Moratti lascia, terremoto: Pd addio, scissione in FI e governo a rischio

Le dimissioni di Letizia Moratti in Lombardia terremotano anche la politica nazionale

Di Alberto Maggi
Letizia Moratti
Politica

Pd come i socialisti francesi, destinato a sparire. E in Forza Italia...


Le dimissioni di Letizia Moratti da vicepresidente della Regione Lombardia e assessore al Welfare potrebbero terremotare non la politica lombarda, ma la politica nazionale. Fonti qualificate del Terzo Polo centrista, sponda renziana di Italia Viva, definiscono "molto interessanti" gli sviluppi in Lombardia con l'ipotesi che Moratti possa essere alle prossime elezioni regionali, all'inizio del 2023, la candidata proprio del duo Calenda-Renzi. Non si tratta soltanto di una candidata di bandiera dei centristi, dietro ci sarebbe un progetto molto più ampio e, potenzialmente, dirompente.

Attorno alla corsa di Moratti per la Regione Lombardia potrebbe nascere un nuovo polo centrista e liberale in grado di spaccare e lacerare tanto il Pd quanto Forza Italia. I Dem, alle prese con la macchina farraginosa del congresso, sono a rischio frattura e la componente liberal che fa capo a Base Riformista dell'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, e che si riconosce nel Governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, potrebbe sentirsi attratta dall'ipotesi riformista che, nascendo in Lombardia attorno a Moratti, avrebbe anche un risvolto nazionale. Il tutto farebbe da detonatore nel Pd con una clamorosa scissione/implosione e con il rischio sempre più concreto di diventare quasi irrilevante come il Partito Socialista francese.

E non a caso, prendendo proprio la Francia come esempio, ormai nei sondaggi Giuseppe Conte è sempre più simile a Jean-Luc Mélenchon e il suo Movimento 5 Stelle pare destinato a rappresentare la sinistra-sinistra e, come a Parigi, con il Psf ridotto al 3-4%. Uno scenario clamoroso e rivoluzionario, una forza centrista di stampo macroniano - che nascerebbe in Lombardia attorno alla candidatura di Moratti - in grado di svuotare il Pd ridotto all'osso sotto i colpi della crescita, come dimostrano i sondaggi, dei pentastellati contiani. Ma attenzione, l'ipotesi centrista potrebbe attrarre anche una fetta di Forza Italia, almeno quella meno meloniana e rimasta delusa per la composizione dell'esecutivo.

Dopo la mancata nomina a sottosegretario all'Istruzione, Valentina Aprea (molto vicina a Mariastella Gelmini) lascia Forza Italia dopo quasi 30 anni nel partito di Silvio Berlusconi. "Con grande amarezza e stupore - si legge in un messaggio di Aprea che sta circolando nelle varie chat interne azzurre - e nonostante la promessa fattami personalmente dal presidente Berlusconi nella sera del 26 settembre, all'indomani dell'infausto risultato elettorale nel mio Collegio, ho appreso dalla stampa di non aver ricevuto l'incarico di sottosegretario all'Istruzione". Aprea, oltre al partito, lascia anche la carica di dirigente del Dipartimento Istruzione. Potrebbe essere l'inizio di una slavina azzurra verso il centro, con rischi concreti di tenuta per l'esecutivo soprattutto a Palazzo Madama.

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