Napolitano, Re del "Ponte" a Sinistra e timido poeta

Il Presidente della Repubblica emerito iniziò a costruire un "Ponte" per permettere il passaggio dal comunismo marxista alla collaborazione con i socialisti.

Di Paolo Diodati
Giorgio Napolitano
Politica

Napolitano, Re del "Ponte" a Sinistra e timido poeta

The London Bridge is down (Il Ponte di Londra è crollato) è la formula usata dagli inglesi, per annunciare la morte della Regina Elisabetta l'otto settembre 2022.

The Italy Bridge is down (Il Ponte d'Italia è crollato), potremmo dire al mondo per la morte del nostro Re Giorgio. Un Ponte che Napolitano, da sempre comunista migliorista, iniziò a costruire, per permettere il passaggio dal comunismo marxista, alla collaborazione con i socialisti, in particolare con Bettino Craxi, migliorando insieme (da qui il nome di miglioristi) il nostro sistema sociale e quindi il livello di vita. Giuseppe Vatinno, nell'ottimo editoriale di sabato 23/9, appena diffusa la notizia della sua morte, parla di luci e ombre nel suo comportamento politico.

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Ma, se si dà la dovuta importanza al suo essere stato coerentemente, sempre un migliorista che si definiva allievo di Giorgio Amendola, figlio di un liberale segnato e influenzato dal pensiero liberale del padre, possiamo sostenere che le luci e le ombre del suo comportamento politico siano state sempre sotto una fortissima luce: quella del Ponte. Questa sua Stella Polare su descritta è anche il giudizio di Massimo Cacciari, che lo conosceva benissimo: "Un leader riconosciuto che per tutta la vita ha lavorato per tentare di unire su un programma socialdemocratico e riformista serio la sinistra italiana."

Scrive Vatinno che era fumo negli occhi per la destra e un'icona per la sinistra. Direi solo per una certa sinistra: quella social democratica. Tutti gli altri, quelli che si ritenevano la vera sinistra, lo odiavano. Infatti:

I nemici di Napolitano ? "Erano tutti a sinistra". Renato Brunetta va giù duro: Napolitano, amico dei nemici, nemico degli amici. Che potesse avere amici e nemici a sinistra e nemici e amici a destra, si spiega con il suo essere comunista, ma socialdemocratico. Non a caso Giuseppe Saragat, di sinistra, per la sinistra era un traditore e un anticomunista e per la destra-destra solo un ubriacone, mentre per l'ala centrista della destra un illuminato di sinistra. Capita alle ali centriste dei due schieramenti: l'ala destra della sinistra e quella sinistra della destra, hanno la caratteristica di avere nemici e amici in entrambi gli schieramenti. Ma hanno anche una maggiore possibilità di favorire il dialogo tra i due blocchi. Renato Brunetta col suo giudizio sprezzante, non ha tenuto conto, della banalità scontata della sua apparente cattiveria: che Napolitano, ala destra della sinistra, fosse ben visto dai nemici e odiato dagli amici ancora facinorosi e marxisti.

Il miglior giudizio su Re Giorgio, panoramico e da un punto di vista storico, è questo: Huffinghton Post "Napolitano era un treno e la sinistra l'ha perso". C'è attualmente qualche altro treno o trenino per mete chiare, sicure, indicate da un moderno "migliorista"? Le votazioni più vicine avverranno nel Trentino il 22 ottobre prossimo. Sette i candidati a Presidente della Provincia e 24 liste. Visti i partiti d'appartenenza dei candidati, c'è il solo Marco Rizzo che, proponendo una Democrazia Sovrana e Popolare, anche su scala nazionale, permetterebbe di lasciare il ruolo di Yesman degli Usa, diventando Sovrani e padroni del nostro destino e antimperialisti contro i due imperialismi. L'articolo di Vatinno ha una conclusione perfetta: "solo l’analisi storica successiva potrà restituire un quadro completo del suo bilancio politico e soprattutto istituzionale, ma anche umano".

