Mogol nuovo consigliere alla Cultura: la mossa di Sangiuliano pro Battisti

Mogol nominato consigliere alla Cultura: l'atto azzeccato del ministro Sangiuliano

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Mogol consigliere alla Cultura, Lucio Battisti e il canto della destra: il commento 

In questi ultimi giorni Lucio Dalla e Lucio Battisti sono tornati insieme alla ribalta sui media. Se fossero stati ancora vivi i “due Luci” avrebbero compiuto 80 anni, il 4 e il 5 marzo rispettivamente. Stesso, nome, quasi stesso giorno di nascita, storie artistiche e politiche molto differenti. Se il Lucio bolognese è stato ed è un’icona della sinistra il Lucio reatino è stato ed è un’icona della destra.

Basti guardare i commenti sui social, ad esempio quello del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che su Facebook, sotto una foto del cantante, scrive: “Il nostro canto libero”. La collocazione di Battisti è ben radicata nella destra italiana, ma da parte di Battisti non ci sono mai stati esplicite ammissioni e neppure da parte del suo autore, Mogol.

Tuttavia occorre ricordarsi che il periodo storico in cui si svolse la vicenda artistica di Battisti era un momento molto difficile, con lo scontro nelle piazze tra Destra e Sinistra, con il terrorismo dilagante, l’inflazione stellare e potenti instabilità sociali. Allora –e forse anche adesso- ci si poteva schierare apertamente solo a sinistra e per gli artisti di destra –non solo i cantanti ma anche gli attori- la vita era dura dovendosi trovare a combattere spesso un ostracismo manifesto. Aveva vinto la tesi di Gramsci sulla conquista del potere tramite la conquista della cultura.

Ma basta leggere i testi e la modalità espressiva del cantante di Poggio Bustone per capire che Lucio Battisti era di destra. Lo era nel suo sentire individualista in una società massificata, lo era nel ritiro nel privato, nel culto dell’amore, nel culto del sentimento ed un parziale obnubilamento della ragione.

Amore anche come eros, amore sacro, erotismo agreste istintuale con una Natura sempre presente con le sue magie, vittoria di Dioniso contro Apollo, direbbe Nietzsche. Rapporto col Sacro attraverso la cadenza delle rime. Le sue canzoni sono dei mantra moderni, che tutti abbiamo imparato a memoria.

Battisti canta l’individuo opposto alla massa e questo non poteva piacere (e non piace) alla sinistra, che fisiologicamente ed ideologicamente abbatte qualsiasi individualità, qualsiasi tentativo di eroismo individualista. Fu apprezzato dai Beatles e dal Duca Bianco, al secolo David Bowie e vendette 25 milioni di dischi.

I suoi successi sono senza età: Non è Francesca (1969), Acqua azzurra, acqua chiara (1969), Mi ritorni in mente (1969), Pensieri e Parole (1971), La canzone del sole (1971), I Giardini di marzo (1972), Il mio canto libero (1972), La collina dei ciliegi (1973), Ancora tu (1976), Amarsi un po’/ Sì viaggiare (1977), Una donna per amico (1978).

Una interpretazione estremale ma suggestiva, che ancor oggi genera polemiche, è quella relativa a La collina dei ciliegi per un passo criptico: “Planando sopra boschi di braccia tese” che è stato interpretato come un riferimento al saluto fascista ed anche il verso "Quasi sempre dietro la collina è il sole", interpretato spesso come riferimento alla Patria, un termine che nell’Italia degli anni ’70 non si poteva pronunciare.

Ma dietro a Battisti c’è stato un grande autore, Mogol. Il sodalizio con il cantante è stato un atto fortunato non solo per loro due ma per l’intera cultura italiana. L’unione mistica, ferrea e potente di testi che scandiscono i sentimenti e le passioni ed una voce che li narra come mantra, sono la cifra più significativa di questa collaborazione.

Recentemente Mogol è stato preso come consigliere per la “cultura popolare” dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Una scelta felice ed azzeccatissima che mostra un cambio di passo rispetto al passato. Una scelta che pare nata anche come risposta dopo lo sfascio etico rappresentato da Sanremo, atta a preservare “il patrimonio della cultura popolare”, come ha anche dichiarato il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi.

Questo riconoscimento da parte di un governo di centro – destra, anzi di destra – centro come si dovrebbe dire per rispettare gli equilibri interni, è stata vista come una risposta agli annosi interrogativi sulla collocazione politica di Battisti ma dopo tutto questo non è importante. La musica vera non ha collocazioni ed è di tutti coloro i quali vogliano ascoltarla, un “canto libero”, appunto.

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