Migranti in Albania, Meloni suona la sveglia in Europa

di Vincenzo Caccioppoli
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Rama e Meloni
Politica

MELONI CON ACCORDO CON ALBANIA SPRONA EUROPA

Fa molto discutere in queste ore il protocollo d’intesa firmato a sorpresa, l'altro ieri a Palazzo Chigi, tra Giorgia Meloni e il presidente albanese Edi Rama. Fa discutere sia per le modalità con le quali è stato portato avanti, che conferma ancora una volta il grande attivismo della premier in politica estera, ma anche nella sostanza, trattandosi di un accordo sicuramente innovativo e che apre ad un ipotetico nuovo modello, per quanto riguarda accoglienza dei migranti.

"L'accordo di cooperazione con l'Albania per allestire strutture di gestione dei flussi migratori in territorio albanese con procedure accelerate, rappresenta una attivita' innovativa. Un modello da seguire che dimostra come si possa collaborare concretamente sui fenomeni migratori ragionando in una dimensione europea, per consentire all'Ue di controllare i suoi confini esterni, evitando che siano i trafficanti di essere umani a decidere chi e quando far arrivare in Europa". Ha detto in una nota, Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr al parlamento europeo, di cui fa parte Fratelli d’Italia.

Certo il modello ricorda da vicino, quello portato avanti dall’altro grande amico della premier, il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, il cui progetto di mandare i richiedenti asilo in arrivo dalla Manica in centri di accoglienza ad hoc in Ruanda, si e scontrato contro i numerosi ricorsi portati davanti alla Corte d’appello inglese. Ma questo della Meloni e di Rama ha certamente anche delle componenti tutte nuove, che lo rendono anche decisamente più percorribile di quello inglese.

Il progetto, che sarebbe stato discusso e deciso dai due premier ad Agosto, quando la Meloni fece visita al suo omologo albanese, prevederebbe la realizzazione di due strutture a giurisdizione italiana dove accogliere i migranti salvati in mare in attesa di verificare le loro richieste di asilo. Una sarà realizzata nel porto di Shengjin (lo scalo marittimo situato a nord dell’Albania) e si occuperà delle procedure di sbarco e identificazione, l’altra sarà sul modello dei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) in un’area più interna. Potranno accogliere complessivamente fino a tremila immigrati, per una previsione di circa 39 mila persone l’anno. L’accordo non si applicherà agli immigrati giunti sulle coste e sul territorio italiani ma esclusivamente a quelli salvati in mare, fatta eccezione per minori, donne in gravidanza e soggetti vulnerabili.

Qualcuno, a sinistra, ha parlato, subito di pasticcio all'italiana, di deportazione, di violazione del diritto di asilo ed ha richiesto il pronto intervento della Ue. Ma al di là delle polemiche politiche di una opposizione che pare sempre più alla sbando e divisa, quello che è importante è capire come questo sarà appunto accolto in Europa e se effettivamente potrà essere un modello efficace e replicabile. Quello che si può dire, a proposito delle reazioni in Ue, è che questo protocollo, sembra seguire, quanto la stessa commissione europea, aveva invitato a fare, parlando mesi fa della necessità di esternalizzare la gestione dei flussi migratori. Non a caso, il ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, ne ha espressamente parlato, definendolo «un accordo storico» e «in linea con la priorità accordata alla dimensione esterna della migrazione e con i dieci punti del piano di Von der Leyen». D’altra parte appare altresì ormai abbastanza chiaro, che tra la Von der leyen e la Meloni ci sia una quasi totale condivisione sul tema migranti e sul come gestirlo.

E l’accordo con la Tunisia ne è una dimostrazione lampante. E questo nuovo passo rappresenta una sorta di nuovo tentativo, da parte della premier, di seguire una sua linea personale, senza potersi attendere troppo dalla collaborazione e dalla solidarietà degli altri paesi europei, che anzi spesso, come nel caso della Francia, hanno più volte chiuso le proprie frontiere, senza troppi scrupoli e remore. Proprio in queste ore è in discussione, al Senato francese, una nuova proposta di legge del ministro degli interni Gerald Darmanin, che al suo interno avrebbe norme molto più stringenti e dure, per gestire il flusso di migranti irregolari, crescente anche lì, come in tutta Europa.

La coalizione a semaforo, che guida la Germania è ai minimi storici, in gran parte a causa della cattiva gestione degli arrivi di migranti irregolari, che premono l'estrema destra di Afd, ormai ben oltre il 22% dei consensi. In Olanda, il governo Rutte è caduto per la mancanza di accordo tra la maggioranza proprio su una legge che riguardava il ricongiungimento dei familiari dei migranti. Insomma questo per dire che il problema del flusso dei migranti, non può e non deve ricadere solo sulle spalle di chi, come Italia, Grecia e Spagna, per motivi geografici, sono i naturali primi paesi di approdo per i barconi di disperati.

Ormai il fenomeno ha assunto dimensioni tali, che non può essere affrontato con misure tampone, come quella della redistribuzione, sancite dal famigerato regolamento di Dublino. Questo accordo mostra invece come il governo italiano stia cercando di andare oltre anche in solitaria, senza aspettare avvalli o burocratici passaggi europei. la strategia è quella di mostrare a tutti che occorre praticità ed attivismo per affrontare problemi di tale entità. E tutto questo potrebbe essere una spinta per altri paesi europei ad accodarsi, come già accaduto nel caso del memorandum con la Tunisia, non a caso firmato dalla nostra premier con il presidente tunisino Saied, insieme alla Von der Leyen e all’olandese Rutte. Insomma una sorta di buono esempio, grazie anche alla autorevolezza che a livello internazionale la nostra premier si è certamente costruita, in questo primo anno di governo.

Con l’Albania l’accordo sancisce anche un lungo rapporto di amicizia tra i due popoli ed ha anche il chiaro intento di agevolare l'ingresso del paese nella Ue, come sottolineato anche dai due premier a margine della firma. Ma certamente è un accordo che può rappresentare una chiave di svolta anche per combattere la criminalità. che si arricchisce grazie agli sbarchi di irregolari.

Perchè, come ha giustamente sottolineato il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giovanbattista Fazzolari ( che sicuramente sarà stato una delle menti della operazione, come in quasi tutte le grandi questioni del governo)"diventerà molto più difficile per gli scafisti lucrare sui cosiddetti viaggi della speranza, perché non potranno più dare la garanzia che si arriverà in Italia”. Insomma questo accordo oltre che per la sua importanza nello specifico assume anche un grande valore simbolico, una sorta di messaggio chiaro all’Europa, anche in vista delle importanti elezioni del prossimo giugno, dove i conservatori europei potrebbero giocare un nuovo importante per creare nuovi equilibri nel parlamento di Strasburgo.

«Il nostro governo dimostra così che esistono risposte possibili all’immigrazione illegale, a differenza di ciò che la sinistra ha sempre detto considerandola, al contrario, un fatto inevitabile» ha detto ancora Fazzolari. Ma proprio l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale potrebbe spingere qualcuno nella Ue a mettere i bastoni tra le ruote anche a questo accordo, come già fatto con la Tunisia. E il che dimostrerebbe comunque, ancora una volta, la miopia che ha contraddistinto la politica europea di questi ultimi due decenni, non solo sui migranti, ma anche su altre grandi questioni, come la politica estera o quella economica.