Muro di Berlino: Valditara scrive agli studenti, le sue parole dividono

Una lettera sui danni del comunismo, per le opposizioni propaganda vergognosa

Giuseppe Valditara
Politica

9 novembre: la lettera di Valditara sul comunismo e la caduta del Muro di Berlino

È arrivato stamattina il primo messaggio ufficiale del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara a studenti e studentesse delle scuole. Nella lettera, inviata nel giorno della Caduta del muro di Berlino, Valditara parla del comunismo, "una grande utopia che si converte in un incubo altrettanto grande". Ed è subito polemica. 

Le polemiche politiche

Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra, scrive in un comunicato: “Prosegue l’eroica iniziativa dei ministri del governo Meloni per riscrivere la storia ed eguagliare il Minculpop. Dopo il titolare della cultura sulle fiction di destra, oggi tocca al titolare dell’Istruzione ergersi sulle macerie del Muro di Berlino, per dare una lezione quanto mai stantia sul comunismo.” E conclude: “I problemi della scuola italiana e delle famiglie, dei docenti e degli studenti naturalmente possono aspettare. Sono davvero ridicoli”.

Il secondo comunicato è a firma di Luca Cangemi, a nome dell’associazione comunista Olga Benario: “Nelle scuole italiane arriva una vergognosa circolare del ministro dell’istruzione (e del merito!) in occasione dell’anniversario del crollo del Muro di Berlino. Un volantino di volgare propaganda, ignobilmente trasformato in comunicazione istituzionale, che gronda di anticomunismo ignorante e feroce”.

Anche il  presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, dice: "Nella lettera si rimuove il fatto che il 9 novembre è la giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo proclamata dalle Nazioni Unite. Le parole del ministro sono un modo scorretto e unilaterale per affrontare errori ed orrori del cosiddetto socialismo reale che effettivamente ci sono stati e che meriterebbero ben altra e più obiettiva e imparziale riflessione. Si ignora inoltre, visto che il professor Valditara è ministro della Repubblica italiana, il ruolo determinante nel Pci nella Resistenza, nella conquista della democrazia, nella stesura della Costituzione. Questa lettera è soltanto un dotto manifesto anticomunista, ma ciò che preoccupa è che nella misura delle sue rimozioni e della sua tendenziosità, diventa per gli studenti elemento deformativo". 

Il testo della lettera di Valditara inviata nelle scuole

“Care ragazze e cari ragazzi, la sera del 9 novembre del 1989 decine di migliaia di abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella parte occidentale della città: è l’evento simbolo del collasso del blocco sovietico, della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania e dell’Europa.
La caduta del Muro, se pure non segna la fine del comunismo – al quale continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese – ne dimostra tuttavia l’esito drammaticamente fallimentare e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente.
Il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale.
Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra.
Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte.
Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario.
Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare.
La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della Rivoluzione russa: «L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia».
Gli storici hanno molto studiato il comunismo e continueranno a studiarlo, cercando di restituire con sempre maggiore precisione tutta la straordinaria complessità delle sue vicende.
Ma da un punto di vista civile e culturale il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo.
Questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa.
Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria.
E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia.
Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito.
E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile.
Per tutto questo il Parlamento italiano ha istituito il 9 novembre la "Giornata della libertà". Su tutto questo io vi invito a riflettere e a discutere.” 

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