Non si può avere un quadro completo del suo lato umano, se non si ricorda che è stato anche un poeta. Solo un articolo di quelli che ho letto, riporta questa notizia: "Giorgio Napolitano, Presidente a cui il popolo conferì il titolo di Re, fu anche poeta in vernacolo" (Claudio De Luca, 23 settembre). 

Scrive De Luca: Giorgio Napolitano, XI Presidente della Repubblica, è stato anche un poeta, per di più colto, raffinato, che verseggiava in lingua. Dal suo passato remoto viene fuori che il futuro Capo dello Stato, da giovane studente del liceo classico Umberto I, ebbe per compagni di scuola Raffaele La Capria, Antonio Ghirelli e Francesco Rosi. Poi frequentò le stanze della rivista ‘Sud’, traendone un apprendistato veramente fuori dall’ordinario.

Nel gennaio del 1997, mentre era Ministro dell’interno, venne fuori che non aveva mai smesso di scrivere liriche’, e la rivista ”Poesia” rivelò l’identità dell’Autore della raccolta ‘Pe cupià ‘o chiarfo’, ‘per imitare il temporale’. Lo ammise lui stesso, sia pure a mezza bocca, manco se ne vergognasse. Gli chiesero il perché della copertura sotto pseudonimo e rispose ”perché, col mio nome, avrebbero dedicato al libro servizi e recensioni e mi avrebbero conferito premi. Senza il mio nome, invece, la pubblicazione sta vivendo la sua vera vita, fatta di sensi, di entusiasmi, di interesse vero”. L’agile operetta uscì praticamente alla macchia, nel 1994, accompagnata da una nota critica di Natalino Sapegno e da una prefazione del linguista Tullio De Mauro. Fu riproposta, l’anno dopo, dalle ‘Edizioni dell’oleandro’, con Napolitano celato dietro il ‘nom de plume’ di Tommaso Pignatelli, quel giovane domenicano calabrese, allievo di Tommaso Campanella, che aveva ordito una congiura per sopprimere il vicerè e chiamare il popolo ad insorgere per liberare il Regno dal giogo spagnolo.

Ho già ripubblicato su Affaritaliani lo scritto "Perché Giorgio Napolitano 'non può' essere Tommaso Pignatelli" in cui sostengo che i motivi per non palesarsi come autore di poesie, siano stati, ben altri (tipo un sonorissimo pernacchio emesso da un compagno durante una sua declamazione e il considerare scrivere poesie "attività da femminucce". Da notare che il suo dire e non dire, ammettere o negare l'attività poetica e anche quella di scrittore (autore del libro Amaro Sud) ha causato due episodi se vogliamo, divertenti. Una poesia goliardica in cui gli si dà del Re Travicello. Il secondo più interessante e divertente: non ricordo il nome di uno scrittore che, sfruttando l'ultima parte della vita politica di Napolitano, quando, visti anche i gravosissimi e continui impegni, era tornato a negare decisamente d'essere Tomaso Pignatelli, ha comunicato deciso e trionfante che Tommaso Pignatelli fosse lui.  E che era stato lui a mettere in giro la voce che Tommaso Pignatelli fosse Napolitano. In tal modo aveva trovato il modo di vendere e di far elogiare i suoi scritti che, altrimenti, nessuno se li sarebbe filati. Concludo ricordando gli apprezzamenti di Re Giorgio alla poesia "La voce dei nostri", pubblicata su Affaritaliani.

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Apprezzamenti scritti a dimostrazione che il Ponte d'Italia, cittadino europeo che aveva girato il mondo, primo dirigente comunista invitato negli USA, aveva nostalgia e tanto amava l'amaro sud e la voce dei nostri che lui aveva usato nello scrivere i versi di Pe' cupià o chiarfo, titolo delle sue poesie giovanili.

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