certamente ambigui proprio con le organizzazioni criminali che lucrano sul traffico dei migranti.

Il governo Meloni nel suo programma aveva tra i primi punti, proprio un giro di vite alla immigrazine clandestina, ma che non fosse (come qualcuno ha voluto far sottintendere sempre per quel discorso iniziale di strumentalizzazione) punitivo per i poveri disperati che, senza più alcuna speranza, fuggendo da guerre o fame, arrivano a rischiare la vita e farla rischiare ai propri figli (la battuta a tal proposito a poche ore dalla tragedia, del ministro Piantedosi francamente è sembrata davvero una delle note più stonate di tutta questa vicenda) per trovare fortuna nel nostro paese, ma colpendo il problema alla fonte e cioè cercando di fermare il lucroso traffico di essere umani.

La parte più qualificante del decreto è appunto quella riguardante il giro di vite sugli scafisti e rivendicata con orgoglio dalla premier e da tutto l’esecutivo (altro che tensione e spaccature, come qualcuno ha voluto a tutti i costi sottolineare): «C’è un inasprimento delle pene consistente e l’introduzione di una nuova fattispecie di reato che punisce con pena molto severa in caso di morte o di lesioni gravissime subite dai migranti, da 20 a 30 anni», ha spiegato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. «E l’altra novità è l’allargamento territoriale della giurisdizione penale dello Stato italiano quando l’imbarcazione è diretta verso il nostro territorio nazionale», ha spiegato. «Perché noi riteniamo debba essere ritenuto un reato universale», ha aggiunto Meloni spiegando però che queste misure non bastano.

«Senza il sostegno di Ue e Onu i nostri sforzi non saranno sufficienti» ha avvertito il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Se non vengono risolti i problemi a livello internazionale «i rischi aumenteranno di giorno in giorno» e «più la situazione peggiora più ci saranno fughe da quei Paesi». Ed è qui che la Meloni sta lavorando, come dimostrato con i suoi recenti viaggi in Libia ed Algeria, ma anche con le sue ripetute discussioni a livello europeo con la commissione e con paesi, come per esempio Svezia ed Olanda che fino ad ora hanno mostrato una certa colpevole indifferenza verso il tema. Il decreto ha avuto certamente qualche piccolo punto di attrito soprattutto sull’articolo 10, poi stralciato, che voleva concedere alla Marina più poteri, sottraendoli alla Guardia Costiera ( e quindi al ministro competente Salvini).

Ma quello che molti non vedono è che in realtà il governo sembra compatto sulla questione dei migranti, ma ha al suo interno due facce della stessa medaglia, una maggiormente rigorosa che e quella leghista di Salvini e del ministro Piantedosi, che hanno rivendicato con orgoglio come l’anno con minori vittime sia stato il 2019 quando al Viminale c’erano appunto Salvini come ministro e Piantedosi come capo di gabinetto, e quella più moderata, se vogliamo ma non certo meno severa e dura verso l’illegalità, della premier e del ministro Lollobrigida, che punta ad allargare la questione anche all'Europa e apre alla migrazione regolare.

Le parole di questi giorni della Von der Leyen e anche del premier olandese Rutte, due giorni fa in visita a Roma, rappresentano forse un riconoscimento verso la politica del governo, come detto prima, sui migranti, come mai forse erano arrivati in precedenza dalle autorità europee. L’Europa si è sempre dimostrata troppo egoista e poco solidale quando si trattava di accoglienza e questo atteggiamento, malgrado gli sforzi di molti governi non si è mai riuscito in sostanza a scalfire.

Quello che il governo ha fatto intendere in questi mesi e ribadito con forza ieri è che sarà inflessibile e durissimo contro l’illegalità, ma allo stesso tempo sarà più accogliente verso la immigrazione regolare e controllata, come sostenuto giorni fa anche dal ministro Lollobrigida, che difficilmente parla a vanvera e senza prima avere avuto un colloquio con la premier, a cui è legato tra le altre cose anche da vincoli di parentela. E questo dovrebbe essere sempre la via maestra per governare il flusso dei migranti, lasciando da parte polemiche e strumentalizzazioni politiche inutili e dannose.

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