Migranti, ultimatum dell'Ue all'Italia: "Ritirare il decreto sulle Ong"

La commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa invita l'Italia a resvisionare o eliminare il decreto sul codice di condotta delle Ong

Politica

Ong, il Consiglio d'Europa chiede il ritiro o la revisione del decreto sul loro codice di condotta

In una lettera indirizzata al ministro dell'Interno italiano, Matteo Piantedosi, resa pubblica oggi, la commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović Mijatović invita il governo a prendere in considerazione il ritiro o la revisione del decreto sul Codice di condotta delle Ong.

A giudizio della commissaria, le disposizioni del decreto potrebbero ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso delle Ong e, quindi, essere in contrasto con gli obblighi dell'Italia ai sensi dei diritti umani e del diritto internazionale.

La commissaria rileva inoltre che alle navi delle Ong sono stati assegnati luoghi sicuri lontani per sbarcare le persone soccorse in mare, i porti del Centro e Nord Italia.
"Il decreto e la pratica di assegnare porti lontani per lo sbarco delle persone soccorse in mare rischiano di privare le persone in difficoltà dell'assistenza salvavita delle ong sulla rotta migratoria più letale del Mediterraneo”, scrive la Commissaria. 

Migranti: il Viminale risponde che le Ong operano fuori dalle norme internazionali

Il "modus operandi" delle ong "si pone al di fuori dalle fattispecie previste dalla Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare". Lo afferma il Viminale nella risposta alla lettera inviata dalla Commissione dei Diritti umani del Consiglio d'Europa, che prosegue: "Inoltre, ingenerando nei trafficanti di esseri umani l'aspettativa di un sicuro e immediato intervento appena al largo delle aree di partenza, ha finito con il determinare, a prescindere dalle intenzioni delle Ong, una modulazione del modello criminale che precede l'impiego di imbarcazioni inadeguate alla navigazione in alto mare che, se per un verso garantiscono maggiori guadagni alle organizzazioni criminali, per altro verso, innalzano sensibilimente l'esposizione a rischio dei migranti". 

L'Italia chiede all'Unione europea regole precise sulle Ong e più ricollocamenti

L'Italia chiede all'Unione europea maggiore cooperazione e regole per quanto riguarda l'attività delle Ong nel soccorso di migranti in mare e i ricollocamenti obbligatori degli arrivi. In un documento inviato a Bruxelles in vista del dibattito al vertice Ue del 9-10 febbraio il governo di Roma suggerisce, per il medio termine, anche di affrontare il problema delle migrazioni irregolari alla radice con il coinvolgimento dei Paesi di origine ed, eventualmente, estendere a livello europeo il modello italiano dei corridoi umanitari. 

Il Governo italiano richiama "la necessità di una più stretta cooperazione tra gli Stati, anche quando si tratta di operazioni effettuate da navi private (mercantili e Ong) battenti bandiera degli Stati membri e dei Paesi associati. Poiché la maggior parte di queste attività comporta una cooperazione transfrontaliera con paesi diversi dagli Stati di bandiera delle navi, un quadro generale di orientamenti concordati faciliterebbe la cooperazione".

Chiede inoltre "un approccio congiunto in materia di controlli alle frontiere, procedure, gestione dei flussi, procedure di asilo" invitando a "uno sforzo per trovare il giusto equilibrio tra le due componenti chiave identificate dal trattato: la solidarietà e l'equa ripartizione delle responsabilità".

"Per quanto riguarda i ricollocamenti obbligatori, questi devono essere il cuore di qualsiasi meccanismo di solidarietà al fine di fornire un aiuto efficace e prevedibile agli Stati membri in prima linea. Sappiamo tutti che non rappresentano la soluzione strutturale ai flussi migratori ma, a breve termine, rimangono uno strumento necessario per dare alla solidarietà un'immagine significativa e concreta", evidenzia Roma.

L'Italia chiede inoltre "lo sviluppo di corridoi umanitari europei, coordinati e finanziati dalla Commissione europea, come un modo per garantire un accesso sicuro e legale all'Europa alle persone vulnerabili, combattendo anche il traffico di esseri umani".

Migranti, Viminale: "Porti assegnati per redistribuire sbarchi"

L'assegnazione dei porti dell'Italia centrale e settentrionale alle navi delle Ong che hanno soccorso migranti è guidata dalla "imprescindibile necessità di operare una più equa redistrubuzione tra le regioni, non tanto dei migranti, quanto degli oneri organizzativi e logistici correlati alla gestione degli sbarchi", continua il Viminale.

"L'obiettivo perseguito è quello di alleggerire le strutture di primissima accoglienza, prima tra tutte l'hotspot di Lampedusa" e "le navi cui è stato assegnato il Pos (Place of safety) in località più lontane sono assetti di grandi dimensioni, come tali idonei ad affrontare in sicurezza lunghe traversate" mentre "l'assegnazione del Pos presuppone sempre un preliminare confronto con organi tecnici al fine di verificare l'assenza di possibili situazioni di rischio per l'incolumità delle persone a bordo". 

 

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